Cultura

Dallo stagno della crisi si esce con la crescita

Il tema dello sviluppo economico al centro di un incontro al Meeting di Rimini

di Redazione

«La crescita del Paese è il tema centrale di una serie di incontri di questo Meeting» ha detto, nell’introdurre l’incontro “Sviluppo economico o stagnazione dinamica: quo vadis Italia?”, Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere. Presenti questa mattina al tavolo dei relatori Fulvio Conti, amministratore delegato e direttore generale dell’Enel; Giuseppe Orsi, amministratore delegato di Finmeccanica; Corrado Passera, consigliere delegato e Ceo di Banca Intesa Sanpaolo; Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico.
«Per crescere bisogna far tesoro dell’esperienza», è il primo concetto introdotto da Fulvio Conti. L’Italia ha avuto decenni di crescita, invece negli ultimi dieci anni «è cresciuta pochissimo, quasi niente rispetto all’Europa e al mondo per una certa crisi e la deindustrializzazione. Oggi il nostro Paese è lento, non ha una visione di medio-lungo termine, pensa solo all’oggi». Non mancano i mezzi per investire e guardare al futuro, ma si è persa la fiducia e la normativa blocca ogni iniziativa. La soluzione? Un patto di sviluppo tra la politica e la società e una semplificazione normativa in cui si definisca chi ha la responsabilità di prendere le decisioni senza il blocco di una miriade di istituzioni con il potere di veto, cambiando il Titolo V della Costituzione. «L’Enel ha pronti dodici miliardi di euro da investire nei prossimi anni lasciateceli investire senza penalizzarci come sta accadendo ora con la nuova manovra finanziaria». Ha poi concluso: «L’Enel vuol dare un messaggio, possiamo credere nel futuro del Paese e dare una certezza a milioni di giovani». E proprio ai giovani Conti ha riservato una riflessione: «Non cercare un lavoro, qualunque lavoro, ha nei confronti della società la stessa valenza negativa del drogarsi, ubriacarsi o di quel delinquere strisciante cui diventiamo sempre più assuefatti»

Di crescita, futuro e giovani parla l’Ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi in modo lapidario: «L’Italia non può andare in una direzione diversa da quella della crescita. Siamo un grande Paese industriale e la nostra è un’economia manifatturiera: siamo bravi a produrre, siamo bravi a fare fabbrica e lo facciamo bene». Per il manager di Finmeccanica i giovani devono recuperare il concetto che il lavoro è un valore assoluto in sé. La sua proposta? I giovani cerchino subito un lavoro, qualunque lavoro, che sia una parte del proprio percorso professionale, in attesa di trovare quello a cui aspirano. Alle loro prime esperienze di lavoro si diano dei crediti da utilizzare per inserirsi nei posti successivi, inoltre ai datori di lavoro sia concessa una fiscalità agevolata. Nell’aprire il suo intervento Corrado Passera invita a visitare la mostra sul profeta Ezechiele che parla di lavoro, di crisi e soprattutto di speranza. Ricordando che le banche italiane non erano precipitate nella crisi del 2008 e anche ora sono pronte ad affrontare questa nuova crisi perché si sono ricapitalizzate e sono in buona salute, manca però quello che dice il tema del Meeting, cioè la certezza.

Le conclusioni dell’incontro sono affidate al ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. «Vorrei raccogliere l’appello del presidente della Repubblica al senso di responsabilità al governo, all’opposizione e alle parti sociali: ci vogliono meno steccati e più spirito critico». Romani non si sottrae dal parlare della manovra che oggi incomincia il suo iter parlamentare. La cifra di cui si parla ammonta a 131 miliardi di euro per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. «A saldi invariati il governo è pronto ad accettare miglioramenti, ma temo che possa essere peggiorata». Di fronte all’evasione fiscale, il contributo di solidarietà chiesto ai più abbienti non sembra molto equo, perché questi pagano già tasse salate. Secondo il ministro quattro sono le cose da fare: aggiornare le regole del lavoro e della previdenza; lavorare sul dimensionamento delle imprese; difendere l’italianità delle imprese; tenere conto del contesto internazionale, visto che, per esempio, la Cina può risparmiare sulla mano d’opera e l’India sta investendo cifre altissime. Enumera poi i tagli alla politica: le auto blu, i piccoli comuni, le province. Infine, c’è il problema della rappresentatività: «In un partito carismatico come Forza Italia, non c’era da scegliere il leader, perchè il leader era Silvio Berlusconi. Oggi, può darsi che dopo 17 anni si ponga la questione della futura leadership e della classe dirigente nazionale e locale del partito», ammette il ministro dello Sviluppo economico ed esponente del Pdl, Paolo Romani. «C’è tutto un meccanismo nuovo da reinventare per la selezione della futura classe politica», spiega. Per il ministro, più in generale, «il primato della politica ci può essere se la politica è credibile» ma oggi «c’è un problema di credibilità e anche di rappresentatività»

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