Cultura

Dati Istat: Povera Italia

Istat, povere l'11,7% delle famiglie. Ma al Sud si arriva oltre il 40%. Le Regioni peggiori sono la Basilicata e la Sicilia. A rischio le famiglie con tre o più figli. Dati e commenti

di Giulio Leben

Cresce nel Mezzogiorno il numero dei poveri. Nel 2004 la povertà in Italia ha superato quota 7.5 milioni con oltre 2,6 milioni di famiglie colpite dal fenomeno secondo un rapporto Istat. Nel 2004 sono risultate sotto la soglia di povertà 2 milioni 674.000 famiglie residenti pari all’11,7%, rispetto al 10,8% dell’anno precedente. Nel complesso le persone povere l’anno scorso erano 7 milioni 588.000, vale a dire il 13,2% dell’intera popolazione contro il 12% registrato nel 2003. I DATI – L’Istat, ha diffuso oggi i dati sulla povertà relativa in Italia nel 2004 sottolineando che le famiglie italiane sono sempre più povere nel Mezzogiorno – una su quattro – in particolare in Sicilia e Basilicata. La povertà colpisce in particolare le famiglie numerose, gli anziani e le coppie giovani. L’incidenza della povertà relativa resta sostanzialmente inalterata rispetto agli anni precedenti, così come i profili che maggiormente caratterizzano le famiglie povere; gli aumenti statisticamente significativi riguardano, invece, le famiglie residenti nel Mezzogiorno, le famiglie numerose (5 o più componenti) e quelle con figli minori o con anziani (del Centro e del Mezzogiorno). Gli unici segnali di miglioramento si osservano nel Nord, dove Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Bolzano mostrano decrementi statisticamente significativi. REDDITI BASSI – L’intensità della povertà, che misura di quanto, in termini percentuali, la spesa delle famiglie povere è mediamente al di sotto della linea di povertà, è pari al 21,9%. Questo indica che la spesa media equivalente delle famiglie relativamente povere risulta pari a circa 719 euro al mese. La soglia convenzionale di povertà relativa per una famiglia di due componenti, che è rappresentata dalla spesa media mensile pro capite, risulta, nel 2004, di 919,98 euro, il 5,2% in più rispetto al valore dell’anno precedente. Quindi le famiglie di due persone che sostengono una spesa media mensile pari o inferiore a tale soglie sono classificate come povere. La percentuale di famiglie relativamente povere, osservata a livello nazionale, è il risultato di situazioni differenziate a livello territoriale: si passa dal 4,7% del Nord, al 7,3% del Centro, al 25% del Mezzogiorno. In particolare, nel Centro-Nord l’incidenza di povertà relativa assume valori modesti, non superiori al 4,6%, in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e in provincia di Bolzano. Queste ultime presentano incidenze significativamente inferiori a quelle di Umbria, Lazio e della provincia di Trento, dove invece i valori sono sempre superiori all’8,1%. COMMENTI – ”Il quadro che emerge e’ quello di un Paese in grave difficolta’, che fatica a crescere e con famiglie che arrancano per arrivare a fine mese”. E’ questo il commento dell’onorevole della Margherita, Rino Piscitello, al rapporto annuale Istat sulla poverta’ relativa in Italia. ”Le cifre dell’indagine sono inquietanti- continua Piscitello-. Quando c’e’ un 13,2% della popolazione che vive in poverta’ e una famiglia su quattro al Sud che si trova in condizioni di indigenza, la conclusione e’ che il sistema-Italia perde competitivita’, non riesce a produrre sviluppo, non riesce a sanare il divario di ricchezza esistente fra le varie aree del Paese”. Una situazione disastrosa alla quale il governo, sottolinea Piscitello, ”anziche’ dare risposte concrete e serie, ha pensato bene di rispondere con una Finanziaria che toglie ancora risorse allo stato sociale e ai servizi per i cittadini e che taglia i fondi agli Enti Locali. In questo modo non si fa altro che prostrare le capacita’ di crescita del Paese e