Famiglia

Dalla Margherita arriva un ok. Un’Europa senza difesa è contro la pace

Il senatore Bedin risponde alle critiche dei pacifisti. E prende un impegno: "Nella carta europea ci sarà il ripudio della guerra".

di Redazione

Il movimento arcobaleno, o almeno una buona parte di esso, non l?ha proprio digerita: come è possibile battersi prima per la pace, innalzare la bandiera arcobaleno e poi aderire al progetto di un esercito europeo? E per non essere vaghi, il mirino delle accuse ha messo a fuoco un bersaglio politico preciso: la Margherita, monumento, dicono dal banco dell?accusa, all?opportunismo. Quando il vento gonfiava le bandiere arcobaleno, il centro del centrosinistra era contrario all?intervento unilaterale americano in Iraq, oggi invece, a cose fatte, sono pronti, con una brusca retromarcia, a sostenere l?idea di un?Europa con l?elmetto. Sull?home page del sito di Tino Bedin (Il collegio senatoriale di Tino Bedin), senatore padovano della Margherita, protagonista della battaglia contro la modifica della legge 185 sulla trasparenza nel commercio delle armi, lampeggia una scritta ?Pace da tutti i balconi?, che si alterna all?immagine della bandiera pacifista. Una dimenticanza del periodo del no alla guerra, oppure c?è dell?altro? Vita: Senatore, alcuni vi accusano di tenere con una mano la bandiera arcobaleno e con l?altra le pistole europee… Tino Bedin: La questione è un po? più complessa di come la si vuol dipingere. Di certo la nostra opzione pacifista non è in discussione. Vita: Sarà, ma voi, lo avete ribadito in più occasioni, siete favorevoli alla costruzione di un esercito europeo. Bedin: No. Vita: Mi sta dando uno scoop? Bedin: No. Il fatto è che non lo chiamerei esercito europeo. Meglio forza di intervento europea, o polizia europea. E badi che non si tratta di un semplice problema di denominazione. Dietro c?è il cuore della questione, ovvero la natura di questa nuova istituzione. Il termine esercito ci riporta indietro alla logica della difesa del suolo nazionale, o peggio ancora, dell?offensiva contro una potenza nemica da conquistare e sottomettere. L?obiettivo di questa forza continentale deve essere la pace. Se dovessi pensare a un modello, indicherei i caschi blu dell?Onu. Vita: Lo ha detto lei, esistono i caschi blu dell?Onu, esiste la Nato, esistono gli eserciti nazionali, ci sono gli americani che quando vogliono intervenire, partono senza chiedere tanti permessi. Come si inserisce la polizia europea in questo mosaico? Bedin: Quando nel 1999 si iniziò il percorso che ha condotto alla formazione di questo ?esercito? si mantenne l?opzione first Nato: ovvero l?Europa sarebbe intervenuta nelle aree di crisi solo in caso di assenza dell?Alleanza atlantica. Poi ci sono stati l?11 settembre, l?Afghanistan e la guerra preventiva in Iraq. Il panorama è cambiato. In gran parte del Pianeta gli americani non sono ben visti. Inutile nascondercelo. Non è quindi pensabile di consegnare a loro il compito di edificare la pace in questi contesti. La forza di intervento rapido continentale dovrà servire a questo: a favorire la pace nel Vecchio Continente e nel mondo, a fianco delle Nazioni Unite e in alternativa agli Stati Uniti. Vita: L?Italia metterà a disposizione 20mila uomini. Chi li pagherà. Già si parla di tagli al Welfare? Bedin: Negli ultimi anni le spese militari in tutto il continente sono andate calando, tranne che in Francia e in Gran Bretagna. La fine della leva obbligatoria libererà altre risorse. In ogni caso non dobbiamo illuderci: l?allargamento a 25 comporta dei costi e così anche la costruzione di una politica di difesa comune. Ma non tanto in armamenti o caserme, visto che comunque i 20mila soldati italiani non costituiranno un di più rispetto alle forze armate nazionali, di cui continueranno a far parte. La differenza la farà il grado di preparazione tecnologica. Dovremo iniziare a pensare che progetti come il satellite Galileo, nato a scopi commerciali, potrà essere impiegato al servizio dell?intelligence militare continentale. Vita: Se così non fosse? Bedin: Andremo incontro a tanti Iraq, con gli americani che fanno quello che vogliono e nessuno che possa offrire un?alternativa reale. E in Congo e Colombia, solo per citare due esempi, continueranno a scannarsi nel silenzio generale. Vita: Sicuri che il popolo della pace vi seguirà sulla strada che avete imboccato? Bedin: Le obiezioni e gli interrogativi che si pone una parte della società civile sono senza dubbio fondati. Li dobbiamo tenere in grande considerazione. Ma se vogliamo un?Europa che conti davvero sullo scacchiere internazionale non possiamo prescindere da una difesa comune, tenendo ben fermi i valori fondanti della Ue: pace e solidarietà. Vita: Ma nella bozza della Convenzione non compare il passaggio del chiaro ripudio alla guerra sull?esempio del nostro art. 11 della Costituzione. Bedin: Lavoreremo perché compaia questo riferimento. Ho paura però che la maggioranza del nostro governo, Fini in testa, remeranno contro. Vita: Un?ultima domanda: è davvero solo un sogno pensare a un mondo senza eserciti? Bedin: Questo è l?obiettivo a lungo termine. Oggi gli eserciti ci sono, e c?è n?è uno troppo più grande e preparato degli altri. Quello statunitense.


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