Sostenibilità

Dal Guaranà la speranza degli indios

L'associazione Se fossi indio aiuta l'Amazzonia con il commercio equo e solidale e con il sostegno all'agricoltura locale

di Paolo Manzo

Associazione Se fossi indio Indirizzo: via Credee, 1/a 23900 Lecco Tel. 0341.496116 Fax 0341.495425 Email: sefossiindio@hotmail.com Presidente: Mario Conti Anno di nascita: 1996 Scopo: ampliare il commercio dei prodotti agricoli e di artigianato locale dell?Amazzonia e rafforzare il legame tra le diverse popolazioni locali Attività: promozione di mostre e del commercio equo e solidale Il progetto è affascinante. E non solo per chi da bambino si tuffava con la fantasia nel cuore dell?Amazzonia, a bordo del Piper di Mr No. L?associazione Se fossi indio con il progetto ?Oltre il Guaraná? ha, infatti, un obiettivo molto amazzonico: aiutare gli abitanti dell?area di Urucará, 40mila chilometri quadrati in pieno bacino del Rio delle Amazzoni. In quello sperduto fazzoletto di terra dell?immenso Brasile, vivono i Caboclos, popolazione meticcia minacciata dal declino delle attività tradizionali e dalla crisi della monocoltura della iuta. Il presidente dell?associazione, Mario Conti, spiega com?è nata l?idea: «Chi ha aperto la strada è stato padre Augusto Gianola, un missionario del Pime che, negli anni 70, iniziò a lavorare per i Caboclos». Grazie alla sua opera fu fondato un Centro di formazione rurale, il Cetru, e una scuola agricola e i Caboclos ottennero, per la prima volta nella storia dell?Amazzonia, la proprietà delle terre da loro coltivate. «Nel ?90 padre Gianola morì e ci fu un declino di tutte le attività. Si rischiava di perdere un lavoro di vent?anni e, proprio evitarlo, è nata la nostra associazione», continua Conti. Il progetto si concretizzò nel 1996 quando, con Samuele Gianola, nipote di padre Augusto, Conti viaggiò in Amazzonia rimanendo colpito dal differente stile di vita, più lento, ma anche dal grandissimo entusiasmo della gente nel fare le cose: «I progressi là si vedono subito e sono concreti». L?obiettivo del progetto è assicurare la sopravvivenza agli oltre 7mila abitanti delle comunità agricole che vivono nell?area rurale di Urucará e non è facile, soprattutto per le condizioni ambientali. «Persino organizzare un incontro tra i vari capi dei villaggi non è impresa da poco: da Urucará alla comunità più isolata, l?unica possibilità di collegamento sono 20 ore di viaggio in canoa sul Rio delle Amazzoni?», racconta ancora Conti. La scuola agricola è l?asse portante del progetto in quanto fornisce ai giovani una formazione di base sulle tecniche di coltura e di allevamento, per consentire una maggiore resa produttiva dei terreni. È basata sul modello scuola-famiglia e per tutto l?anno scolastico ospita con vitto e alloggio gli alunni che tornano periodicamente nelle comunità d?origine. «Ciò permette la frequenza alla scuola dei ragazzi delle comunità, altrimenti costretti a trasferirsi in città con le famiglie per continuare a studiare», precisa Conti. Altra struttura creata da padre Gianola nel ?72, e che ora rappresenta l?organismo locale di riferimento per l?associazione Se fossi indio, è il Cetru, il centro dei produttori dell?area che promuove le comunità rurali. Alla base della produzione agricola, il guaraná, il seme di una pianta amazzonica leggendaria, noto come il ?frutto della gioventù?: un energetico naturale che l?associazione Se fossi indio ha contribuito in modo decisivo a esportare in Occidente con il mercato equo e solidale. La vendita dei prodotti è incentivata con la partecipazione a fiere, esposizioni e incontri. «Questa attività ha permesso l?entrata di notevoli somme di denaro nei villaggi e chi sta partecipando alla vendita guadagna bene, oltre ad avere ottime prospettive per il futuro. Ci sono infatti mercati, come quello giapponese», conclude Conti «che esigono annualmente quantità enormi di prodotto».


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