Non profit

Darfur, il grande rischio umanitario

Dietro il rapimento degli operatori di Medici senza frontiere la guerra alle ong

di Franco Bomprezzi

Cronaca di un rischio annunciato, il rapimento in Darfur di tre operatori umanitari di Medici senza frontiere, fra i quali un medico italiano, Mauro D’Ascanio. Nelle cronache e nei commenti, la grande paura che sia quasi impossibile, adesso, il lavoro delle ong in Sudan.

 

La rassegna stampa oggi si occupa anche di:

 

LA REPUBBLICA colloca in prima ma in taglio centrale la notizia dal Sudan: “Tre rapiti in Darfur c’è anche un italiano”. La cronaca poi alle pagine 6 e 7. Riferisce Anais Ginori: il medico, Mauro D’Ascanio, 34enne vicentino, lavorava da 6 mesi nella clinica di Medici senza frontiere. Qui mercoledì sera è stato prelevato con altre 4 persone dello staff (due sudanesi sono stati rilasciati poche ore dopo). L’italiano, l’infermiera canadese Laura Archer e il coordinatore francese, Raphael Meonier, sono invece ancora nelle mani dei rapitori. Starebbero bene e per la loro liberazione le diplomazie sono al lavoro. come conferma il ministro Frattini che ha chiesto il silenzio stampa. Secondo alcuni osservatori il rapimento è un pessimo segnale: «significa che per le ong internazionali diventerà sempre più difficile operare in un conflitto che dura da 36 anni e ha già provocato 300mila vittime». Msf commenta: «è un segnale intimidatorio al personale umanitario». “Senza ong i profughi rischiano la fame”: è il titolo dell’intervista a Kenro Oshidari, responsabile del World Food Program in Sudan. «Il contesto è di estrema insicurezza. Il WFP ha oltre 700 operatori in Sudan e non nascondo che siamo tutti molto preoccupati… Se dovessimo sospendere le nostre attività ci sarebbero conseguenze devastanti per la popolazione». Fabio Scuto si occupa del retroscena: “L’imbarazzo di Bashir il ricercato «Faremo di tutto per liberarli»”.  Il rapimento sarebbe opera di una banda di predoni che opera in un territorio che sfugge all’autorità dello stato, dice Rahman commissario straordinario del governo di Karthoum. Il presidente Bashir però appena qualche giorno fa aveva accusato pubblicamente gli operatori umanitari di essere «spie al soldo degli americani». Dunque una situazione più che paradossale.

“Darfur, il rapimento dei medici” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA, che nell’occhiello sintetizza la gravità della situazione: “Sequestrati in 3, Msf lascia il Darfur. Si teme un’offensiva anti occidentali dopo la condanna di Bashir”. La notizia occupa le pagine 2 e 3, con la cronaca ricca di dettagli dell’inviato “storico” in Africa per il CORRIERE, Massimo Alberizzi. Ed è lui a intervistare, di spalla a pag. 3, il premio Nobel Wangari Muta  Maathai, a Nairobi. Un durissimo atto di accusa nei confronti dei capi di governo africani: «Ho studiato il Darfur e ci sono stata. E’ una tragedia africana e gli africani non sono capaci di affrontarla. Mandare via le organizzazioni umanitarie che aiutano la popolazione e alleviano le sue sofferenze è stato un crimine. Nessuno dei leader africani ha reagito. I governi sono deboli e non riescono a trovare soluzioni adeguate. Le regole dell’Unione Africana prevedono che tutti i Paesi debbano poi parlare con una voce sola e così sembrano tutti schierati a favore di Bashir. Non è vero: se potessero esprimersi uno per uno vedrebbe quanti si dissocerebbero». Molti leader africani hanno paura di essere processati per i crimini commessi e per questo non si dissociano da al Bashir. «Molti dei presidenti – osserva la signora Watari – guardano al disastro e non sono in grado (o non vogliono) fermarlo: perché tutto ciò? Io mi domando: perché Paesi che si erano espressi per l’incriminazione di Bashir si sono poi tirati indietro? Così ha fatto l’Etiopia che ora, dopo l’autorizzazione al mandato di cattura internazionale, ha paura: se si fosse schierata per l’arresto, Khartoum avrebbe potuto scatenargli una guerriglia alle frontiere. Questa è l’Africa, complessa, contorta, intricata. Ed è colpa nostra, di noi africani, se è così: senza spina dorsale, più occupata a salvare gli interessi di alcuni che quelli della collettività». E Mario Porqueddu fa raccontare a Stefano Manfredi, 36 anni, di Cuneo, responsabile delle risorse umane, la realtà di Medici senza frontiere, il metodo severo di reclutamento, la selezione basata sull’esperienza e sulla solidità professionale, i colloqui, prima dei corsi di formazione, prima della partenza per le missioni di emergenza, mai più lunghe di un anno: “Capita di reclutare persone a Roma che opereranno con altre sezioni”. Msf Belgio, quella per cui lavora Mauro D’Ascanio, è fra le più grosse, con molte attività sul campo. “Di lui non parlo – chiude Manfredi – Dico solo che ha una grossa storia di medico e ha lavorato tanto in giro per il mondo”.

