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Dal Sinodo appello per il Congo

In una lettera indirizzata all'arcivescovo di Bukavu, i vescovi del continente chiedono alle autorità civili di intervenire per proteggere la popolazione e riportare la giustizia

di Redazione

Un forte appello appello per fermare la violenza nella Repubblica democratica del Congo. A lanciarlo sono i vescovi riuniti a Roma per il Sinodo per l’Africa. Lo hanno fatto in una lettera di solidarietà indirizzata a mons. Francois-Xavier Maroy Rusengo, arcivescovo di Bukavu, che ha dovuto abbandonare il Sinodo per essere vicino ai fedeli della sua diocesi vittima di attacchi e violenze.

Alle «autorità civili legittime» i vescovi chiedono «di fare tutto il possibile per il ripristino dell’ordine nella giustizia, al fine di instaurare e di garantire la pace, indispensabile per una vita normale a quell’amata popolazione».

Nella notte tra il 2 e il 3 ottobre, uomini in divisa militare hanno sequestrato due sacerdoti e un seminarista della parrocchia di Chierano. Dopo averli malmenati e derubati ed aver appiccato il fuoco alla residenza del parroco, hanno preteso un riscatto di 5000 dollari per liberarli. Un attacco analogo è stato sferrato nella notte tra il 5 e il 6 ottobre contro il convento dei fratelli Maristi di Nyangezi, a 25 chilometri a sud di Bukavu, e il dormitorio scolastico dell’Istituto Weza, gestito dai religiosi.

«A nome di tutta l’Assemblea» si legge nella lettera firmata dai presidenti del Sinodo e dal Segretario Generale, insieme ai Vescovi della Repubblica Democratica del Congo presenti in aula «vi esprimiamo la nostra solidarietà fraterna».

La lettera si conclude con l’appello ai responsabili civili della nazione affinché siano restituiti «all’arcidiocesi di Bukavu, alla regione dei Grandi Laghi e a tutta l’Africa» «giorni tranquilli e una vita serena».

Ieri, nel suo intervento al Sinodo, mons. Nicolas Djomo Lola, vescovo di Tshumbe, presidente della Conferenza episcopale della Repubblica democratica del Congo, ha condannato «le guerre e le violenze imposte alla Rdc». «Dobbiamo svelare le menzogne e i sotterfugi utilizzati dai predatori e da coloro che ordinano queste guerre. Il tribalismo evocato incessantemente per giustificare queste guerre non è altro che un paravento. La diversità etnica viene strumentalizzata come pretesto per saccheggiare le risorse naturali».

«La comunità internazionale» ha proseguito «non fa molto per mettere fine a queste violenze, interessandosi solo di sfruttare le risorse naturali. Si limita a curare le conseguenze della guerre invece di combattere le cause». Per il vescovo, «in un mondo globale dovrebbero essere concertate delle azioni comuni per permettere all’Africa di vivere in pace e svilupparsi. E’ urgente condannare i signori delle guerre altrimenti diventeremo loro complici».

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