Non profit

Dal servizio civile al lavoro, ecco le possibilità

Il tavolo degli enti di servizio civile di Torino e provincia, le istituzioni locali e l'osservatorio sull'economia civile della Camera di commercio torinese orgenizzano oggi un covegno sul tema delle prospettive occupazionali post servizio.

di Daniele Biella

“Il Servizio Civile aiuta a entrare in relazione, acquistare coraggio per le decisioni future: mi piacerebbe fare Servizio Civile tutta la vita…”.  Peccato che il Scn, Servizio civile nazionale, sia nel periodo di crisi più buia dei suoi 11 anni di storia a causa dei tagli governativi ai fondi. Peccato perché il valore aggiunto di quest’esperienza che ha portato almeno 300mila ragazzi a dedicare un anno alla cura dell’altro in tutte le sue forme è reso ancora più chiaro dalla nuova ricerca messa a punto dall’Osservatorio sull’economia civile della Camera di commercio di Torino in collaborazione con la Tavola regionale degli enti piemontesi di servizio civile, che viene presentata oggi 6 novembre a Torino, alla presenza di vari esponenti istituzionali e della società civile, tra cui il sindaco Piero Fassino,  i rettori dell’Università degli studi e del Politecnico di Torino, il presidente della Provincia Antonio Saitta, l’arcivescovo di Torino monsignor Nosiglia e Aldo Romagnoli, presidente Comnfcooperative torino.

“Servizio civile e lavoro. Costruire il proprio futuro oggi: è possibile?”. Questo il titolo dell’incontro, in cui i protagonisti sono proprio i volontari in servizio civile: sono 700 oggi quelli attivi in provincia di Torino, mille in regioen Piemonte, ma sono decien di migliaia le persone che si sono avvicendate dalla nascita del servizio civile volontario. Ben 313 di loro hanno risposto all’indagine dell’Osservatorio, che ha potuto così raccogliere e poi diffondere quello che i giovani che hanno svolto il servizio pensano in primis sulle opportunità post Scn. I risultati della ricerca sono molto interessanti, perché mettono in luce le reali motivazioni che spingono i giovani ad aderire al servizio civile e quello che l’esperienza lascia loro in termini di progettazione del proprio futuro.

Mettersi alla prova: questa è la motivazione prevalente, con il 71% delle preferenze, per chi sceglie di presentare domanda per l’anno di servizio civile volontario; segue con il 60%, l’opzione ‘fare un’esperienza di lavoro’, oppure ‘orientarmi rispetto a un futuro lavoro’ (49%), mentre poco importante è la connessione tra servizio civile e propri percorso di studi. Una volta completato l’anno di servizio, invece, alla domanda se l’esperienza è stata utile il 67% ha espresso parere più che positivo, avendo come primo feedback la propria crescita personale (70% delle risposte) e il miglioramento delle capacità di relazione (58%).

La seconda parte della ricerca si sofferma poi sul post servizio civile dal punto di vista del lavoro, ovvero la situazione in cui si trovano i giovani alcuni mesi dopo aver terminato il servizio: il 25% di loro ha trovato occupazione presso l’ente dove ha prestato servizio, mentre un’altrettanto 25% ha ripreso gli studi. Il 14% ha trovato lavoro nel campo affine a quello del proprio ambito di servizio civile, mentre solo il 4% dice di avere ripreso il lavoro di prima. Dal punto di vista di chi non ha un lavoro, inoltre, risalta il fatto che l’ambito di ricerca del nuovo lavoro è quello connesso al servizio (18%), mentre il 13% cerca lavoro in ogni settore.

Infine, un’ulteriore aspetto della ricerca dell’Osservatorio riguarda la situazione personale rispetto al ‘progettare il proprio futuro’: ebbene, il 41% si dice ‘impegnato per costruire il futuro’, il 32% rivela di essere in una situazione di incertezza, il 19% è contento della propria situazione. Conclude il quadro chi ‘ha un lavoro ma cerca di meglio’ (4,5%) e chi ‘non è nel momento giusto per fare progetti’ (3,5%).

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