Il Darfur era una delle regioni più pericolose al mondo. Dopo il mandato di arresto per Omar al Bashir, sostiene l’analisi del IL GIORNALE, lo è ancora di più. Il sospetto è che gli autori del rapimento dei tre occidentali, potrebbero essere infatti simpatizzanti del presidente Bashir. I rapiti, secondo la Tv araba al jazeera starebbero bene. Il ministro degli esteri sudanese ha confermato la buona salute degli ostaggi e ha aggiunto che presto saranno liberati. «Le autorità sudanesi e i reparti speciali», ha aggiunto il ministro,  «sono sul posto in cui sono tenuti gli ostaggi». Il pezzo de IL GIORNALE sostiene che le autorità conoscano benissimo i sequestratori. La pista porta dritta alle bande filo governative: gli ex Janjawid, i cosidetti diavoli a cavallo, usati per le stragi di civili. Il conflitto in Darfur, ha causato la morte di 300 mila persone. 2 milioni e mezzo di persone sono profughi. La zona nord del Darfur dove sono stati rapiti i tre stranieri dovrebbe essere sotto il controllo governativo, anche se nei dintorni dei centri abitati girano bande armate che mescolano la politica con le razzie. Gli ostaggi avevano già ricevuto delle minacce dopo l’annuncio del mandato d’arresto per Bashir. Il presidente ha ordinato l’espulsione di 13 organizzazioni non governative, compresa la sezione francese e quella olandese di Medici Senza Frontiere. Un gruppo radicale islamico ha minacciato ritorsioni contro i sostenitori dentro e fuori il Sudan del Tribunale internazionale. Invece, Ahmed Bilal Osman, consigliere del presidente, punta il dito su dei ribelli che compiono atti terroristici per destabilizzare il governo, ha dichiarato a Peacereporter. Ahmed Bilal Osman, si riferiva al Jem, il movimento per la giustizia ed uguaglianza, una delle principali formazioni armate del Darfur, nemico giurato di Khartoum.

Le sezioni francese e olandese di Medici Senza Frontiere hanno annunciato il ritiro di tutto lo staff internazionale dai progetti in Darfur e l’interruzione di tutti i servizi di assistenza medica nella regione. Il SOLE24ORE ricorda che MSF era già stata cacciata dal Darfur, ma nel Nord della provincia hanno continuato a lavorare i team di Spagna, Belgio e Svizzera. MSF, dal 2004, ha garantito l’assistenza a 500 mila persone potendo contare su oltre cento operatori umanitari internazionali e 1.625 dipendenti locali. Secondo l’Onu, le organizzazioni espulse fornivano, con un’attività insostituibile, il 40% degli aiuti umanitari destinati alle popolazioni colpite dalla guerra in Darfur.

Su AVVENIRE  si dedica alla vicenda del Darfur il primo piano di pagina 5, con un pezzo centrale sul rapimento del medico italiana Mauro D’Ascanio e l’annunciato ritiro di Medici Senza Frontiere, un piccolo focus sulla mission dell’associazione e un piede centrato sulle reazioni della famiglia, che per la verità è piuttosto reticente. Parallelamente alla vicenda sudanese, il quotidiano di Boffo tratta anche il rapimento dei tre operatori della Croce Rossa nelle Flippine. Anche in questo caso, è un pezzo di cronaca/avanzamento trattative che lascia poco spazio ai commenti.

IL MANIFESTO si occupa dei rapiti in Darfur a pag. 11. Oltre al pezzo di cronaca, una spalla con la voce della portavoce di Msf Belgio raccolta da Geraldina Colotti. Dice Sabienne de Leval: «Per il bene dei nostri colleghi prigionieri, speriamo non ci siano speculazioni politiche. La nostra unica preoccupazione è di natura sanitaria, il nostro compito è dare una risposta ai bisogno della popolazione. Abbiamo dovuto abbandonare 45.000 persone in difficoltà». Di taglio passo intervista a Ahmend Bilal Osman, consigliere del presidente sudanese al-Bashir, intervistato da Luca Galassi di Peacereporter – Secondo Osman il rapimento sarebbe opera dei ribelli anti-governativi del Jem, Juscie and Equality Movement): «È la loro solita tattica: compiono atti terroristici per destabilizzare il governo». Sulle ong cacciate dice; «Le ong espulse non si attenevano al loro lavoro e alla loro attività, ma facevano politica, operavano in violazione di legge dello Stato». In un boxino la polemica scatenata dalle dichiarazioni di Gino Strada. IL MANIFESTO dà conto dell’attacco durissimo di ieri del Giornale, che ieri ha definito Strada «un bravo medico, con il piccolo difetto di schierarsi sempre con i satrapi e assassini – ieri Saddam e oggi Omar al Bashir, per il quale sta per aprire un ospedale a Nyala e sotto il cui governo gestisce il centro cardiologico di Emergency a Khartoum, la sua copertura buonista».

Usare gli operatori umanitari come merce di scambio. Questo è l’obiettivo del presidente sudanese Al Bashir, secondo un’analisi pubblicata oggi su LA STAMPA a proposito del rapimento dei cinque operatori di Medici senza frontiere (di cui due sudanesi rilasciati e tre europei invece trattenuti). In tutta questa vicenda – dice in sintesi l’articolo – non è possibile ignorare l’ostilità contro le ong che Bashir ha dichiarato apertamente la settimana scorsa: «Hanno approfittato della guerra. Da quando è cominciata, due miliardi di dollari sono stati spesi per le organizzazioni internazionali sul posto. Non hanno nessun interesse a farla finire». La ritorsione dopo l’annuncio del mandato d’arresto da parte della Corte penale internazionale ha preso di mira subito l’umanitario, con la cacciata dal Darfur di 13 delle principali ong, tra cui due sezioni di Msf (Francia e Olanda), che da sole fornivano il 40% degli aiuti alla popolazione. L’articolista richiama la vicenda accaduta in Ciad nel 2007, quando sei volontari dell’Arche de Zoé furono accusati di traffico di finti orfani verso la Francia. Furono arrestati ma poi graziati in cambio dell’aiuto della Francia a sventare il colpo di stato contro il presidente Idriss Déby lanciato proprio dal Darfur. Ad accumunare le due vicende c’è poco, se non il fatto che anche i tre operatori di Msf verranno usati per ottenere qualcosa. In che modo, è ancora da vedere. Un primo piano DE LA STAMPA con richiamo in prima è dedicato al medico italiano rapito, Mauro D’Ascanio. Da Khartoum Pierangelo Sapegno ricostruisce i fatti in base alle dichiarazioni ufficiali fatte ieri, e ricorda che anche prima del mandato d’arresto a Bashir, le ong hanno una serie attacchi e rapimenti in Darfur, l’umanitario era già nel mirino.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

SICUREZZA

LA REPUBBLICA – “Fini: immorale la norma sui medici-spia”. Il presidente della Camera prende le distanza molto chiaramente dal ddl Maroni sia per quanto riguarda la norma che abolisce il divieto di denuncia da parte dei medici che per quella che impedirebbe la registrazione anagrafica dei bimbi nati da genitori irregolari. «Il rispetto della persona viene sempre prima, perché uno prima è un uomo poi un clandestino». In appoggio da Bari: “Teme la denuncia e non va in ospedale prostituta muore di Tbs, rischio contagio”. Una nigeriana di 24 anni trovata agonizzante venerdì sera nelle campagne alle porte di Bari. Faceva la vita e è possibile che abbia contagiato i clienti. La Tbc è molto contagiosa, basta un colpo di tosse…

AVVENIRE – “Immigrati, no ai ricatti per i medici”. Appello di 64 fra accademici e intellettuali contro la denuncia dei pazienti irregolari. Scatta l’allarme della Caritas di Pavia (pag. 10): «abbiamo riscontrato un netto aumento di stranieri irregolari che vengono da noi e ci confessano la loro paura a rivolgersi a strutture sanitarie pubbliche. Temono di essere segnalati». Tra di loro, donne con gravidanze a rischio, un extracomunitario malato di tubercolosi e altre persone con patologie pericolose.

