Politica

Dallo Stato alle imprese un «pagherò» da 70 miliardi

I dati allarmanti diffusi oggi dal Taiis

di Maurizio Regosa

Il Taiis (Tavolo interassociativo imprese dei servizi, al quale aderiscono anche le centrali cooperative) ha diffuso oggi, nel corso di un convegno, il quadro aggiornato della situazione debitoria della Pubblica amministrazione. Un quadro fosco, aggravato da una significativa (e un po’ anarchica) eterogeneità di comportamenti. Vediamo anzitutto i dati.

La situazione

Sono circa 70 miliardi i crediti che le imprese di servizi vantano nei confronti della pubblica amministrazione. Quasi la metà è dovuta da enti del Sistema sanitario nazionale. I giorni medi di ritardo (oltre i termini previsti dal contratto) per quanto riguarda gli enti locali sono ormai 100. Ma si sa come funzionano le medie: a fronte di un Veneto o di una Lombardia virtuosi, ci sono regioni che accumulano anche dodici mesi di ritardo (e in Sicilia si arriva anche a due anni).

Una situazione difficilmente sostenibile, per affrontare la quale le imprese di servizi spesso hanno fatto ricorso agli istituti di credito. Una scelta che però ha un costo. Ti fai anticipare una fattura dalla banca, che ovviamente applica un interesse. Che non recupererai quando l’ente si deciderà a pagarti. Anche perché alcuni soggetti applicano sanzioni inferiori al dovuto. Qualche esempio? Il ministero della Giustizia, secondo il Taiis, per il servizio di ristorazione per la polizia penitenziaria paga a sei mesi dal ricevimento della fattura e per ritardato pagamento applica interessi all’1% (anziché all’8%). Il Comando Generale dei Carabinieri, sempre per la ristorazione, paga invece a 90 giorni ma applica interessi al 2,5%.

L’indebitamento della sanità

Ancora più grave la situazione nella sanità. Gli enti del Ssn hanno un indebitamento verso i fornitori stimato attorno ai 32 miliardi dalla Corte dei conti (ma per Confindustria sarebbero oltre 40). Quanto alla lentezza pagatoria, beh c’è da mettersi le mani nei capelli: nel biennio 2008-2009 la media è di 247 giorni (e nell’anno in corso si è registrato un peggioramento). Anche nella sanità troviamo la consueta altalena fra il gruppo dei “velocisti” (cui appartengono tre regioni a statuto speciale, Friuli, Trentino e Valle d’Aosta) e quello delle lumache che pagano in tempi più che lunghi: Molise (in 676 giorni), Calabria (in 652), Campania (in 618), Lazio (in 484 giorni) e Puglia (in 422). In posizione mediana Piemonte, Emilia Romagna e Veneto (pagano le fatture con 286, 287 e 248 giorni di ritardo).

Quanto alla graduatoria delle regioni più indebitate, al primo posto il Lazio (il cui debito è in continua crescita: dagli 8,4 miliardi di euro del 2004 ai 13,7 del 2007, 11 dei quali sono debiti verso fornitori) seguito dalla Campania (che però è riuscita a ridurre l’indebitamento dai 7,3 miliardi del 2007 ai 6,5 miliardi del 2008, peccato però siano cresciuti i debiti verso i fornitori: da  4,7 miliardi ai 4.9 del 2008). La Lombardia fa invece registrare un abbattimento sia  del debito totale sia del debito verso fornitori rispettivamente del 14 % e del 3.4% tra 2007 e 2008.

Le proposte del Taiis

Di fronte a tale drammatica situazione (che non ha tratto, pare, alcun vantaggio dalla direttiva Berlusconi emanata all’inizio di agosto) il Taiis e le organizzazione sindacali di categoria hanno elaborato alcune proposte: individuare rapidamente misure per accelerare i pagamenti dei debiti delle Pubbliche  Amministrazioni nei confronti delle aziende fornitrici, anche attraverso l’intervento diretto della Cassa Depositi e Prestiti; identificare strumenti e procedure perché sia la Pubblica amministrazione debitrice, piuttosto che il sistema delle imprese creditrici, a rivolgersi al sistema bancario per sopperire alle carenze di liquidità; diffondere a livello nazionale le best practices (per esempio Finlombarda o il recente accordo tra la Provincia di Roma e il mondo bancario).

Il Taiis chiede inoltre un irrigidimento della normativa, prevedendo la nullità di eventuali accordi derogatori delle condizioni in essa previste e comunque delle condizioni definite dalle parti nel contratto, prevedendo in particolare il divieto di modificarle successivamente.


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