Cultura

Dal Museo Egizio c’è solo da imparare

È il prototipo del museo aperto, che cerca di aprirsi a un nuovo pubblico per svolgere a pieno la sua funzione. Per Tripadvisor è il più amato dagli italiani. Ed è anche quello che sta avendo le migliori performance di crescita di incassi. Tutte cose che Giorgia Meloni non sa...

di Giuseppe Frangi

Christian Greco è un bravo direttore di museo. Credo ci siano pochi dubbi su questo. Lo dicono i numeri ma certamente non solo quelli. È un direttore che ha un’idea a 360 gradi di cos’è un museo. Si preoccupa dei numeri, dello sbigliettamento e quindi anche delle entrate. Ma poi ha ben presente la funzione civile di un museo, che nessun numero può rappresentare. Sa che è un’istituzione la cui mission è la valorizzazione del patrimonio e in particolare la ricerca. Se la ricerca si ferma perché si bada solo ai numeri, il museo finisce con perdere la sua capacità di spinta culturale. C’è un altro aspetto che Greco ha sempre curato: ed è la funzione sociale del museo. Sin dall’inizio della sua direzione ha stupito per alcune proposte che sono state raccolte sotto il titolo de “Il Museo fuori dal Museo”. Si tratta di visite da parte dello staff (e a volte del direttore stesso) a coloro che non possono recarsi nelle sale museali perché ricoverato in ospedali o in Rsa, o perché rinchiuso in carcere.

Il museo è quindi per tutti. E quindi il museo deve allargarsi sempre a nuovi pubblici. Deve conservare il patrimonio, ma non può essere conservativo per quanto riguarda l’utenza. L’idea di attirare gli immigrati di lingua araba va in questa direzione, per mostrare loro il rispetto e la stima che l’Italia ha per la loro cultura e indurre un’uguale attenzione per la nostra di cultura.

Poi al direttore capita di incappare nell’ignoranza crassa di chi domani potrebbe essere al governo e che ha organizzato una manifestazione proprio davanti al Museo. Greco ha affrontato a viso aperto Giorgia Meloni che aveva avuto la bella pensata. Dire che la Meloni ci abbia fatto una pessima figura e dire un eufemismo. Probabilmente nella sua testa cultura egiziana e cultura islamica sono un tutt’uno. Certamente non sapeva che il patrimoni custodito al Museo Egizio parte della storia anche da una grossa minoranza cristiana che vive nel Paese del Nilo e che è presente anche tra gli immigrati in Italia. C’è ad esempio una chiesa copta a Torino, quella di Santa Maria Vergine; anzi Torino è stata una delle prime città in Italia in cui fu inviato un sacerdote copto ortodosso. La chiesa si trova in centro, è stata donata, dalla Chiesa cattolica, in usufrutto illimitato, insieme a un appartamento per l’alloggio del sacerdote (dal luglio 2012 il parroco è padre Samaan Karam) e di alcune stanze in cui svolgere il catechismo.

Il museo sfrutta tutte le occasioni per aprire le porte ad un pubblico che ne è sempre rimasto fuori. Ad esempio per San Valentino ha lanciato l’appuntamento "Il mio cuore segue il tuo amore": una visita guidata alla scoperta della parte più intima ed emozionale della civiltà egizia. Prendendo spunto da un verso contenuto in un’antica lirica d’amore, composta in Egitto 3.000 anni fa, il visitatore viene accompagnato in un viaggio che racconta la vita di coppia all’epoca degli antichi egizi.

Un’altra cosa che Giorgia Meloni non sa ma che le converrebbe tener presente se tiene al consenso, è che il Museo Egizio è nettamente il museo più apprezzato dagli italiani, secondo la classifica di Tripadvisor. Assai più amato persino degli Uffizi, ed è l’unico museo a entrare nella top ten europea per gradimento. E non solo gli immigrati a dirlo, evidentemente…

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