Welfare

Darfur: due o tre domande al presidente sudanese in Italia

Le pone Amnesty International ricordando la situazione nella regione

di Gabriella Meroni

Nei quattro anni passati dall?inizio del conflitto in Darfur, sono morte più di 200.000 persone e gli sfollati sono oltre due milioni e mezzo. Nel 2007, questa situazione già terribile è addirittura peggiorata. Le uccisioni, gli stupri, i saccheggi e gli spostamenti forzati di persone continuano a essere le armi usate dalle milizie janjawid, sostenute dal governo sudanese e dal suo esercito. Anche i gruppi armati anti-governativi si sono resi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Il conflitto in Darfur ha ormai attraversato i confini sudanesi. Anche la popolazione civile del vicino Ciad è costretta a subire gli attacchi delle milizie janjawid e dei loro alleati locali, che depredano e uccidono nella piena impunità. Più di 140.000 ciadiani hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni e trovare rifugio, insieme a 230.000 rifugiati sudanesi, nei campi profughi del Ciad orientale. I gruppi armati di opposizione operano lungo i confini tra i due paesi ed entrambi i governi si accusano reciprocamente di sostenerli. Negli ultimi mesi le relazioni tra Ciad e Sudan si sono ulteriormente deteriorate. L?Accordo di pace per il Darfur, firmato il 5 maggio 2006 dal governo sudanese e alcuni gruppi di opposizione del Darfur, rischia di fallire. Sono stati invece compiuti alcuni passi importanti per ottenere giustizia a favore della popolazione del Darfur. Il 27 febbraio di quest?anno, il procuratore della Corte penale internazionale ha accusato di crimini di guerra il ministro per gli Affari umanitari, Ahmed Haroun, e il leader delle milizie janjawid, Ali Kosheib. Il governo sudanese, però, continua a rifiutarsi di collaborare con la Corte. L?Unione africana e il resto della comunità internazionale dovrebbero fare in modo che i mandati di arresto, emessi il 2 maggio nei confronti dei due accusati, possano essere effettivamente eseguiti. Anche il lavoro delle agenzie umanitarie è reso difficile dai continui attacchi ai convogli e agli operatori umanitari. La presenza, dal 2004, della Missione dell?Unione africana in Sudan (Amis) in Darfur ha fornito una protezione minima alla popolazione civile, fallendo nell?obiettivo di fermare gli omicidi, gli stupri e gli spostamenti forzati. Gli sforzi dell?Amis sono stati penalizzati dalle scarse risorse logistiche e finanziarie a disposizione. Il 30 novembre 2006, il Consiglio per la pace e la sicurezza dell?Unione africana ha approvato un piano di azione in tre fasi che prevede la creazione di una forza ibrida Unione africana – Onu. Alla fine di luglio, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato, all?unanimità, una risoluzione che stabilisce l?istituzione e il dispiegamento in Darfur di una forza mista Onu-Ua. Amnesty International chiede al governo sudanese: ? la fine delle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario; ? l?adozione di misure efficaci per il disarmo delle milizie janjawid secondo le indicazioni fornite nelle risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza dell?Onu e nello stesso Accordo di pace per il Darfur; ? la piena cooperazione con le forza mista Nazioni Unite ? Unione africana; ? l?accesso libero e incondizionato alle agenzie umanitarie e alle organizzazioni per i diritti umani; ? la completa collaborazione alle indagini della Corte penale internazionale in Darfur, per far sì che le persone accusate di crimini di guerra e contro l?umanità possano essere portate di fronte alla giustizia.


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