Cultura

Darfur: Icg, “Comunità internazionale, serve più coraggio”

L'appello dell'International crisis group alla vigiglia della Conferenza internazionale sulla Missione dell'Unione africana

di Joshua Massarenti

Alla vigiglia della Conferenza internazionale sulla Missione dell’Unione africana prevista per domani a Addis Abeba (Etiopia), l’organismo internazionale International crisis group (Icg) lancia un appello per “un intervento molto più forte per fermare i massacri che perseverano in Darfur”. In una lettera rivolta ai leader internazionali, Icg attira l’attenzione sulla necessità di adottare nuovo approccio nella regione sudanese afflitta da una guerra civile che perdura dal febbraio 2003 e che sino ad ora ha fatto oltre 70mila vittime e circa 2 milioni di sfollati. In particolare, Icg chiede un mandato chiaro sulla presenza delle truppe internazionali in Darfur, la sua grandezza e la sua capacità di azione. L’attuale mandato dell’AMIS (Missione dell’Unione africana in Sudan), autorizzata dal Consiglio di pace e di sicurezza dell’Ua è limitato al monitoraggio della situazione in Darfur, lasciando al governo sudanese, coprotagonista assieme alle milizie progovernative Janjaweed dei massacri contro i civili del Darfur, la responsabilità di proteggere i civili e i cooperanti internazionali. “Khartoum ha chiaramente fallito nel suo dovere di proteggere i suoi cittadini” assicura il presidente di Icg Gareth Evans, il quale poi aggiunge che la missione “AMIS è talmente preoccupata della propria difesa da renderla del tutto insensata”. Il mandato dell’Amis va allargato alla protezione dei civili sostiene Icg. Inoltre, le sue truppe vanno numericamente rafforzato. La cifra minima stimata da Icg parla di 12mila-15mila “caschi africani” da spedire in Darfur entro i prossimi 60 giorni. Sul piano teorico, il gap che separa la realtà dagli obiettivi da raggiungere può essere colmato con l’aumento di soldati africani in Darfur supportati in modo adeguato dalla Comunità internazionale. “Ma qualora questi sforzi si rivelassero insufficienti, allora diventa necessario un intervento multinazionale in grado di mettere la parola fine al dramma del Darfur. Viste la sua forza militare, la Nato risulterebbe l’organizzazione più opportuna per questo tipo di intervento”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA