La notte scorsa il tennista belga Steve Darcis avrà fatto fatica a prendere sonno. Il 29enne di Liegi, 135 nel ranking Atp nel pomeriggio di lunedì si è qualificato al secondo turno del torneo di Wimbledon battendo Rafael Nadal, numero 5 del tabellone e fresco vincitore degli Open di Francia. Un risultato notevole per Darcis, mai oltre il terzo turno in uno Slam e alla prima vittoria sull’erba di Wimbledon (in due partite).
Un successo da underdog, da tennista supersfavorito che batte contro ogni pronostico il campione. Ma il belga non è l’unico ad aver ribaltato un pronostico apparentemente proibitivo. Anzi. I tornei del Grande Slam sono pieni di giant killer. Giocatori sconosciuti che hanno “fatto fuori” maestri della racchetta, come George Bastl svizzero, numero 145 del mondo che nel 2002 eliminò al primo turno di Wimbledon “sua Maestà” Pete Sampras, come Peter Doohan, australiano che sempre sull’erba dell’All England Club sconfisse Boris Becker nell’edizione 1987 o come l’aussie Mark Edmonson, numero 212 del ranking, nel 1976 campione dell’Australian Open contro il connazionale John Newcombe. Senza dimenticare Lukas Rosol, ceco, numero 100 del mondo che nel 2012 mandò a casa ancora Rafa Nadal, al secondo turno di Wimbledon dopo cinque set.
Ma spesso gli underdog sono solo dei campioni che vengono “allo scoperto”. Come Mats Wilander che nel 1982 conquistò a 17 anni il Roland Garros battendo nell’ordine il numero 5, 4 e 3 del mondo (l’ultimo fu Guillermo Vilas) o come Michael Chang vincitrice nel 1989 dell’Open di Francia, superando prima Lendl e poi Stefan Edberg, non proprio due clienti facili. Anche se la più bella storia di uno sfavorito che vince, rimane quella che si consumò a Wimbledon nel 2001. Quando il croato Goran Ivanisevic, 30 anni e tre finali perse sull’erba, conquistò il torneo inglese battendo in finale Patrick Rafter, dopo essere stato più volte sull’orlo della sconfitta. Ma soprattutto dopo aver partecipato al torneo più vecchio dello Slam con una wild card. Una cosa mai vista (fino ad ora) sui campi verdi dell’All England Club.
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