Sanremo 2025

Dare pugni a ciò che ti avvolge: Fedez dà parola alla ambivalenza della depressione

Con il brano "Battito", in gara a Sanremo, Fedez affronta in modo diretto e personale la lotta contro la depressione, raccontando la sua sofferenza mentale in un testo autobiografico. Lo psichiatra Cesare Maria Cornaggia sottolinea: «è importante usare il rap per trattare temi dolorosi» e aggiunge, «la depressione può essere superata, conducendo a una crescita personale e a un rinnovato amore per la vita»

di Rossana Certini

Le luci si abbassano sul palco dell’Ariston, l’inquadratura si stringe sul volto di Fedez. Le parole di Battito, il brano con cui il rapper è in gara alla 75esima edizione del Festival di Sanremo, iniziano a intrecciarsi con le note dell’orchestra. «Ti porterei in terapia. Solo per farti capire, il male che fai». Rime baciate, assonanze e alliterazioni che, a un primo ascolto, sembrano descrivere una relazione complicata tra due persone. Tuttavia, ascoltando con attenzione, Fedez non sta parlando con qualcun altro, ma con se stesso. Il brano è un racconto autobiografico di una lotta contro i demoni della depressione. Farmaci, dolore mentale e fisico, e quei battiti che, incessanti, ricordano che chi è depresso è vivo, sempre in dialogo con se stesso, dentro una «guerra dei mondi» interiore.

Ma è davvero il modo giusto di affrontare un tema così spesso taciuto di fronte al grande pubblico? A rispondere è lo psichiatra Cesare Maria Cornaggia, responsabile dell’Unità semplice di neuroriabilitazione cognitiva degli Istituti clinici Zucchi di Carate Brianza e professore associato in Medicina fisica e riabilitazione all’Università Bicocca di Milano.

La sua risposta è decisamente positiva perché, come spiega, «il rap è un linguaggio molto diffuso oggi e usarlo per parlare di un tema profondo e doloroso come la depressione, spesso avvolto da un alone di ignoto, può essere estremamente efficace. È un modo importante per comunicare il dolore, in una società che tende a nasconderlo, a non dirlo. Invece, manifestare il dolore è molto sano».

Quella che Fedez definisce come una lotta è sicuramente una caratteristica che accomuna molte persone depresse

Cesare Maria Cornaggia

Ovviamente, non tutte le persone che si trovano in una condizione di fragilità vivono la depressione allo stesso modo descritto nel brano. Tuttavia, prosegue Cornaggia: «Fedez, con il suo racconto autobiografico, descrive qualcosa che è comune a molte esperienze di depressione, anche se è importante ricordare che non tutte sono uguali. Quella che il rapper definisce come una lotta è sicuramente una caratteristica che accomuna molte persone depresse. “La mente è schiva. Vaga nel buio più buio che c’è” ci dice Fedez, e ancora: “sento un pugno nello stomaco” quando “spengo la luce e mi vieni a trovare”. Questo dialogo con qualcosa di ignoto che ti schiaccia è un aspetto tipico della depressione».

Aggiunge Cornaggia: «Direi che è un bene ci sia ancora questo dialogo. Perché noi sappiamo che quando un paziente cede alla lotta, significa che cede anche alla depressione. Questa eventualità è rischiosa, perché vuol dire che la persona potrebbe decidere di arrendersi e scegliere di non vivere».

Pugni e strette: l’ambivalenza della depressione

Quella che Fedez racconta è una lotta che coinvolge anche il corpo, un combattimento fatto di pugni allo stomaco che tolgono il respiro e rischiano di soffocarlo. «Nel brano è ben espressa l’ambivalenza della depressione che da un lato fa soffrire ma dall’altro stringe e avvolge», spiega Cornaggia. «la depressione è vista come qualcosa da cui è difficile staccarsi, perché, come dice Fedez, “Tu mi conosci meglio di me”, esprimendo il profondo disagio che vive chi si trova in questa condizione».

Certamente, tutti gli esseri umani sono in costante dialogo con se stessi, ma come spiega lo psichiatra, nelle persone depresse: «si tratta di un dialogo interiore che non trova parole. Potremmo dire che è un dialogo distorto, tanto che, quando siamo depressi, non riusciamo a tradurre in parole quello che sentiamo. Non siamo in grado di capire chiaramente di cosa abbiamo bisogno. Per questo motivo, dico che l’atto di Fedez di comunicare la sua esperienza, è un passo importante verso il dialogo con l’esterno».

La depressione non è una condanna. «Dalla depressione si esce», conclude Cesare Maria Cornaggia. «Ognuno ha i propri tempi e modi, ma è fondamentale lasciarsi dietro l’idea comune che la depressione sia insuperabile. Anzi, la mia esperienza professionale mi porta a dire che, come alcuni pazienti mi raccontano, quando si esce da una crisi depressiva, ci si sente più forti, si ama di più la vita e si cresce come persone».

Foto di apertura by Marco Alpozzi/LaPresse

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