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“Dateci le salme dei nostri cari”, il dolore delle famiglie tunisine dei morti nel naufragio
Dal 7 ottobre 2019, data dell'ultimo naufragio a largo di Lampedusa, quattro famiglie tunisine chiedono informazioni sui propri cari scomparsi. L'impegno dell'associazione tunisina Terre pour Tous che ha manifestato davanti all'ambasciata italiana a Tunisi a sostegno dei familiari delle vittime. In quel barcone c'era Lazher, 33 anni, partito con il sogno di guarire dal cancro
È passato oltre un mese dall’ultimo naufragio avvenuto a Lampedusa dove tra i corpi recuperati c’era in fondo al mare quello di una madre abbracciata al proprio figlio. Da quel 7 ottobre, dall’altra parte del Mediterraneo, in Tunisia quattro famiglie chiedono disperatamente informazioni dei loro cari scomparsi.
Ad accogliere le loro richieste è stata l’associazione Terre pour Tous che attraverso il supporto in Italia della rete di associazioni e attivisti formata Campagna LasciateCIEntrare, CarovaneMigranti, Rete Antirazzista Catanese e Borderline Sicilia sta sollecitando le autorità italiane per permettere ai familiari dei morti dell’ultimo naufragio di poter ricongiungersi alle salme dei propri cari.
Un processo che richiederà molto tempo e per cui le famiglie tunisine hanno protestato nei giorni scorsi davanti l’ambasciata italiana a Tunisi. Le famiglie si sono sottoposte alle analisi genetiche in Tunisia per consentire il confronto con i campioni biologici delle salme e attendano da più di 15 giorni i risultati.
Ad occuparsi dei familiari delle vittime dell’ultimo naufragio è anche la Croce Rossa attraverso la piattaforma online del RFL (Restoring Family Links) del comitato internazionale della Croce Rossa, uno strumento unico che lavora per stabilire i contatti tra i dispersi e i familiari.
In quel barcone dove di fronte agli oltre 13 corpi recuperati grazie al lavoro dei sommozzatori della Guardia Costiera ci sarà anche chi non potrà essere recuperato perché si teme che il corpo sia in stato di decomposizione avanzato.
Davanti alla richieste delle famiglie tunisine che chiedono a gran voce di potersi ricongiungere con le salme dei propri cari, riemergono le storie dell’ultimo naufragio. Come quella di Lazher, 33 anni che era in quel barcone perché malato di cancro e voleva raggiungere l’Europa per potersi curare. Lazher aveva lasciato in Tunisia la moglie e la figlia di tre anni. Ed è anche per questo ragazzo, partito con il sogno di guarire, che il naufragio del 7 ottobre 2019 a Lampedusa non può essere dimenticato e va data al più presto una risposta alle famiglie.
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