Mondo
Dal petrolio alloppio. Così hanno ucciso questo paese che amo
Intervista a Giulietto Chiesa, profondo conoscitore dell'Afghanistan
Giulietto Chiesa quest?estate aveva ha scritto due libri: sul primo, Genova e il G8 (Einaudi), fino a un mese fa, puntava molto. L?altro s?intitola Afghanistan anno zero ed è il frutto di anni di ricerche e viaggi a Kabul e dintorni, ma lo sta per pubblicare una piccola casa editrice, la Guerini, e perfino l?autore credeva sarebbe passato semi-inosservato.
Lo intervistiamo, ovviamente, su quest?ultimo, acciuffandolo al volo, in aeroporto, a Roma, dove sta partendo per Mosca, una sorta di seconda casa per questo giornalista e inviato di lungo corso de La stampa che del comunismo e dei paesi dell?Est ha raccontato tutto: ascesa, declino, crollo e rovina seguente al crollo. Mosca, però, stavolta sarà solo una tappa nel suo viaggio: la meta finale è Kabul. Chiesa sta per andarci con la stessa calma arguta che gli abbiamo visto stampata in faccia a Genova, in mezzo agli scontri.
Vita: Che Afghanistan troverai o meglio ritroverai? E i Talebani chi sono? I cattivi del ventunesimo secolo?
Giulietto Chiesa: In Afghanistan, dove ora sto per tornare, sono stato l?ultima volta in febbraio-marzo ed ho avuto la netta sensazione che il regime dei Talebani fosse in grave difficoltà. Prima di allora c?ero stato nel 1996 e la cosa che mi aveva impressionato di più era proprio questa: il paese viveva nelle stesse, misere e terribili condizioni nelle quali lo avevo lasciato. Un paese dunque raso al suolo sia dal punto di vista morale che materiale. Il consenso per il regime dei Talebani è via via scemato, anche i rapporti con il Pakistan si erano deteriorati da tempo, quelli con gli americani erano già interrotti. Inoltre, la resistenza dell?Alleanza del nord, guidata da Massud, si faceva via via più insidiosa. Ma una cosa deve essere chiara: il regime dei Talebani non si sarebbe potuto mai insediare se dietro di loro non ci fossero stati i pakistani con le loro armi e i loro servizi segreti e dietro ancora una formidabile serie di interessi strategici degli Stati uniti. Tra questi, il principale era senz?altro quello di tagliare fuori la Russia dal grande serbatoio di petrolio del Mar Caspio seguendo un canale che, appunto, estromettendo i russi, favorisse afgani e pakistani. Interesse primario di due delle grandi ?sette sorelle? del petrolio, la Delta Oil (arabo-saudita) e la Uno Call (interamente Usa). Dell?oleodotto, dal costo di due miliardi e mezzo di dollari, fu iniziata la costruzione, con il consenso dei Paesi citati prima, nonché del Turkmenistan, visto che doveva passare anche sul suo, di territorio, per arrivare poi in Afghanistan, vicino Erat, e scendere poi giù in Pakistan, per sbucare nel Golfo Persico.
Vita:E com?è finita?
Chiesa: Che i Talebani non sono riusciti a tenere sotto controllo tutto il loro territorio e così l?affare è sfumato. Inoltre, vi è tutta la questione (che descrivo con dovizia di particolari, nel libro) dei proventi del traffico di droga, consistenti in circa 250 tonnellate l?anno di oppio che è stato coltivato in territorio afgano prima dai Muhaijddin e poi dai Talebani, con gravissime responsabilità dell?agenzia Onu sui narcotici, diretta da Pino Arlacchi, che ne ha finanziato il commercio. Vi sono prove inconfutabili di questi traffici, come pure del riciclaggio dei proventi del traffico di droga e di armi transitato per l?Afghanistan per un valore stimabile in 10 miliardi di dollari, come spiega in uno studio fondamentale, Talebani, il grande gioco, l?analista pakistano Abdul Rashid.
Vita: E dunque quali potenze vi sono dietro ?il grande gioco?che si è svolto sinora in Afghanistan?
Chiesa: Il Pakistan senz?altro, punto di passaggio di soldi, armi e droga che transitano in Afghanistan, gioco condotto in particolare dal servizio segreto pakistano, e poi, naturalmente, gli Usa. Ma vi è anche un?altra fondamentale e importantissima responsabilità, quella delle banche (svizzere, di altri paesi europei, anche italiane, e americane) che permettono la circolazione di 10 miliardi di dollari l?anno i quali poi finiscono nelle varie società off shore. Del resto, è accertato che su un volume di scambi generale che supera i mille miliardi di dollari, 60/70 miliardi di dollari sfuggono a ogni controllo. Si tratta dei soldi della droga e delle armi e del loro riciclaggio, che avviene nelle principali e più importanti banche d?affari del mondo. Basta seguire i soldi, il loro odore, e si risale ai criminali.
Vita: Cosa pensi del ruolo Usa nel sovvenzionare il fondamentalismo islamico in funzione anti Urss?
Chiesa: Certo, il fondamentalismo islamico è stato usato dagli Usa per abbattere l?Urss, ma è molto più antico dell?America e dello stesso Occidente. Del resto, è tutto l?Islam che, inferiore per tecnologia, è di certo più profondo e più radicato per pensiero e per cultura del nostro mondo. In ogni caso, la tesi dello scontro di civiltà è grave e pericolosa: decisivo sarebbe invece riconoscere la pluralità del mondo, la sua diversità attraverso rapporti internazionali giuridicamente regolati con leggi che valgono per tutti e non attraverso la legge del più forte, come pretendono gli Usa. La comunità internazionale ha invece a disposizione poteri deboli e risibili, come si vede dal silenzio dell?Onu.
Vita: Ma quali sono, a tuo parere, le responsabilità profonde del ?nostro mondo? in questa crisi?
Chiesa: Non è qualcosa d?altro o di diverso da noi quello che è successo, ma un pezzo del nostro mondo che è impazzito. Vorrei dire tre cose. La prima è che è ?nel nostro mondo? che vivono i terroristi, uomini disposti a tutto e con una terrificante voglia di disciplina e di fanatismo, ma che sono uomini molto più occidentali e occidentalizzati di quanto pensiamo. La seconda è che noi occidentali abbiamo costruito un mondo troppo diseguale per poter vivere in pace. L?Occidente ha cercato di imporre il suo marchio di fabbrica a tutto il mondo e gli Stati uniti in particolare si sono convinti di poter imporre il loro modello all?intera umanità, come se stesse per nascere un ?secolo americano?. Che totale follia! Come può pensare un sesto del pianeta di poter imporre la sua volontà a tutto il mondo? La terza cosa che voglio dire è che se è vero che tutta la gioventù del mondo vorrebbe vivere a New York, cosa succederà se le genti del mondo non possono o non vogliono vivere come a New York?
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