Carceri

Dalle competenze digitali nuove possibilità per i detenuti

È quanto è emerso nel corso di Tecnologia solidale 2023, appuntamento organizzato dalla Fondazione Pensiero Solido. In primo piano le esperienze di tre aziende

di Alessio Nisi

carcere

Insegnare alle persone in carcere i mestieri del digitale può essere un’opportunità di riscatto personale: un passaggio che punta sulle competenze come porta di accesso alle opportunità di lavoro e che va nella realizzazione operativa dell’accordo del 17 giugno tra Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro – Cnel e ministero della Giustizia per promuovere il lavoro e la formazione in carcere. Anche di carcere, formazione e digitale si è parlato nel corso di Tecnologia solidale 2023, appuntamento organizzato dalla Fondazione Pensiero Solido, realtà del Terzo settore nata nel novembre 2022 per volontà di Antonio Palmieri (tra gli altri temi dell’incontro, come e perché la sostenibilità, in tutte le sue forme è utile a creare nuove relazioni sociali e a migliorare l’ambiente in cui viviamo e come possiamo usare l’intelligenza artificiale al servizio del bene comune e perché la questione di un uso etico di questo strumento riguarda tutti e non solo coloro che progettano e realizzano i software di ai o le grandi aziende del big tech che investono in essa).  

Uno sguardo diverso

«Una persona», precisa proprio Palmieri, «non è definita una volta per tutte dai propri errori. Vi è sempre un’opportunità di riscatto se si incontra qualcuno che ti guarda con uno sguardo diverso e ti offre una nuova possibilità. Certamente, poi sta alla persona, al carcerato approfittare delle opportunità. In questa prospettiva», aggiunge, «il digitale è un facilitatore per due motivi: non per tutti i mestieri del digitale occorre essere laureati in ingegneria, sono mestieri del presente e del futuro, professionalità di cui avremo sempre più bisogno, in questa nostra era digitale».

I mestieri del digitale

In particolare, il presidente del Cnel Renato Brunetta ha preso parte al primo dei tre panel del convegno, dedicato a “Insegnare i mestieri del digitale nelle carceri come strumento di riabilitazione”, insieme, tra gli altri relatori, ad Andrea Ostellari, sottosegretario del ministero della Giustizia. Il confronto ha avuto come suo punto centrale la realizzazione operativa dell’accordo siglato a giugno tra Cnel e ministero della Giustizia, per promuovere il lavoro e la formazione come strumenti di reinserimento sociale per le persone detenute.

«Il ruolo della formazione», secondo Brunetta, «è cruciale. I detenuti che partecipano a percorsi formativi sono ancora troppo pochi e troppo spesso si tratta di percorsi tradizionali, mentre il digitale ha una forte apertura al futuro. L’ottica di rete è la chiave di volta. Il Cnel può garantire il coinvolgimento sistematico dei tanti soggetti sociali che innervano il tessuto del nostro paese, che lo tengono unito, coeso, solidale». 

Obiettivo: recidiva zero

Brunetta sottolinea inoltre: «Dai dati sulla recidiva dei detenuti che hanno fatto formazione in carcere emerge che il risultato di tutto questo è la recidiva tendente a zero. E questo deve essere il nostro obiettivo: recidiva zero. Se ci riusciamo abbiamo fatto una cosa buona per il Paese. Noi teniamo in carcere 60 mila persone. La nostra Costituzione parla della funzione riabilitativa della detenzione ma questo non avviene. Lo Stato investe risorse, non riabilita e il risultato è che, quando queste persone escono, cadono in grandissima percentuale negli stessi errori del passato, se non in errori più pesanti. È la recidiva. Il bilancio tra costi pubblici della detenzione e benefici è drammaticamente svantaggioso. Si potrebbe dire che è un grande investimento per la criminalità».

La proposta

«Serve ragionare in termini di rete, per fare formazione per i detenuti per tutti e 190 gli istituti e non solo per alcuni, per offrire lavoro. Il Cnel ha cominciato a chiedere a tutti gli attori, a mondi diversi come quello delle imprese, del volontariato, ai sindacati, cosa facessero per le carceri, per fare in modo che non ci sia nessuna chiusura rispetto alla domanda».

Nel corso del panel sono stati presentati tre casi di aziende che utilizzano le tecnologie per promuovere la sostenibilità e l’impegno sociale e la visione che sta dietro questi ambiti di attività: Tiscali Italia, Cisco Italia e Digital360. 

Competenze digitali

Davide Rota, amministratore delegato di Tesselis, azienda nata dalla fusione di Tiscali e Linkem, ha parlato di «tre aree di opportunità ad oggi non totalmente coperte e che hanno portato ad attività interessanti con l’Amministrazione Penitenziaria». La prima è legata ad un «aumento esponenziale di apparati di telecomunicazioni che vengono sostituiti per un insieme di motivi ben prima di perdere il loro valore e che vanno ad intasare i magazzini degli operatori. Questa necessità ha portato alla creazione di 4 centri operativi in carcere, che nel corso di questi tre anni hanno visto il transito operativo di circa 100 persone.  Oltre ad avere avuto un lavoro all’interno delle strutture detentive, hanno ottenuto una formazione e delle certificazioni che hanno permesso loro di trovare un lavoro all’uscita». 

Necessità non soddisfatta di manodopera

La seconda è legata alla «necessità non soddisfatta di manodopera molto qualificata per la posa di reti in fibra e per le installazioni di apparati wireless. In questo ambito è stato effettuato il primo test da parte di Sirti nel carcere di Torino, attraverso un corso qualificato per l’ottenimento della certificazione di esperto di reti in fibra. Sono stati coinvolti 12 ragazzi in procinto di raggiungere il fine pena che sono stati immediatamente avviati ad un’attività all’esterno». 

Dal carcere esperti verticali

La terza fa riferimento alla «crescente necessità di esperti verticali in alcune attività digitali, prima fra tutte le attività di sicurezza informatica. Si stima che ad oggi in Italia manchino oltre 10mila persone in questo ambito».

Reinserimento lavorativo dei detenuti

Nel panel in primo piano anche l’esperienza di Cisco con le Cisco Academy nelle carceri, che lavora su persone senza esperienza preventiva, che, con la giusta attitudine e volontà, possono essere trasformate in esperti digitali. Se ne occupa Lorenzo Lento, calabrese, 64 anni. A Milano da oltre 40 anni, Lorenzo è uno dei primi docenti certificati della Cisco Academy d’Italia ed è il fondatore di Universo Cooperativa sociale, realtà nata per facilitare il percorso di inserimento lavorativo dei detenuti e che ha creato classi di informatica in diversi penitenziari italiani, tra cui Bollate.

Video aziendali 

Digital360 è infine una società benefit, attiva in 8 paesi. Il suo presidente, Andrea Rangone, ha seguito personalmente una azione volta a formare imprenditori del digitale partendo dalle carceri. Così, dopo un adeguato percorso di formazione, da due carcerati è nata la cooperativa Atacama, che fa video aziendali.

In apertura foto di ThisisEngineering RAEng per Unsplash. Nel testo foto per gentile concessione di Antonio Palmieri

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