Formazione

Darfur: la settimana prossima i primi soldati Ua

Lo riferiscono fonti dell'UA

di Selena Delfino

Le prime truppe della forza di pace dell’Unione Africana (Ua) arriveranno nel Darfur ”la prossima settimana”. Lo riferiscono fonti dell’Ua, precisando che il Ruanda e la Nigeria invieranno 300 soldati, mentre l’Unione africana sta valutando la possibilita’ di inviare un contingente composto da oltre 2.000 uomini. Le autorita” sudanesi si sono dette favorevoli a collaborare con l’organizzazione africana, anche se nessun accordo formale e’ stato siglato. Ne’ e’ stato approvato dai leader africani l’invio di un contingente di pace piu’ ampio e con un mandato diverso, come ha fatto sapere Jhassim Wane, direttore dell’unita’ di crisi dell’Ua. Le truppe – aggiungono le fonti, citate dalla Bbc – avranno come missione quella di disarmare le milizie arabe Janjawid, accusate di pulizia etnica, proteggere la popolazione e contribuire al trasferimento nella regione occidentale sudanese degli aiuti umanitari.

Intanto, la Francia ha annunciato l’avvio di un’operazione nel Darfur, che si caratterizzera’ per i seguenti punti: intervento umanitario, con il trasferimento, due volte al giorno, di 20 tonnellate di aiuti alimentari a bordo di un aereo C130 da Ndjamenaa ad Abeche’; militare, con il dispiegamento lungo il confine del Ciad di un contingente di 200 uomini, che vigilera’ sulla sicurezza della missione che l’Unione Africana (Ua) si appresta a lanciare, e logistico, con la creazione di una base di supporto alla missione. Ieri si e’ tenuto a Parigi un incontro presso il ministero degli Esteri sulla missione, come fanno sapere fonti del Quai d’Orsay: ”Una riunione con le organizzazioni non governative si e’ tenuta insieme ai rappresentanti del ministero della Difesa. La riunione ha permesso uno scambio di vedute sugli sviluppi della crisi umanitaria e sulla presenza francese nella regione”. Di ritorno da una visita nel Ciad lo scorso 27 luglio, il ministro degli Esteri francese, Michel Barnier, aveva definito insufficente l’intervento umanitario messo in campo, sottolineando come l’aggravarsi delle condizioni di sicurezza nella parte orientale del Ciad, al confine con il Darfur, sia un fattore di destabilizzazione.

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