Mondo

Dall’articolo 18 al caso Marco Biagi. Delitto sul lavoro

Una settimana drammatica, dalla vittoria dei falchi nel governo alla risposta frontale della Cgil, sino all’assassinio dell’economista consulente di Maroni.

di Riccardo Bonacina

Pallottole sull? articolo 18. Sulle lacerazioni e le urla contrapposte sulla riforma dello Statuto dei lavoratori, arriva il tonfo sordo di alcuni colpi di pistola, quelli che hanno lasciato sul selciato di una via di Bologna, il professor Marco Biagi, economista e consulente di Maroni e uno degli autori del Libro bianco del governo. Un epilogo tragico. Il servizio di copertina di Vita doveva essere dedicato alle mille questioni vere che riguardano la vita di chi lavora, e di chi il lavoro non ce l?ha. Per questo lo avevamo titolato ?Cosa c?è oltre il 18?, riferendoci a quell?articolo 18 che è diventato una bandiera per un governo che neppure lo aveva previsto nel programma, e per un sindacato che, anni fa, aveva chiesto di esserne esente. Avevamo costruito un servizio per andare oltre il simbolo, la bandiera nota come articolo 18. Ma mentre questo numero stava per essere chiuso in tipografia (la sera di martedì 19 marzo) è arrivato il tonfo sordo di alcuni colpi di pistola, quelli che hanno stroncato la vita di Marco Biagi, oggi consulente di Maroni così come lo era stato di Treu con il quale aveva lavorato intorno all?idea di uno Statuto dei lavori. Un epilogo tragico a un crescendo di contrapposizioni strillate su un simbolo, intorno a una bandiera. A cominciare dal Consiglio dei ministri di venerdì 15, che ci ha proposto un Berlusconi ruggente: la piazza non ci fa paura, e chi sciopera, sibila, lo fa contro il futuro dei propri figli. Eppure sino a qualche giorno prima la linea era un?altra. Sino al vertice notturno di martedì 12, la linea era quella dello stralcio e della trattativa con i sindacati. Ce lo aveva confermato lo stesso ministro Maroni il pomeriggio di quel venerdì, affacciandosi nella sede di Vita per una visita informale, prima di raggiungere Roma per un vertice finito alle 2,30 di notte. Un piccolo ribaltone ministeriale che zittisce l?ala ?trattativista? del governo e che ha visto prevalere, ancora una volta, il partito della Confindustria. Infine, più forti e definitivi di ogni polemica e di ogni calcolo, alle 20,35 di martedì 19, i colpi di pistola di un commando ancora ignoto. Le pallottole di chi non ha nessuna intenzione di ?andare oltre il 18? e che, uccidendo un uomo intelligente e libero come Biagi e negando l?inviolabilità della vita, di ogni vita, uccide la possibilità stessa di trasformare le cose, di migliorarle, e di occuparsi della realtà, dei problemi veri di chi lavora o di chi il lavoro ancora non ce l?ha. Uno che fino all?ultimo ha sperato nella ragionevolezza e nell?amore alla realtà è il presidente delle Acli, Luigi Bobba. La sua amarezza è totale: «Nel governo c?è stata un?assenza di strategia: manca un disegno di medio periodo per una riforma organica di tutte le regole del mercato del lavoro e per riscrivere, con le parti sociali, un nuovo Codice dei diritti del lavoro. Questa carenza ha fatto così che si volesse un articolo-bandiera, come il 18, alla delega del lavoro. Una riforma che non c?è nel programma del Polo né nel Libro bianco e che era stata oggetto di referendum non più di 2 anni fa». Proprio a lui, pochi giorni fa, Marco Biagi aveva consegnato un commento al Manifesto dei lavori che le Acli avevano lanciato come documento per un dibattito meno cieco. I due, Bobba e Biagi, non avevano smesso di appellarsi affinché fosse trovata «una via di mezzo sull?articolo di 18, una via mediana che potesse smussare le rigidità dei falchi dei due schieramenti, quello governativo e quello sindacale». Pubblichiamo in queste pagine una sintesi di quel Manifesto e il commento di Marco Biagi . è il nostro invito ad andare ?oltre il 18?, ad andare verso la soluzione dei problemi veri che sono tanti. Seguiteci in queste pagine. 30% Sono i lavoratori italiani privi di garanzie. In nero o, semplicemente, atipici. Di essi fanno parte il ?popolo delle partite Iva?, gli interinali, i collaboratori coordinati e continuativi. Quale occupazione Il tasso di occupazione del nostro Paese, pari al 53% circa, è notevolmente al di sotto della media europea, che invece è attestata intorno al 63%. E per le pari opportunità la situazione è peggiore: il nostro tasso di occupazione femminile è inferiore del 14% a quello medio dell?Unione europea. Mentre la nostra disoccupazione di lunga durata, che si attesta a quota 8,3%, è quasi doppia di quella continentale, pari al 4,9%. Formazione,ma non per tutti Solo il 30% dei lavoratori italiani ha accesso a iniziative di formazione continua. Eppure si dice che sia la carta vincente per il futuro.


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