Dal Sud si va via, a Matera qualcuno resta. Sarà l’effetto cultura?

di Vittorio Sammarco

Dal Sud si è ripreso ad emigrare. Lo dice il Rapporto Svimez presentato il 30 luglio che dà un numero assai allarmante: tra le persone che sono partite (oltre 1milione 667mila) e quelle rientrate (923mila) il Mezzogiorno ha perso 744mila residenti, di cui 526mila under 34 e 205mila laureati.

Eppure c’è chi racconta una storia diversa. Sergio Fadini, pure meridionale, che però narra di una città dove si può ancora ipotizzare di fermarsi per viverci, dopo averla conosciuta, visitata e amata.

“A Matera si va, si torna, si resta” (Altrimedia Edizioni), è il libro che sarà presentato nella città dei sassi il 7 agosto ore 19.30, a Piazza S. Giovanni. Eppure no, non è tutto oro, anzi, i giovani materani lo sanno bene, e non s’illudono.

Ma la scommessa di Matera 2019, il ritorno alla progettualità, alla interazione tra cultura e impresa, alla formazione come asse vincente, alla innovazione e all’impegno civico, sociale, culturale, mette in gioco risorse e intelligenze forse finora rimaste sopite in uno scetticismo rassegnato che ha pervaso tutto il Sud. “Si inizia a credere che studiare non paghi più – scrivono sempre quelli della Svimez – alimentando così una spirale di impoverimento del capitale umano, determinata da emigrazione, lunga permanenza in uno stato di disoccupazione e scoraggiamento a investire nella formazione avanzata”.

Ecco, da qui a dire che Matera 2019 può essere un modello, di sicuro ce ne corre. Eppure, nel resto del Mezzogiorno, quel faro potrebbe funzionare almeno da guida per un riscatto atteso da troppo tempo.


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