Donne che fanno la differenza

Daniela Riboldi, il valore della condivisione

Nella cooperativa sociale Meta ha iniziato come educatrice e oggi è la presidente. Per lei essere una leader significa creare valore, impatto e fiducia, stando nelle relazioni e nella comunità, perché guidare non è mai un «atto isolato»

di Veronica Rossi

Lavoro di squadra, condivisione della responsabilità e capacità di costruire ambienti inclusivi e collaborativi: sono queste le caratteristiche vincenti della leadership nel Terzo settore secondo Daniela Riboldi, presidente e responsabile delle risorse umane della cooperativa sociale Meta, che lavora sull’inclusione e sulle comunità nel territorio di Monza-Brianza. Una guida vincente, secondo lei, integra il modello maschile e femminile, per unire pragmatismo e attenzione alle relazioni.

Qual è il percorso che l’ha portata a diventare presidente della cooperativa in cui lavora?

La mia passione per l’educazione nasce nel mio percorso nello scoutismo, dove ho maturato la convinzione che l’esperienza e la relazione siano strumenti fondamentali per la crescita personale e comunitaria. Questo interesse si è poi consolidato attraverso i miei studi in pedagogia e ha trovato compimento nel mio percorso professionale. Ho iniziato nella cooperativa Meta come educatrice, trovando un forte allineamento con la “pedagogia dell’avventura” che proponeva. Questa metodologia, basata sull’esperienza diretta, la sfida e la scoperta, ha rafforzato il mio approccio educativo e mi ha permesso di crescere, personalmente e professionalmente. Negli anni il mio ruolo si è evoluto: sono diventata coordinatrice, poi responsabile e, infine, presidente. Sono cresciuta insieme alla cooperativa, trovando in essa persone, stimoli e spazi indispensabili per il mio percorso. Oggi, a 54 anni, sono presidente e responsabile delle risorse umane di Meta, una realtà che da oltre trent’anni è impegnata su servizi educativi inclusivi, attività di accoglienza e cura di luoghi di comunità. Inoltre faccio parte della presidenza di Federsolidarietà Milano e Navigli, del consiglio di amministrazione del Consorzio comunità Brianza e del comitato Forum Monza e Brianza. Sono tutti ruoli che mi permettono di contribuire alla crescita del settore cooperativo e al rafforzamento delle reti territoriali.

Quali sono le qualità che richiede il suo lavoro?

L’incarico che ricopro richiede un costante equilibrio tra visione strategica e attenzione alla dimensione operativa. Da un lato, la gestione delle risorse umane mi permette di rimanere in ascolto delle persone, valorizzando competenze e talenti all’interno della cooperativa; dall’altro, la presidenza mi chiama a sviluppare strategie innovative e sostenibili, in grado di rispondere alle sfide del nostro tempo. Condivido profondamente i valori e la vision di Meta, impegnandomi ogni giorno per costruire comunità accoglienti e resilienti, in grado di affrontare il cambiamento attraverso il dialogo, la fiducia, la formazione e la cooperazione. Credo fortemente nel lavoro di squadra, nella condivisione della responsabilità e nella capacità di costruire ambienti di lavoro inclusivi e collaborativi, dove ogni persona possa sentirsi valorizzata e parte di un progetto comune.

Non credo in una contrapposizione tra leadership femminile e maschile, ma nella loro contaminazione reciproca. Se la leadership femminile porta con sé una forte attenzione alla relazionalità e alla cura, la leadership maschile è tradizionalmente orientata all’obiettivo eal pragmatismo. Quando questi elementi si incontrano, si valorizzano a vicenda

Daniela Riboldi, presidente cooperativa sociale Meta

Quali sono – se ci sono – le caratteristiche specifiche della leadership femminile nel Terzo settore?

Non credo in una contrapposizione tra leadership femminile e maschile, ma nella loro contaminazione reciproca. Se la leadership femminile porta con sé una forte attenzione alla relazionalità, alla cura e alla gestione della complessità, la leadership maschile tradizionalmente orientata all’obiettivo, alla visione strategica e al pragmatismo. Quando questi elementi si incontrano e si valorizzano a vicenda, si genera un modello di leadership più completo, efficace e capace di rispondere alle sfide del presente. Io credo che oggi sia necessario pensare alla leadership non più come una questione di genere ma come una questione di approccio, di valori e competenze. Per me, la vera leadership è quella che crea valore, genera impatto e costruisce fiducia. Nel Terzo settore lavoriamo con comunità, bisogni complessi e realtà in continua evoluzione: non possiamo affidarci a schemi rigidi, dobbiamo invece saper integrare diversi approcci e adattarci ai contesti con intelligenza e sensibilità. La leadership che immagino per il Terzo settore è una leadership gentile e allo stesso tempo assertiva, capace di generare fiducia e di costruire relazioni di valore, proponendo una visione e uno scopo motivanti. Credo che la gentilezza sia una forma di intelligenza, una scelta consapevole che contribuisce a creare ambienti di lavoro positivi e collaborativi, basati sulla fiducia e sull’ascolto, dove l’errore è un’occasione di apprendimento e non sul giudizio.