 

IMMIGRAZIONE

IL MANIFESTO – Apertura dedicata ai temi dell’immigrazione. Il titolo è “A qualcuno piace bianco” e si rferisce, scrive il MANIFESTO, alla «ricetta discriminatoria del ministro Sacconi alla crisi economica». Durante un convegno, riferisce Luca Fazio a pagina 6, Sacconi ha detto: «Sottolineeremo ancora con attività emendativa nei prossimi giorni la necessità di verificare la disponibilità dei lavoratori italiani per il lavoro stagionale, prima di usare manodopera immigrata». Replica affidata a Coldiretti. Dice Romano Magrini: «Gli immigrati nel lavoro stagionale sono indispensabili, bloccarli significherebbe metter in ginocchio il sistema». Aggiunge Magrini: «Ci abbiamo già provato, in passato, è stato un flop».

 

FINE VITA

CORRIERE DELLA SERA – “Bioetica, primo sì al ddl. Crepe nei due poli” è il titolo di centro a pagina 12 dedicato al via libera della Commissione Sanità del Senato al disegno di legge sul testamento biologico. Il Pd in ordine sparso, il Pdl con una contestazione interna perché il testo sarebbe troppo ammorbidito. Il testo andrà in aula il 18 marzo.

AVVENIRE – “Sotto gli emendamenti, la voglia di cercare coperture”. Gian Luigi Gigli si domanda se dietro le proposte di emendamenti che vorrebbero permettere la sospensione di nutrizione e idratazione alle persone in stato vegetativo non ci sia il tentativo di coprire i risvolti penali delle vicende udinesi. Conclude la sua analisi dicendo che: «Quanti si affannano a mediare per “migliorare” il testo in discussione al Senato dovrebbero valutare se, nella delicata materia, debba prevalere la non punibilità di chi ha compiuto un’azione estrema (non consentita dalle leggi vigenti, benché sbandierata come lecita), o non debbano piuttosto prevalere altri e più elevati valori».

 

CRISI

ITALIA OGGI – Propone in prima pagina la nascita dei Crisi-angels. Sono centoventi parlamentari, di camera e senato, provenienti da tutti gli schieramenti che si sono impegnati per trovare soluzioni e aiuti per le piccole e medie imprese. L’iniziativa è molto apprezzata in quanto, con questo sistema elettorale che non dà la possibilità ai cittadini di votare la persona, di certo non può essere una mossa elettorale.

SOCIAL CARD

ITALIA OGGI – Nuova proposta riguardo alla carta acquisti. Maurizio Castro del Pdl ha proposto di ricaricare la social card a coloro che si rendono disponibili nello svolgere lavori caritatevoli e di pubblica utilità. In questo modo da una parte si migliorano le prestazioni della carta dall’altra, siccome i compensi verrebbero accreditati direttamente sulla carta da parte del concessionario del servizio, non si aumentano le uscite statali.

 
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

ITALIA OGGI – Spazio alla nuova proposta di Brunetta. Si chiama Digit@Pa. Il nuove ente sostituirà il vecchio centro per l’informatica nella pubblica amministrazione (Cnipa) e avrà un organico di 160 dipendenti di cui 80 unità di personale di ruolo, 50 esperti esterni alla amministrazione e 30 unità di personale in prestito. Molte critiche si sono sollevate sulla figura dei 50 esperti con contratti a tempo determinato. I sindacati accusano Brunetta di usare logiche clientelari, utilizzando chiamate dirette per arruolare gli esperti.

 

BANCHE

 

LA STAMPA – “In cella a vita il re delle truffe”. Bernard Madoff, l’ex presidente di Nasdaq accusato di una truffa da 50 miliardi di dollari, passerà in glaera il resto dei suoi giorni. Il finanziere si è dichiarato colpevole di tutti gli 11 capi di imputazione al processo sulla più grande frode di Wall Street. Rischia 150 anni. Intervenendo allo Stability Forum, Mario Draghi ha detto: «Servono regole mondiali per gli stipendi dei banchieri». Il governatore, riporta ancora LA STMAPA, in una lettera ha messo dei paletti agli interventi dei prefetti negli istituti di credito e ha ribadito che la vigilanza sul credito spetta a Bankitalia e non al governo.

