Mondo

D’Alema: all’Iraq sostegno politico ed economico

Il ritiro entro il 2006

di Paolo Manzo

Il ministro degli Esteri Massimo D’Alema in missione lampo a Baghdad ha confermato che l’Italia ritirerà i suoi soldati dall’Iraq entro la fine del 2006. «La presenza militare italiana in Iraq si concluderà entro la fine di quest’anno», ha confermato in una conferenza stampa con il suo omologo iracheno Hoshyar Zebari. D’Alema è arrivato mercoledì mattina in Iraq, due giorni dopo l’attentato contro il nostro contingente che è costato la vita al Caporal Maggiore Alessandro Pibiri. «La missione militare italiana sta per concludersi e, nel corso dei prossimi mesi, le nostre forze torneranno in Italia», ha detto il ministro, sottolineando la ferma intenzione del governo di collaborare con l’Iraq nel campo politico ed economico. Al suo arrivo a Baghdad, avvenuto nelle prime ore del mattino, D’Alema ha partecipato ad una cerimonia per ricordare Nicola Calipari che si è svolta nel complesso dell’ambasciata italiana nella zona verde della capitale irachena. Di fronte al picchetto dei carabinieri schierato, D’Alema ha deposto una corona di fiori sotto una lapide dorata con il nome dell’agente del Sismi ucciso durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. D’Alema è rimasto in raccoglimento di fronte alla lapide, mentre suonavano le note del Silenzio e della Canzone del Piave. Subito dopo il ministro degli Esteri ha telefonato al gen. Nicolino Madeddu, comandante della Brigata Sassari. Nella telefonata con Madeddu D’Alema ha chiesto informazioni sulle condizioni dei militari rimasti feriti nell’attentato dell’altro ieri e ha ribadito la sua vicinanza e la sua solidarietà alle forze armate italiane. Il titolare della Farnesina ha precisato che «il ritiro avverrà gradualmente e in consultazione con le forze irachene e della coalizione», in modo da non creare un vuoto di sicurezza nella provincia di Dhi Qar, della quale Nasssiriyah è la capitale, dove sono di base i nostri soldati. «Lasciando da parte, per il momento, le questioni relative alla legittimità della guerra, tutti i democratici non possono che mostrare interesse e sostegno per la democrazia irachena», ha spiegato D’Alema. L’Italia progetta di ridurre il numero dei suoi soldati in Iraq da 2.700 a 1.600 entro giugno e di rimpatriare il resto entro la fine dell’anno. Le forze armate italiane hanno avuto «un ruolo molto importante nel garantire la sicurezza in Iraq e noi saremo sempre grati all’Italia». Con queste parole il primo ministro iracheno, Nuri al Maliki, ha espresso al ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, la gratitudine del suo popolo per la missione Antica Babilonia. Maliki ha osservato che la parte meridionale dell’Iraq, dove sono presenti le truppe italiane, in questo momento è quella che riesce a garantire «le condizioni di maggiore sicurezza». Anche per questi motivi il piano italiano è «pienamente compatibile» con il programma iracheno, ha detto il premier. Il ministro degli Esteri ha incontrato nel pomeriggio, nel Kurdistan iracheno, a Suleimanyia, il presidente della Repubblica Jalal Talabani, il quale, al termine del colloquio con Massimo D’Alema, ha giudicato con favore la politica che l’Italia si appresta a mettere in atto. «In linea di principio l’Iraq è a favore del ritiro di tutti gli eserciti dal suo territorio ma bisognerà aspettare che l’Iraq abbia le forze di sicurezza sufficienti. E in questa direzione tutti i ritiri dovrebbero avvenire secondo il modello italiano». Nell’incontro con il presidente iracheno, il titolare della Farnesina aveva confermato ciò che era stato detto negli altri vertici tenutisi in mattinata, ribadendo che il «il ritiro delle truppe avverrà in modo graduale e che l’Italia si impegna a sostenere l’Iraq dal punto di vista economico e politico». Da Suleimanyia Massimo D’Alema è ripartito alle 18.30 ora italiana per Roma, al termine della sua visita in Iraq.


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