La leadership non è mai un’azione isolata, ma si sviluppa in sinergia con la forza e la competenza del gruppo

Daniela Riboldi, presidente cooperativa sociale Meta

La leadership, quindi, si nutre di relazione?

La leadership non è mai un’azione isolata, ma si sviluppa in sinergia con la forza e la competenza del gruppo. Un leader efficace sa valorizzare il lavoro di squadra, creando le condizioni affinché ogni persona possa dare il proprio contributo al meglio. Serve una leadership integrata, che sappia mescolare i punti di forza dei diversi stili, capace di combinare visione strategica e attenzione alle persone, decisioni rapide e partecipazione, pragmatismo e sensibilità. Alla fine ciò che conta davvero è quanto un leader sia capace di valorizzare le persone e costruire soluzioni sostenibili. Nel mio lavoro cerco sempre di portare avanti questa visione, perché credo che il vero cambiamento nasca sempre dalla qualità delle relazioni e dal modo in cui scegliamo di stare nella comunità.

Praticare la leadership femminile e integrata è una scelta vincente.

Certo, perché le loro caratteristiche permettono a tutti di crescere in una logica win-win, superando l’idea che il successo di uno debba necessariamente avvenire a scapito di qualcun altro. Questo approccio è particolarmente efficace nella complessità di oggi, dove la realtà è caratterizzata da interconnessione, frammentazione e molteplicità di punti di vista. Tuttavia, una predisposizione naturale non basta. Gestire la complessità, valorizzare le relazioni e affrontare i conflitti in modo costruttivo richiede formazione continua e sviluppo di competenze strategiche. In questo senso, la leadership non è mai statica, ma un processo in continua evoluzione: è la capacità di adattarsi, integrare punti di vista diversi e trovare nuove strade per affrontare le sfide. Ciò che la rende davvero vincente è il suo impatto concreto nel trasformare difficoltà in opportunità, creando valore non solo per chi guida, ma anche per l’intero sistema.

Ci sono momenti della sua storia che trova particolarmente rappresentativi?

Certo. Il momento del passaggio del testimone con Maurizio Corti, per esempio (in foto sopra). Questa immagine rappresenta per me un passaggio cruciale di crescita e responsabilità. Maurizio Corti è stato un riferimento per la cooperativa Meta e per tutti coloro che ne hanno fatto parte. La sua capacità di visione e di guida ha lasciato un segno profondo, non solo nei progetti e nelle iniziative della cooperativa, ma soprattutto nel suo stile improntato alla fiducia e alla responsabilizzazione che ha lasciato nelle persone che ha formato e accompagnato. Nel passarmi il testimone Maurizio mi ha affiancata con rispetto, supportandomi ma allo stesso tempo lasciandomi spazio. Sostituire un leader così forte e carismatico non è mai facile, ma la responsabilità di questo ruolo è stata sostenuta anche dal lavoro di corresponsabilità e di visione condivisa con i soci e i dirigenti attraverso un confronto costante. Questo passaggio non ha riguardato solo me, ma l’intera cooperativa. Il cambio generazionale ha coinvolto tutti, rafforzando l’idea che Meta è un organismo vivo, capace di evolvere con le persone che la animano. Non ho mai lavorato da sola: la collaborazione con il direttore e con tutte le figure di responsabilità è stata fondamentale.

E questa immagine, invece, cosa rappresenta?

Il ritratto di una comunità che, dopo 30 anni della propria storia, con una base sociale in buona parte rinnovata, ha scelto di interrogarsi e ridefinire il proprio senso di cooperativa sociale in un mondo in rapido cambiamento e in una realtà sociale molto diversa da quella in cui era nata la cooperativa. Dopo il cambio di presidenza, uno dei passi più significativi è stato il percorso condiviso di riscrittura della nostra “Carta del perché”, ridefinendo il sogno, la vision e la mission di Meta. Un processo partecipato, che ha visto i soci uniti nel ripensare le basi del nostro lavoro, mantenendo viva la coerenza con i valori che hanno sempre ispirato la nostra organizzazione: persone, cooperazione, educazione, territorio e ambiente. Insieme abbiamo riscritto un perché forte e chiaro, che oggi guida ogni scelta e ogni progetto, con l’obiettivo di costruire comunità accoglienti, coese e inclusive. Meta è nata per generare benessere relazionale, per valorizzare le differenze e per accompagnare la crescita delle persone e dei territori in cui opera. Questa foto racconta proprio questo: la forza della cooperazione e il valore della condivisione.

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