mortificare ulteriormente le famiglie che, con un potere d’acquisto ormai ridotto all’osso, stentano a mantenere condizioni di vita dignitose. Sarebbe utile che la maggioranza, anziche’ perdersi in diatribe sulla legge elettorale, -conclude il parlamentare della Margherita- ragionasse seriamente sui dati di oggi e sui provvedimenti da prendere”. ”Il 25% degli italiani di eta’ superiore ai 14 anni ha ridotto nell’ultimo anno le spese per mangiare ma paradossalmente il 75% degli adulti afferma di adorare il mangiar bene”. E’ quanto rileva ancora la Coldiretti, in occasione dei dati Istat sulla poverta’, sulla base del primo monitor sull’evoluzione degli stili alimentari degli italiani elaborato dalla societa’ Astra. Dalla ricerca – sottolinea la Coldiretti – emerge che se in media un quarto degli italiani ha ridotto nel 2004 le spese per mangiare, un drammatico picco del 38% si registra per gli anziani tra i 55 e i 64 anni nel Mezzogiorno. A confermare la tendenza ad un contenimento dei costi e’ la perdita di peso delle marche della grande industria alimentare con il 43% degli italiani che afferma di preferire i prodotti non di marca e che non fanno pubblicita’. Siamo pero’ di fronte secondo la ricerca ad un apparente ”paradosso sociale” poiche’ – sostiene la Coldiretti – se da un lato si riduce la spesa per l’alimentazione dall’altro il mangiare e il bere bene divengono sempre piu’ importanti e gratificanti. ”I dati dell’Istat seguitano a dirci che il disagio economico dei nuclei familiari e’ direttamente proporzionale al numero dei figli. Cio’, oltre ad essere inaccettabile in un Paese come il nostro che ha il tasso di natalita’ piu’ basso del mondo, e’ la spia di una penalizzazione piu’ generale della famiglia da parte delle politiche sociali”. Lo dichiara il senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di An per le politiche della famiglia e presidente della commissione Finanze e Tesoro di Palazzo Madama. Per l’esponente di An, dunque, ”occorre affermare non solo il principio della ridistribuzione interna tra diverse classi di reddito, ma anche quello dell’equita’ orizzontale, del riconoscimento dei carichi familiari, del riequilibrio della tassazione, puntando sulla perequazione fiscale. In sostanza, -spiega il senatore- si deve fare in modo che la scelta di fare figli non comporti di per se’ un pesante arretramento dalla condizione sociale di partenza. In questo senso vanno le nostre proposte di introduzione del quoziente familiare o del Bif, nonche’ di forme di sostegno economico per gli incapienti e per favorire l’inclusione sociale. Proposte che rilanciamo”, conclude Pedrizzi. “Invece di difendere i redditi delle famiglie italiane, la maggioranza difende la sua esistenza col colpo di forza della legge elettorale”. Lo sostiene in una nota il senatore Gianfranco Pagliarulo della segreteria nazionale del Pdci. “Fra il Governo ed il Paese – aggiunge – c’è oramai una distanza siderale. Sembra il Governo di Maria Antonietta: al popolo che chiede il pane, che non c’è, gli si risponde ‘dategli le brioches’. Dopo cinque anni di sciocchezze creative e di fatuo ottimismo, viene al pettine un dramma sociale di dimensioni inedite”. “A questo punto – conclude Pagliarulo – la Finanziaria va riscritta: va sostenuto il Mezzogiorno e vanno evitati i tagli agli Enti locali, va sostenuta la domanda difendendo i redditi popolari”. “Non si può più accettare l’incremento delle disuguaglianze che colpisce in particolare il Sud d’Italia. Una classe dirigente che si rispetti deve farsi carico di questi problemi agendo e lavorando perché il futuro dipende da noi”. Ad affermarlo è il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, al termine dell’incontro con i Governatori delle Regioni meridionali, commentando il rapporto Istat sulla povertà in Italia.


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