Mondo

Darfur: rischio di “una nuova Somalia”

Questo il giudizio complessivo del sottosegretario agli esteri Bonniver al termine della sua visita in Darfur

di Joshua Massarenti

“Il ritiro di ‘Save the children’ dal Darfur e’ la conseguenza di un ”paradosso”. Siamo in un momento di ”svolta palese”, di estrema delicatezza, ma la Cooperazione italiana resta nella regione, anzi, sta moltiplicando le proprie iniziative. Pero’ bisogna esercitare la massima pressione affinche’ si arrivi alla pace perche’ ”la crisi e’ grave, sul fronte umanitario, su quello della sicurezza come su quello politico”. E il rischio e’ quello di ”una nuova Somalia”, della disgregazione del Sudan”. A parlare è il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver che ieri sera ha concluso una visita umanitaria nel Sudan, particolarmente incentrata proprio sulla crisi del Darfur, affrontata sia negli incontri con personalita’ politiche ed operatori umanitari, sia a diretto contatto, nei campi profughi, con il dramma degli sfollati.

Margherita Boniver era gia’ stata in Darfur in giugno quando – ricorda – il problema principale era quello di convincere le autorita’ sudanesi a lasciare affluire gli aiuti. ”Ora – e questo e’ il paradosso – gli aiuti arrivano, grazie ad uno sforzo anche politico senza precedenti della comunita’ internazionale, ma le Ong sono costrette dalla mancanza di sicurezza a ripiegare”. La visita del sottosegretario e’ caduta in un momento di svolta, in cui ”sono in corso operazioni di recupero di posizioni perse da parte del governo”. In cui, rileva ancora Boniver, la responsabilita’ della interruzione dei negoziati di pace che solo il mese scorso avevano portato alle prime intese sul fronte degli aiuti umanitari, viene attribuita alle organizzazioni della guerriglia darfuriana, in alcuni rapporti Onu tacciate addirittura di ‘gangsterismo’.

In giugno l’allarme si fondava su stime di 70 mila vittime; ora c’e’ chi parla di 100 mila. E gli sfollati da 1.200.000 sono passati in sei mesi a non meno di 1.600.000. Una crisi che ha gia’ contribuito a destabilizzare il Ciad e che minaccia anche l’Uganda, con ripercussioni sull’Eritrea. Quella del Darfur e’, quindi, come il coordinatore umanitario dell’Onu nel Sudan, Manuel Aranda da Silva ha detto incontrando a Khartoum Margherita Boniver, una ”bomba a orologeria” potenzialmente in grado di provocare ”milioni di morti”. Da Silva, mappe alla mano, ha fatto il punto sulla situazione nella regione, da oltre un anno teatro di una guerra civile tra pastori di origine araba ed agricoltori di etnia africana. Un conflitto che per gli esperti e’ la piu’ grave emergenza umanitaria degli ultimi decenni.

Dopo gli accordi raggiunti per gli aiuti alla popolazione civile, il governo – ha confermato da Silva a Margherita Boniver – ha intensificato le operazioni militari con l’ invio nel Darfur di 12 mila poliziotti e di imponenti mezzi militari. Il pretesto e’ quello di garantire la applicazione degli accordi per l’ apertura di corridoi umanitari, in realta’ si tratta di riprendere il controllo del territorio. L’ operazione e’in pieno svolgimento. Nello stesso tempo le violenze , attribuite alle milizie arabe dei Janjaweed, i ”diavoli a cavallo”, non accennano a diminuire, soprattutto nei confronti delle donne aggredite spesso nelle immediate vicinanze dei campi. E nemmeno l’ esodo delle popolazioni dai villaggi verso i centri piu’ urbanizzati accenna a diminuire. E’ uno scenario in cui e’ indispensabile proseguire il negoziato ad ogni costo – ha detto l’ inviato dell’ Onu al sottosegretario italiano. Pena – ha aggiunto – il caos piu’ totale. Margherita Boniver ha affrontato il problema direttamente con le autorita’ sudanesi. Ha sottolineato, in un incontro con il vice ministro degli affari umanitari Abdulrahman Abudom, la preoccupazione dell’ Italia per il ”collasso del quadro negoziale, che non e’ attribuibile al governo” (sono stati infatti i due movimenti di guerriglia a interrompere le trattative) ma ha anche ribadito la condanna della violenza ”da qualsiasi parte provenga” e la necessita’ che gli impegni presi nei protocolli umanitari dello scorso mese vengano mantenuti.

“L’ Italia” ha ricordato Margherita Boniver al governo sudanese “e’ impegnata fortemente nel Darfur” con una serie di programmi umanitari, di cui non sono beneficiari solo gli sfollati ma anche le popolazioni locali, il cui coordinamento e’ stato affidato recentemente a Barbara Contini. Ed e’ italiano anche Antonio Cassese, il presidente della commissione incaricata dall’ Onu di fare un rapporto sulle violazioni dei diritti umani nel Darfur. Margherita Boniver, accompagnata dall’ ambasciatore a Khartoum Enzo Angeloni ieri si e’ recata nel Darfur dove ha visitato il campo di Dhabam, sviluppatosi nel giro di pochi mesi alle propaggini del centro urbano di Garsila, in pieno deserto, a un’ ora e mezza di elicottero da Nyala, capoluogo della regione. E’ il primo campo la cui gestione, nell’ ambito dei progetti del Ministero degli Esteri per il Sudan, avviati da Barbara Contini per un valore totale di 10 milioni di euro, e’ interamente affidata alla cooperazione italiana con la partecipazione di alcune Ong.

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