Cultura

Davos: al via il Word Economic Forum

Con un appello del presidente elvetico Samuel Schmi sulla responsabilità e sulla solidarietà del mondo economico nei confronti degli esclusi dal progresso

di Paolo Manzo

Contiene un appello alla responsabilità e alla solidarietà del mondo economico nei confronti degli esclusi dal progresso il discorso d’apertura della 35esima edizione del Forum economico mondiale (Wef) di Davos, discorso che sara’ pronunciato questa sera dal presidente della Confederazione elvetica Samuel Schmid. Le parole di Schmid, intercalate da un messaggio di Buddha, esprimono anche ottimismo per la capacità dell’uomo a porre rimedio alle disuguaglianze che attraversano il pianeta. Nell’invocazione del maestro religioso indiano («è la tua mente che crea questo mondo»), il presidente della Confederazione intravede pero’ le contraddizioni del «nostro pensiero, che ha portato il pianeta in uno squilibrio esistenziale». Schmid pone l’accento sull’opportunità costituita da un evento come il WEF, che riunisce «i vertici della politica, dell’economia, della scienza e della cultura»: un’occasione per produrre «sviluppo, prosperità, pace, maggiore giustizia e responsabilità» a livello planetario, auspica Schmid. Il presidente della Confederazione invita i presenti ad ispirarsi al Preambolo della Costituzione federale elvetica, dove si afferma che «la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri». Questa frase deve essere il metro delle nostre azioni, afferma Schmid, assicurando la disponibilità della Svizzera, quale Paese neutrale, alla concretizzazione di questo obiettivo. Citando un estratto del discorso di investitura dell’ex presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, Schmid si dice consapevole dei limiti dell’azione umana, sottolineando tuttavia che l’importante è iniziare qualcosa, perché «il tempo stringe». Una tragedia come il maremoto in Asia, la quale ha provato che la «solidarietà globale» è possibile, per il presidente della Confederazione elvetica è il segno che «assieme possiamo realizzare lo sviluppo dell’uomo e della vita». Forse l’edizione 2005 del WEF potrà essere ricordata come la continuazione di quello slancio di solidarietà, ipotizza Schmid. Per riuscirvi i partecipanti al Forum dovranno «sempre più aprire le porte anche a coloro che finora sono stati solo poco ascoltati»: gli esclusi e le «organizzazioni che si manifestano nell’autentico interesse dell’essere umano». Così facendo il WEF potrà «gettare ponti e diventare un’occasione per un confronto di idee ancora più pluralistico». ”Del resto – e’ il monito di Schmid – problemi come la povertà, l’accesso all’acqua potabile e all’energia, la distruzione di ecosistemi, le armi di distruzione di massa e il terrorismo non sono problemi degli altri, ma di tutti noi».


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