Welfare

Darfur: avviati i processi sudanesi per i crimini in Darfur

Ma l'Onu e le forze ribelli del Darfur insistono: i colpevoli vanno giudiziati dalla Corte penale internazionale

di Redazione

Secondo quanto riferisce l’Agi, il tribunale speciale sudanese per i crimini commessi in Darfur ha avviato le prime udienze. Da parte loro, i gruppi ribelli e i sostenitori dei diritti umani lo ritengono uno strumento messo in piedi dal governo per aggirare la Corte Penale Internazionale (Cpi) alla quale Khartum si e’ sempre opposta. Un avvertimento al governo e’ giunto anche dall’inviato speciale del segretario generale dell’Onu Kofi Annan nel Paese africano: “E’ un passo avanti”, ha detto Jan Pronk, “ma arriva tardi. Il treno e’ ormai partito e il governo sudanese dovra’ percorrere entrambe le strade… Una corte nazionale non puo’ sostituirsi a un tribunale internazionale”. Di fronte al tribunale sudanese, ha annunciato il ministro della Giustizia, Ali Mohammed Yassin, appariranno 160 sospettati di aver commesso crimini contro l’umanita’ nella regione occidentale del Sudan. E’ stato lo stesso Yassin a sottolineare che il tribunale sudanese potrebbe rappresentare “un’alternativa” alla Cpi. Opzione contestata dai ribelli dello Slam (acronimo inglese per indicare il Movimento di liberazione sudanese) che, invece, non hanno riconosciuto l’autorita’ di questa struttura. “Non accettiamo questa Corte speciale”, hanno precisato, “i cosiddetti 160 sospettati che il tribunale si appresta a giudicare sono solo piccoli criminali. Il governo sta solo cercando di prendere tempo. Noi”, ha avvertito il portavoce Manhjoub Hussein, “riconosciamo autorita’ solo alla Corte penale internazionale”. Per l’altro gruppo ribelle, il Jem (Movimento per la Giustizia e l’eguaglianza), “il sistema giudiziario sudanese non e’ legittimato a giudicare su determinati crimini”.


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