Sostenibilità
Dalla Borsa alla borsa della spesabLa finanza formato famiglia
il tema del mese
di Redazione
Fuga in massa dal risparmio gestito, riduzione della capacità di risparmio, più debiti e meno consumi. Vi raccontiamo la grande crisi vista dal punto di vista del consumatore. Che si trova a combattere una dura battaglia con le armi spuntate, dato che gli strumenti di tutela più importanti (class action, camera di conciliazione e arbitrato, ombusdam bancario) sono ancora fermi al palo di Christian Benna
S edicimila miliardi di euro. Non provate a scrivere le cifre, vi perderete in un mare di zeri. La stima (approssimativa) è di Standard&Poor’s. E sarebbe il fiume di denaro bruciato dalla finanza mondiale nel corso della crisi di questo nero 2008. Solo ad ottobre ne sono volati più di 5mila. Più semplice, anche se più astratto, tocca credere al Fondo monetario internazionale, che stima un calo del Pil dello 0,3% per tutte le economie avanzate.
Sulla carta sembra poco. Invece si tratta della prima contrazione del prodotto interno lordo dal dopoguerra, un calo che porterà fallimenti, disoccupazione, famiglie sul lastrico e se non un sorpasso, almeno un avvicinamento delle economie emergenti e con esso una nuova governance globale. Un fardello pesante come conseguenza di “un’estate” da cicale. E certamente troppo oneroso per i portafogli dei contribuenti. Perché la fattura che verrà recapitata nella buca delle lettere dei risparmiatori – anche quelli che al gioco della Borsa preferisco il Lotto – sarà decisamente salata. «La crisi esplosa negli ultimi mesi», spiega Paolo Fiorio del Movimento Consumatori, «mette a nudo alcuni dei principali difetti del sistema capitalistico. Diversamente da quanto accaduto in passato con i casi Cirio e Parmalat in Italia ed Ernon e Worldcom negli Stati Uniti, si tratta di una crisi globale e sistemica; non di enormi malefatte di questo o di quell’amministratore, ma del sistema stesso che scricchiola». Le cause? Fiorio non ha dubbi: «L’espansione dei consumi, la facilità nell’erogare crediti, la dimensione globale delle istituzioni finanziarie, la “turbo finanza”, la speculazione, la necessità di una regolamentazione leggera che non imbrigli eccessivamente gli operatori economici». Da qui il passo è breve per la degenerazione di un sistema che ha incoraggiato «l’indebitamento, dal mutuo della casa a quello dell’auto, per gli elettrodomestici, le vacanze» trasferendo poi il rischio in titoli tossici a spasso per il mondo. Il crac è arrivato anche qui da noi, in Italia, dove le banche sono dimagrite da inzio anno per 560 miliardi di euro.
«Non è sostenibile», continua Fiorio, «un eccessivo indebitamento delle famiglie quale motore per assicurare la crescita del sistema. La continua crescita economica dei Paesi ricchi non è sostenibile sia economicamente sia per i risvolti ambientali e sociali ad essa connessi». I governi hanno fatto muro contro la crisi. E hanno fornito liquidità a quasi tutte le banche vicine al collasso. «Un intervento necessario, ma il problema è che in Italia abbiamo dimenticato le famiglie. Il sostegno promesso finisce per dimenticare l’ultimo anello della catena, quei risparmiatori che sono il vero motore dell’economia».
Il terremoto nel salvadanaio
Chiusi gli argini della crisi finanziaria, ora toccherà fare i conti con l’alluvione per l’economia reale. Stretta del credito, consumi ridotto al lumicino. Gli italiani corrono al riparo. Continuano la fuga dal risparmio gestito, 70 miliardi di riscatti dai fondi comuni, per dirigersi in massa verso i conti correnti, titoli di Stato, conti deposito. La mappa del terremoto che scuote il risparmio degli italiani emerge chiara dall’ultimo bollettino di Bankitalia. In mezzo alla tempesta i cittadini abbandonando titoli che scottano, azioni e fondi comuni, forse anche troppo precipitosamente, per trovare porto sicuro in un mare di liquidità: buoni e depositi alla fine di giugno 2008 erano pari a mille miliardi e con incremento di 30 miliardi dall’anno precedente.
Tutti prodotti ultragarantiti, tranne i rendimenti. «Nell’ultimo mese i nostri conti correnti sono aumentati del 50%», dice Fabio Salviato , presidente di Banca Etica, «un trend che vale per tutti gli istituti piccoli e medi. Altri offrono conti depositi con rendimento molto alto, fino al 6%. Ma bisogna stare attenti. Questo non è un indice sempre positivo. Sta a testimoniare invece la debolezza dell’interbancario, le banche non si fidano, e sono incapaci di reperire liquidità». Il pessimismo serpeggia tra chi fatica ad arrivare alla fine del mese. Lo dimostra la ricerca presentata da Acri, in collaborazione con Ipsos, nel giorno della Giornata mondiale del risparmio. Il tenore di vita è peggiorato rispetto all’anno scorso per il 65% del campione intervistato. Un clima di sfiducia che si riflette nel futuro: il numero di coloro che riescono a risparmiare è solo del 34%, contro un 39% che consuma tutto il reddito disponibile. E un 27% si trova costretto a indebitarsi, anche se il 64% degli italiani ritiene che il credito al consumo sia più un rischio che un’opportunità.
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