Famiglia

Dal podio alla fabbrica

Tre medaglie d’oro, 22 titoli italiani, due record e per 60 volte in maglia azzurra. «Per lo sport ho rinunciato a tutto. È stato un errore». Adesso fa l’operaia alla Zanussi

di Rosanna Schirer

Se da una parte a fine carriera, il 20% degli atleti trova una collocazione molto privilegiata nel mondo del lavoro, tutti gli altri restano nell?incertezza. Alcuni, o meglio i più fortunati e abili, quelli che hanno un talento anche per insegnare ai giovani, continuano con immutata passione a lavorare nelle federazioni sportive che li hanno resi famosi; altri dedicano la propria esperienza alle istituzioni impegnandosi nel campo politico; altri ancora, ?creano? attività dove commercializzano articoli sportivi.
Ma tutti gli altri atleti, molti dei quali hanno reso ?grande? il nostro Paese, che fine fanno? Tra gli esempi più significativi ecco quello di Agnese Possamai, classe 1953, nata in provincia di Belluno, fin da giovanissima operaia in una fabbrica poco distante da casa. E nel ?77 quando inizia a correre e il figlio Simone ha ormai compiuto due anni. Soprannominata ?Mammina volante?, specializzata nei 3.000 mt., in 14 anni di agonismo ai massimi livelli, dopo aver chiesto (ed ottenuto) un un paio d?anni di aspettativa prima di lasciare definitivamente il suo posto di lavoro, conquista 22 titoli italiani, stabilisce due record, veste 60 volte la maglia azzurra e si aggiudica pure 3 medaglie d?oro ai campionati europei. Prima di passare alla maratona, partecipa anche alle Olimpiadi di Los Angeles, quelle boicottate per intero dal blocco sovietico (dove si classifica decima nei 3.000 mt.). In quegli anni le mezzofondiste italiane sono davvero un bel gruppo: oltre alla Possamai ci sono campionesse come la Dorio, la Cruciata e la Gargano con le quali si confida. «A loro dicevo sempre che non sarei più tornata a lavorare in fabbrica. Ma ora credo sia sbagliato non pensare al futuro. Per correre ho lasciato il lavoro, ho rinunciato a più di 12 anni di contributi e quando si è giovani non si pensa alle assicurazioni private. Gli altleti come i militari giurano fedeltà alla nazione, ma a fine carriera nessuno li aiuta e restano solo i bei ricordi». Un commento acido ma indiscutibile: Agnese ha lasciato le piste nel ?92 in seguito ad una diagnosi medica sbagliata.
Da allora contina a vivere nel suo paese natale, Lentai, ed è tornata a lavorare in fabbrica. Alla Zanussi, la stessa dove lavora anche il figlio Simone.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.