 

 

PREMIO GRINZANE

 

LA STAMPA – “Arrestato Soria finisce il “Grinzane”. Giuliano Soria, presidente del premio letterario Grinzane Cavour” è stato arrestato ieri a Torino per abusi sessuali, appropriazione indebita e malversazione. Finisce il premio, si sono dimessi uno a uno tutti i garanti

 

DISABILE GAY

CORRIERE DELLA SERA – Cronaca da Pordenone, a pagina 11, dell’aggressione subita da un giovane omosessuale, che è anche persona con disabilità fisica e psichica. Venti minuti di botte, nelle prime ore della sera, nel centralissimo piazzale XX settembre, senza che nessuno intervenga per fermare i tre aggressori (43, 22 e 21 anni, tutti della zona). I tre sono stati denunciati a piede libero (sic!). Particolare agghiacciante: la disabilità del giovane gay è stata determinata nel 2002 dal suo compagno, che lo ha percosso a martellate, abbandonandolo in un campo. Ora Luca (nome di fantasia) è semicieco, ha problemi mentali e un arto paralizzato.

 

CHIESA

LA REPUBBLICA – Il focus è dedicato a “La guerra del Vaticano”. Marco Politi torna sulla lettera del Papa. Così l’attacco del suo pezzo: «Una Curia allo sbando, un Papa chiuso nel suo palazzo e costretto a fronteggiare una bufera che l’Osservatore Romano definisce senza esempi in tempi recenti. E fughe di notizie che l’organo vaticano bolla come “miserande”. Quattro anni dopo la sua elezione Benedetto XVI sperimenta una crisi cruciale del suo pontificato. Ferito e solo…». Solo «non perché ci sia un partito che gli rema contro. Bensì per il suo governo solitario, che non fa leva su nessuna consultazione e non presta attenzione ai segnali che vegnono dall’esterno. Meno che mai quando provengono dal mondo dei media». Il Papa ha i suoi fedelissimi, ma alla Curia mancherebbe una guida lineare.

 

CURE PALLIATIVE

AVVENIRE – “Un hospice per il Salento”. Una nuova struttura è appena sorta a Tricase accanto al noscomio (l’Azienda ospedaliera cardianl Panico) che, malgrado le ristrettezze del bilancio, continua a progettare e a investire. All’origine di tutto Suor Margherita Bramato, delle Marcelline, che è riuscita ad avere un contributo ministeriale di 1,8 milioni di euro e ha convincere le banche del Salento a prestarle la somma mancante.

 

ALZHEIMER

CORRIERE DELLA SERA – “Alzheimer, trovato il gene che può fermare la malattia” è il titolo forte a pagina 22. Adriana Bazzi riferisce dello studio di un gruppo di ricercatori milanesi del Besta, del Mario Negri e dell’Università, coordinati dal professor Tagliavini, e pubblicato ora dall’autorevole rivista “Science”: finora sono stati scoperti tre geni ereditari le cui anomalie producono proteine alterate: una di queste è un precursore della proteina beta amiloide, la sostanza che poi forma le placche nel cervello e provoca i sintomi dell’Alzheimer. «Noi invece abbiamo scoperto la mutazione di un gene – spiega Tagliavini – che fa ammalare soltanto quando viene ereditata da entrambi i genitori: loro sono sani, anzi, abbiamo osservato che chi ha una sola copia del gene mutato può arrivare a tarda età con un cervello che funziona benissimo». Proprio qui sta la «curiosità» che ha stupito gli stessi ricercatori: quando si ha un solo gene alterato (quello appena scoperto che produce la proteina anomala), mentre l’altro gene è sano (e fabbrica una proteina normale), la proteina normale «neutralizza» quella malata. E l’individuo non si ammala. Il passo per una terapia sembra, con tutte le cautele, più vicino.

 

SERVIZIO CIVILE

AVVENIRE – “ll servizio civile sfonda nel Sud Italia”. Al via ieri a Pozzuoli il Tavolo ecclesiale sul servizio civile che riunisce 17 organismi pastorali (pag. 14). Nel 2009 partiranno in 40mila: il 70% sono donne.

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