Formazione

Dalle Marche l’Sos del garante per l’infanzia

di Redazione

Come già negli anni passati, anche con l’inizio di questo anno scolastico l’ufficio del Garante per l’infanzia ha ricevuto diverse segnalazioni da parte di familiari di alunni disabili che riferiscono di problemi ad assicurare la presenza dell’insegnante di sostegno. Ora alle segnalazioni dei genitori si sono aggiunte quelle degli operatori delle UMEE, i servizi pubblici deputati alla diagnosi e presa in carico dei ragazzi che necessitano di sostegno scolastico. Le ore di sostegno scolastico ed assistenza educativa, previste dagli specialisti nei progetti terapeutici individuali, vengono infatti sistematicamente tagliate, con conseguente possibile compromissione del percorso di integrazione degli studenti disabili.
Le circolari ministeriale (la n. 19/08 e la n.63/09) impediscono di realizzare delle deroghe, come invece avveniva negli scorsi anni, al numero di ore di sostegno assegnate alle scuole, deroghe che possono essere necessarie per aggravamenti o per inserimento di nuovi casi. Tale disposizione è finalizzata a consentire il “graduale raggiungimento del rapporto medio nazionale di un insegnante ogni due alunni diversamente abili”. Nella nostra regione, le Marche, tale rapporto sembra essere però largamente peggiorato rispetto agli standard previsti. Secondo le notizie che abbiamo oggi nelle Marche c’è un insegnante di sostegno ogni 2,38 alunni (mentre due anni fa il rapporto era di 1 a 2 e lo scorso anno di 1 a 2,14). Ciò accade in quanto nell’ultimo anno vi è stato un forte incremento dei richiedenti, mentre il numero degli insegnanti è rimasto quello del 2008. A quanto ci risulta anche molti enti locali, causa ristrettezze finanziarie, spiegano gli enti locali, hanno tagliato la c.d. assistenza educativa scolastica, che integra il sostegno ed è di loro competenza
Chi rimane fuori ha come unica alternativa il Giudice. Ciò innesca una sorta di guerra tra poveri, per cui chi riesce ad assicurarsi ore di assistenza, con significative spese legali, lo fa a scapito di un altro bambino. Inutile sottolineare che chi non viene seguito adeguatamente durante l’infanzia (abbiamo rilevato che anche altri servizi pubblici sono deficitari) non avrà poi altre occasioni per limitare il gap di abilità con i coetanei. Si segnalano queste vicende per richiamare l’opinione pubblica a riflettere sulle priorità individuate delle amministrazioni locali e nazionali, anche in ossequio a quanto dispone l’art. 23 della Convenzione di New York con riferimento ai diritti dei minori disabili. L’Italia è un paese all’avanguardia, sul piano normativo, in tema di integrazione scolastica; ma alla titolarità di diritti non sempre corrispondono politiche locali e nazionali in grado di assicurarne il più ampio ed effettivo esercizio.

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