Volontariato

Darfur: il vertice di Addis Abeba

Domani vertice Onu-Ue-Nato e Ua (Unione africana) per sbloccare la crisi umanitaria in Darfur

di Joshua Massarenti

Vertice inedito, domani, nella sede dell’Unione Africana (Ua) ad Addis Abeba, con l’obiettivo di trovare soluzioni incisive per bloccare la tragedia del Darfur, la martoriata regione dell’ovest del Sudan. Ad Addis Abeba con i responsabili dell’Ua si incontreranno delegazioni di Onu, Ue e Nato, rispettivamente guidate dal segretario generale Kofi Annan, che co-presiedera’ la riunione, dal ‘ministro degli esteri’ dell’Ue, Xavier Solana, ed ancora dal segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jaap de Hoop Sheffer. Il quadro e’ abbastanza delineato. L’Ua ha gia schierati sul territorio del Darfur (piu’ grande della Francia) circa 2.700 uomini e ha deciso di portarli in tempi brevi a 7.731 e in prospettiva a 12.000. Ma per questo importante salto di qualita’ mancano fondi e logistica, che Onu, Ue e Nato (che per la prima volta, una decisione storica, sara’ impegnata in Africa) hanno deciso di garantire. L’Ua sembra intenda chiedere poco meno di 500 milioni di dollari per un anno, oltre alla logistica, parte centrale dell’operazione. Il governo del Sudan, dopo qualche esitazione, si e’ detto disponibile ad accettare tale interventi, a patto che le operazioni sul territorio del Darfur siano condotte unicamente da truppe dell’Ua. Nel Darfur e’ in corso dal febbraio del 2003 una crudele guerra civile. Tra orrori senza fine: stragi, stupri, razzie, soprattutto condotte soprattutto dai famigerati ‘janjaweed’, letteralmente diavoli a cavallo, truppe paramilitari di etnia araba ed islamiche che reprimono l’insurrezione al fianco delle truppe regolari del governo sudanese, ma svolgendo i lavori piu’ sporchi. La rivolta – ma ormai c’e’ una situazione militare di sostanziale stallo, anche se non si riesce ancora a trovare intese diplomatiche utili – e’ condotta dalle popolazioni locali, nere ed animiste. Finora si calcola ci siano stati almeno 150.000 morti, ed oltre due milioni di rifugiati. Circa 500.000 di questi sono fuggiti nel confinante Ciad, si trovano in condizioni spaventose e privi di fatto anche dell’indispensabile per sopravvivere.


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