“La selezione naturale, concetto introdotto da Charles Darwin nel 1859 nel libro L’origine delle specie, è il meccanismo con cui avviene l’evoluzione della specie e secondo cui si ha un progressivo (e cumulativo) aumento degli individui con caratteristiche ottimali (fitness) per l’ambiente di vita.”
Questo processo “darwiniano” descrive bene la situazione in cui si trovano oggi gli imprenditori sociali.
La crisi infatti è “l’ambiente ideale” per selezionare la specie “imprenditore” ossia colui che nella difficoltà coglie le opportunità… il vero imprenditore emerge in questi momenti per la capacità di vedere oltre la cortina di fumo e immaginarsi una prospettiva a partire dal presente.
L’evidenza di tutto ciò emerge dalla VI edizione dell’Osservatorio sulle imprese Sociali di ISNET che ribadisce la correlazione fra sentiment positivo e imprenditorialità: ha una visione migliore sul futuro chi ha una propensione maggiore all’imprenditorialità e quindi un maggior orientamento al mercato. Un dato simile lo ritroviamo anche nell’Osservatorio di UBI COMUNITA‘: migliori sono le prospettive e la propensione all’investimento delle cooperative sociali che scambiano beni e servizi sul mercato rispetto a quelle che si muovono unicamente nella direzione della PA. La visione imprenditoriale quindi fa la differenza. Naturalmente non si chiede a tutti i cooperatori sociali di diventare imprenditori, pena l’estinzione, ma è decisivo capire che l’imprenditorialità (collettiva) è la miglior garanzia per alimentare una più efficace e sostenibile prospettiva per l’inclusione sociale e per la costruzione di servizi utili alla comunità!
Non confondiamo però l’imprenditorialità con la managerialità… sono due cose diverse.
Per costruire una manager di qualità occorre formazione ed esperienza, mentre per far crescere un imprenditore questo non basta, occorre anche un’educazione. Mentre l’attività formativa è tesa ad istruire, ossia “mettere dentro delle competenze” , l’attività di educazione è tesa a “tirar fuori/far emergere/valorizzare un tratto che già esiste” e che non è surrogabile o riproducibile da nessun percorso formativo.
L’imprenditorialità è una vocazione e l’educazione all’imprenditorialità è il presupposto perchè essa si manifesti. L’imprenditore sociale non è (solo) un costruttore ma, come ci insegna Schumpeter, è un creatore e la differenza fra le due cose è molto grande come afferma K. Chesterton:
«una cosa costruita si può amare solo dopo che è stata costruita, ma una cosa creata la si ama prima ancora di farla esistere»
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