Cultura
Dalla Cina con furore: la bella storia del gatto Annibale
Trovare un gattino sul ciglio del fiume Fen, nel cuore della Cina. Innamorarsene a tal punto da portarlo a Milano. L'incredibile avventura del primo gatto venuto dalla Cina, con tanto di passaporto. Ce la racconta Cinzia Alibrandi che l'ha portato con sé dalla remota provincia dello Shanxi, sfidando la burocrazia cinese
di Marco Dotti
Quattro milioni di abitanti e non un albergo disposto a ospitarti. Nemmeno se paghi oro. Google non c'è, e non puoi chiedere a "lui". Facebook è un vago ricordo dell'Europa lasciata alle spalle. Nessun occidentale per strada, nessuno, tra i locali, che conosca l'inglese. Benvenuti a Taiyuan, capitale della provincia dello Shanxi, parte settentrionale della Cina.
Siamo nel luglio scorso e che cosa ci sia venuta a fare nello Shanxi Cinzia Alibrandi, scrittrice e insegnante, è presto detto: qui suo figlio insegna inglese. Lo insegna ai professori dell'università. Anche i professori lo sanno poco e male. Il governo allora ha deciso di avviare una campagna per l'apprendimento della lingua inglese tra le élites intellettuali della Cina e il figlio di CInzia ha colto l'occasione.
Il viaggio
Prese le ferie, anche lei è partita per la Cina. Armata dell'inseparabile smartphone sul quale "ho registrato la voce di mio figlio con le richieste base in lingua cinese: "dov'è l'Università? Dove trovo un ristorante?". Qui se non ti ingegni, ci spiega, "non fai un passo". E se "non impari le regole, il passo lo fai, ma indietro". Cinzia però le regole le ha studiate bene e l'ha avuta vinta.
Già non è facile spiegare alle autorità cinesi dello Shanxi che arrivi da Milano, dopo decine di ore di volo, solo per incontrare tuo figlio. Qui non sembra plausibile. Sembra una scusa, per coprire cosa non si sa. Ma funziona così. Nello Shanxi è tutta una procedura da seguire, un passare da un funzionario e da un timbro all'altro. Tutto scorre tranqullo, anche in questa parte di mondo.
Fino a che, a un certo punto della storia, entra in scena un gatto a complicare ancor di più le cose. Non un gatto qualsiasi, ma Annibale.
Così l'hanno chiamato Cinzia e suo figlio. Sembra facile a dirsi, ma qui i gatti non sono ben visti. Non li considerano animali da compagnia. Anzi, a stento li considerano animali. Se poi decidi di portare quel gatto con te e di imbarcarlo sul tuo volo non hai più qualche muro di burocrazia da scalare. Hai la Grande Muraglia. Andiamo con ordine.
Il salvataggio
Una di notte, ci racconta CInzia, "mio figlio torna da una serata universitaria con professori e amici e sente un miagolio presso il fiume Fen in un giardino prossimo all'università . Un gattino! L'indomani avrebbe fatto una fine terribile in quelle acque! Lo recupera e lo prende con sé. Sembra un batuffolo appena nato. Lo porta a casa e siamo corsi in un supermercato aperto 24 ore su 24 – qui ce ne sono molti – a prendere biberon e latte in polvere". Così è iniziata la storia di Annibale. E così è iniziata anche la corsa di CInzia e di suo figlio. Spiegare al veterinario che il gatto non era "da mangiare" è stata impresa ardua. Ma alla fine, la tenacia ha avuto la meglio e un primo alleato è stato conquistato.
Il nome
Si chiama Annibale, racconta Cinzia, "perché ha lottato contro truppe cinesi come il tosto generale che sconfisse i romani nella Seconda guerra punica. Nello Shanxi manca il concetto di animale domestico: il gatto, o lo mangiano o lo affogano. In uno Spar infinito, il cibo per gatti è relegato a un angolo di un piccolo scaffale".
A Taiyuan, per un occidentale la vita costa pochissimo,. Qui, ci racconta Cinzia, "si fa la spesa con qualche euro, eppure se ne spendono almeno venti per nutrire un gattino. Come dire: qui sei un lusso! Non si sceglie dove nascere: ma se Annibale è stato sottratto dalle acque torbide del fiume Fen, era scritto per lui un destino fortunato".
Quale destino è presto detto: " quel gattino doveva venire a Milano con me! Si preannunciava come un'impresa e lo è stata: proprio come per Annibale attraversare le Alpi e scendere a Roma".
La lotta con la burocrazia
C'è da lottare per i documenti. "A Taiyuan non avevano mai visto nulla di simile, rimasero increduli: vuole portare un gatto con sé? Sì, lo volevo. Ho così iniziato la corsa contro la burocrazia cinese. Ho trovato una gabbietta, convinto il veterinario – oramai nostro alleato nell'impresa – a trovare i due vaccini necessari e ho scoperto che anche per Annibale serviva un passaporto. Solo che nessuno sapeva come farglielo". Ai primi "no, non si può", Cinzia capisce che non c'è nulla da fare. Non c'è da insistere, urlare, lamentarsi. C'è da capire. E lei, legge alla mano, capisce che "invece si può". E alla fine, con suo figlio a fare da interprete, lo capiscono anche i funzionari: i gatto può andasene da Taiyuan e volare in Italia.
Poi c'è il volo. Il tratto Tayuan-Pechino è una passeggiata. Ma il volo Pechino-Milano si rivelerà ben più arduo. Nel frattempo, c'è da pernottare e "Annibale è venuto con me da clandestino, nel più famoso hotel della città", ci confessa Cinzia. Dopo di che è iniziata la guerra con la dogana. Il problema, a quel punto, non sembrava più il gatto ma la gabbia. "Ne abbiamo cambiate quattro, per l'ultima, mio figlio è stato costretto a correre da un capo all'altro dell'aeroporto di Pechino. Non è uno scherzo, chi conosce questo aeroporto sa che è come una città".
A ogni controllo, doganieri, sanitari, hostess imponevano che si cambiasse trasportino. Uno non era conforme alla norma X, l'altro alla norma Y, l'altro ancora non si sa bene se a xs o a Y. Sia come sia, Cinzia e suo figlio ci sono riusciti. Alla fine, Annibale sbarca a Malpensa.
Il gatto in scatola, il burocrate in gabbia
Quando le chiedo perché l'ha fatto, Cinzia risponde "per amore". Ma può voler tanto bene a un gatto da impegnarci risorse e tempo? "Sì, si può. Dostoevskij diceva che l'amore più puro lo si prova per coloro che in cambio non hanno nulla da offrirti se non il loro sguardo: bambini e animali. Forse non è sempre così. Forse per qualcuno non lo è mai. Di certo per me è stato così. Chi ama gli animali, non può odiare il mondo".
Oggi, Annibale vive a Milano. Ha una casa, due persone che lo adorano e ha pure il doppio passaporto cinese e italiano. Chissà se un giorno tornerà nello Shanxi. Per ora, si gode questo insolito Natale, con le stelle colorate, le luci e una temperatura che non è troppo diversa da quella della sua Tayuan.
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