Non profit

Dalla cella alla Giunta

Lucia Castellano, direttrice del carcere di Bollate, nella squadra di Pisapia

di Redazione

Dal problema, sempre all’ordine del giorno per chi si occupa di amministrazione carceraria, delle celle troppo piene, ai 35mila alloggi sfitti (tanti, almeno, quelli noti) che penalizzano le tensioni abitative di Milano. E poi ci sono le occupazioni abusive, i costi degli affitti spesso spropositati, le poche e carissime abitazioni per gli studenti universitari che vengono da fuori… Il vento che ha cambiato Milano con l’elezione di Giuliano Pisapia a sindaco ha sconvolto anche l’agenda delle priorità di Lucia Castellano, napoletana, 47 anni, avvocato, dal 2002 direttrice della Casa circondariale di Bollate (con vent’anni di esperienza maturati tra Alghero, Eboli, Napoli e Genova) e da venerdì 10 giugno assessore con deleghe a Casa, Demanio e Lavori pubblici del Comune di Milano.
Un incarico che pesa, e con tante questioni che richiedono risposte immediate. «L’accesso all’abitazione era al primo punto nel programma elettorale di Pisapia, è quindi un tema prioritario e non mi tirerò indietro, partendo dalla convinzione che ogni persona ha una sua dignità che va rispettata», sottolinea Castellano con la sua dialettica schietta, di una che «non è e non sarà mai una politica», piuttosto una persona «dedita a tempo pieno all’impegno sociale».
Da neofita, ammette di avere bisogno di un periodo iniziale per capire le competenze dell’assessorato, prima di partire con le azioni concrete. Cambia il ruolo, insomma, ma non certo il piglio e il pragmatismo della Castellano, che sotto la sua gestione ha portato quello di Bollate a essere “il” carcere modello in Italia. «Lì sono tutti tristi, tra i detenuti è scappata anche qualche lacrima», ammette, «e lo sono anch’io, del resto. Mentre i poliziotti si sentono orgogliosi». Sì, perché Bollate è da anni il punto di riferimento nell’amministrazione penitenziaria, al top per pene alternative, reinserimento lavorativo e attività per la cittadinanza (fiori all’occhiello il catering Abc, l’orto biologico Cascina Bollate, la cooperativa sociale di teatro Estia). Un carcere, quello di Bollate, che si trova proprio nella “terra di nessuno” tra l’ultima propaggine cittadina e l’area su cui sorgerà l’Expo, questione chiave su cui la Castellano ha cominciato a lavorare come direttore del carcere, e si ritrova ora come tema caldo in Giunta.
Ma perché Pisapia ha scelto proprio lei? «Ha voluto soprattutto gente della società civile, fuori dai giochi di palazzo. Per questo lo stimo molto, e ho accettato la nomina senza indugi», risponde. «Nel mio caso, le deleghe non hanno stretta attinenza con il mio lavoro di dirigente penitenziario, ma lui probabilmente ha apprezzato l’organizzazione che ho dato al carcere di Bollate», una sorta di grande casa che funziona solo se ognuno è cosciente e soddisfatto del proprio ruolo.
Rimpianti per il suo precedente lavoro? «Di sicuro mi mancherà. Sono comunque fautrice del “carcere in città”, ovvero del fatto che i luoghi di reclusione fanno parte del tessuto sociale cittadino», spiega. Come dire: nelle sedi di competenza non me ne dimenticherò. Nel frattempo, qualcuno bussa alla sua porta nello stesso momento in cui le squilla il telefono fisso. Lei mantiene la calma, sbuffa con il sorriso e accoglie le richieste. Non sarà un compito facile quello di gestire un assessorato così “in prima linea”. «Ma amo Milano, e so che posso tenermi ben stretto quello che mi piace di più di una città che mi ha adottato a pieno titolo», chiarisce la neoassessore campana, che oggi, con un divorzio alle spalle e nessun figlio, convive con un nuovo compagno. «Penso soprattutto al mio quartiere, il Ticinese (zona a sud di Milano, attraversata dai Navigli, ndr), che adoro perché è popolare, misto, pieno di vita sociale e di negozietti che resistono al passare degli anni».

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