Welfare
Dal paternalismo alla consapevolezza. Le sfide del nuovo welfare
L’attuale crisi pandemica rappresenta al contempo una sfida ed un'opportunità per le società sviluppate. La risposta è riposta nella nostra capacità di concepire azioni e politiche di cooperazione ed inclusione sociale indirizzate a ravvivare tutte quelle qualità ed energie positive che ognuno di noi porta con sé
Nell’ambito delle politiche di welfare da tempo ormai si discute sulla necessità di superare una logica meramente assistenziale e “prestazionistica” tipica di quel welfare redistributivo, che ancor oggi caratterizza gran parte dell’agire di molti policy makers e operatori sociali e sanitari.
Si tratta, in sostanza, di pensare a forme inedite di accompagnamento di quei diritti che il mercato tende a rimuovere, in favore di politiche innovative che abbiano un forte impatto generativo, ovvero finalizzate al superamento di quelle forme assistenziali non più sostenibili dal punto di vista economico-sociale ancorché prive di un corrispettivo di consapevolezza, responsabilità ed impegno da parte del beneficiario.
Occorre pertanto superare un paradigma basato sul semplice raccogliere e redistribuire risorse e mirare ad una visione ispirata da politiche e metodologie di intervento che siano fondate sulle capacitazioni (capabilities), secondo Amartya Sen, ed orientate all’empowerment.
Con l’espressione capabilities, Sen intende far riferimento alle concrete opportunità di acquisire funzionamenti di rilievo, ossia la libertà di scegliere fra una serie di vite possibili: “nella misura in cui i funzionamenti costituiscono lo star bene, le capacitazioni rappresentano la libertà individuale di acquisire lo star bene”.
Ciò a significare che, per Sen, sono tanti i fini e gli obiettivi che ciascuno può legittimamente ricercare, tutti appartenenti alla sfera meramente individuale. Sono, quindi, esenti da valutazioni in ordine al perseguimento di obiettivi di giustizia sociale. Le capabilities sono, invece, una pluralità di opportunità e di diritti che rendono l’individuo maggiormente consapevole e responsabile delle proprie scelte. Difatti il grado di uguaglianza di una società dipende dal set di opportunità garantite a ciascuna persona ad acquisire una serie di capacità determinanti per godere di un’adeguata qualità della vita o “well-being” generale.
In sostanza, si avverte la necessità di orientare le prestazioni di welfare, come ad esempio quelle indirizzate alla tutela della salute individuale e collettiva e quelle miranti all’assistenza sociale. Non è più sufficiente l'azione su variabili di output (ad esempio il numero di esami diagnostici effettuati in un ospedale pubblico); outcome (ad esempio il numero di anni di vita ponderato per la qualità guadagnati a seguito di un intervento); o comportamentali (ad esempio l'aumento della probabilità di smettere l'abuso di alcol a seguito di una tassa sul consumo). Si rende perciò necessario agire sulle opportunità e sull'aumento della consapevolezza in ordine alle conseguenze delle scelte individuali.
In questo senso le politiche di prevenzione assumono un'importanza particolare: il loro disegno non può non essere sempre più orientato all'integrazione con interventi riguardanti altre sfere di azione, come ad esempio quelli rivolti alla tutela dell'ambiente, all'aumento dei livelli di istruzione ed all’inclusione sociale.
L’ attuale crisi pandemica rappresenta al contempo una sfida ed un'opportunità per le società sviluppate. Per il superamento di essa si richiedono non solo interventi tesi allo sviluppo ed all'implementazione di nuovi trattamenti e tecnologie innovative, o all’aumento della disponibilità di test diagnostici, o all’imposizione di sanzioni nei confronti di quanti non indossano il dispositivo di protezione, ma anche modelli di presa in carico e, più in là, di politiche atte ad accrescere la consapevolezza delle conseguenze dei propri comportamenti e quindi l’assunzione di responsabilità che ogni singola persona ha nei confronti di se stessa, dei propri familiari ed, in generale, dell'intera collettività.
Ciò rappresenta probabilmente la risposta migliore che nell'attuale contesto le nostre società possono dare, soprattutto in chiave di riduzione delle vulnerabilità e delle diseguaglianze sociali, economiche e culturali. Queste, al di là delle poco rassicuranti stime sulla contrazione che i tassi di crescita economica subiranno, rappresentano il vero dramma che la pandemia ci obbliga ad affrontare.
La risposta è tutta riposta nella nostra capacità di concepire azioni e politiche di cooperazione ed inclusione sociale indirizzate a ravvivare tutte quelle qualità ed energie positive che ognuno di noi porta con sé, perseguendo una concreta visione di società moderna che abbia come presupposto ed elemento fondante la centralità della persona.
*Ricercatore, Istituto Superiore di Sanità – Professore di Politica economica ed Economia applicata, St Camillus International University of Health and Medical Sciences
**Sociologo
In apertura foto di Kevin Amrulloh from Pixabay
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