Cultura

Dalla Cattolica un sos: attenti al Welfare spezzatino

Devolution e politiche sociali. Il documento-denuncia presentato all’assemblea dei vescovi

di Benedetta Verrini

La devolution non piace ai vescovi italiani? Di certo, aldilà dei titoli dei quotidiani, il mondo della sanità cattolica valuta con estrema preoccupazione la riforma varata dal parlamento. Ne è prova la rigorosissima relazione che Antonio Cicchetti, direttore amministrativo dell?università Cattolica e direttore del Policlinico Gemelli, ha svolto il 17 novembre alla 55a Assemblea generale della Cei. Prendendo le mosse dall?evoluzione legislativa che ha interessato il Servizio sanitario nazionale dal 1978 a oggi, Cicchetti ha descritto lo scenario odierno della sanità italiana e ha avvertito i rischi che la devolution potrà portare. Vediamo, dunque.

La riforma prevede che lo Stato possa continuare a legiferare in generale sulla tutela della salute, mentre alle Regioni spetterà la potestà legislativa su assistenza e organizzazione sanitaria. «Visto che la sanità viene definita come la cura della salute», ha puntualizzato nella sua relazione il direttore del Gemelli, «allora lo Stato dovrebbe avere competenza anche sulle linee generali della sanità, cioè sulla distribuzione e conseguente efficacia (e qualità) dei servizi al cittadino».

Se si attua davvero il principio di un federalismo solidale al servizio del cittadino, prosegue il ragionamento, allora è necessario garantire una pari accessibilità ed equità del cittadino alle cure, attraverso una riduzione delle liste d?attesa e un?attenuazione del divario tra Nord e Sud. Ma c?è un ma: mentre sul numero di prestazioni a cui i cittadini hanno diritto si può lavorare, «ci sono problemi a definire gli standard qualitativi», avverte il documento di Cicchetti, «per cui un cittadino di una regione può accedere a prestazioni di maggiore qualità rispetto allo stesso tipo di prestazioni a cui accede un cittadino di un?altra regione». E su questo, lo scenario del welfare regionale descritto, quasi nelle stesse ore, da una ricerca della Fondazione Zancan, dà piena ragione agli argomenti di Cicchetti. Pertanto, sulla devolution l?Assemblea della Cei ha espresso un monito molto chiaro: «Bisognerà porre la massima attenzione per contrastare la formazione di 20 servizi sanitari regionali», ha detto a chiare lettere il direttore del Gemelli.

«Un mezzo potrebbe essere quello che ogni anno con la legge finanziaria vengano fissati gli standard di servizio e i meccanismi di verifica. L?effetto auspicato è quello di un ?federalismo mitigato? che lasci allo Stato il ruolo di tutelare i diritti dei cittadini». Come realizzarlo? La risposta la offre la Costituzione stessa, spiega Cicchetti: «Si tratta di dare attuazione all?articolo 119 (commi 3 e 5) della Costituzione che prevede, in sede di allocazione delle risorse, un fondo perequativo (istituito con legge) e la destinazione di risorse aggiuntive e interventi speciali, proprio per l?effettivo esercizio dei diritti della persona, in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni (il riferimento è per i soggetti istituzionali che maggiormente faticano a garantire, soprattutto, i livelli essenziali delle prestazioni. Tra l?altro, per i soggetti inadempienti, è previsto il potere sostitutivo del governo, art.120, comma 2).

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