Non profit
Dal fundraising al people raising
Non ci sono solo le donazioni. Ciò che serve a un'organizzazione non profit spesso non è il vile denaro. Ma persone motivate e generose che sostengano le attività istituzionali.
di Redazione
Di cosa necessitano, in modo particolare, le organizzazioni non profit? Di persone che collaborino al perseguimento dell?obiettivo che ciascuna si è scelto, al raggiungimento di ciò che ne costituisce la ragione d?essere.
Ovvio, al limite del banale. Ovvio, perché le organizzazioni non profit nascono proprio da alcune persone che hanno a cuore una ?causa? e ad essa si dedicano. Banale, perché un?idea, un sogno nascono dalla testa e nel cuore di qualcuno, ma poi non possono che usare gambe e braccia (di quel qualcuno e di quanti altri da quel qualcuno sono stati convinti) per entrare nel tessuto sociale e con questo interagire, perseguire il proprio intento, che è comunque di benefico effetto su tutta la società. Quindi, le risorse umane sembrerebbero non essere un problema: sono indispensabili, ma la strutturale bontà dello scopo porta con sé una spontanea adesione. Peraltro, i pochi dati di cui si dispone (tra ricerche Istat, indagini parlamentari e ricerche mirate) parrebbero confermare una naturale predisposizione nelle persone (negli italiani, in genere) a donare del proprio tempo a supporto di una ?buona causa?: il che porterebbe a sostenere la tesi di uno sviluppo spontaneo dell?associazionismo, ma non solo di questo, perché tante sono le vesti giuridiche che può indossare un?organizzazione senza scopo di lucro. Apporti lavorativi non ricompensati monetariamente (perché è questo che caratterizza il lavoro volontario: l?assenza di retribuzione) compaiono, sia pur con intensità diversa, anche nelle cooperative sociali, nei comitati, nelle fondazioni. I problemi sono altri, sono i soldi, sono gli spazi, sono i rapporti con l?ente pubblico e così via.
Le risorse indispensabili
Ma è proprio così? Quante organizzazioni non profit hanno sperimentato nella loro quotidiana e faticosa attività che, al contrario, le persone sono le risorse più importanti? Lo sono perché sono indispensabili, perché nessuna delle altre imprescindibili attività può efficacemente essere condotta a termine senza che ci siano le risorse umane adeguate, il che significa in numero e con le caratteristiche che occorrono. La parola chiave è proprio quell? ?adeguate?. Come dire che la vocazione ad aderire non basta a sostenere la vita delle organizzazioni, occorre qualcosa d?altro.
Il lavoro volontario contiene un intrinseco paradosso: è lavoro, perché richiede lo svolgimento di compiti finalizzati a fornire un servizio nell?ambito di una struttura che ha comunque un livello minimo di formalizzazione (se non altro per il fatto di essere un?organizzazione), ma è anche impiego di tempo libero, qualcosa che si decide di fare se e quando ve ne sia la possibilità. Come può quindi, un?organizzazione – impegnata a fornire risposte e servizi – garantire la continuità, la serietà e la professionalità (perché questa è la sfida del mondo del non profit, la qualità, sempre meno autoreferenziale e sempre più esito di un percorso in cui la bravura sia riconosciuta) che tali servizi devono caratterizzare? Insomma, come conciliare le molte e differenziate esigenze dei soggetti e delle organizzazioni?
O, per dirla in altri termini, come fare a gestire i volontari (tanti e diversi), i retribuiti (dipendenti o collaboratori che siano), gli obiettori di coscienza (sino a quando ci saranno) costruendo valore (e non consumandolo) e con l?idea di durare nel tempo (almeno sino a quando la causa sussisterà)?
Imparare a fissare regole
La prima cosa di cui occorre assumere consapevolezza è che la gestione è necessaria (non distoglie dalla mission) e non può essere affidata all?improvvisazione (anche piena di buona volontà) di qualcuno. Molti operatori hanno imparato che il non profit necessita di management (e di management delle risorse umane) in misura più rilevante del business; hanno cioè imparato che per fare meglio il mestiere che l?organizzazione non profit si è scelta è necessario fare bene anche un altro mestiere, quello di colui che utilizza e combina le risorse. Non solo: le risorse vanno anche cercate: molti, probabilmente, desiderano donare il proprio tempo e quindi ricercano occasioni per fare volontariato, ma molti rispondono a sollecitazioni, colgono occasioni, si avvicinano alle realtà non profit perché le incontrano sul cammino. Poi, le proprie risorse vanno conosciute e motivate, sostenute nelle difficoltà perché non decidano di abbandonare l?organizzazione costringendola a ricominciare con nuovi adepti: non a caso, la concorrenza all?interno degli spazi di volontariato è maggiore (posso scegliere tra tante organizzazioni, che operano in settori diversi, ma anche all?interno dello stesso con connotazioni culturali ed operative diverse) e le alternative per sentirsi utili ci sono.
Che fare? Imparare a conoscere la propria organizzazione e a saperla presentare, imparare a organizzare le attività e a descriverne le esigenze strutturali (quali caratteristiche professionali – anche il volontario ha una sua professionalità, che deve essere coerente con la cultura dell?organizzazione – quali fabbisogni temporali), imparare a suddividere i compiti, a fissare delle regole che facilitino l?agire di ciascuno (ed a fare in modo che così siano percepite) perché ciascuno possa contribuire ad andare avanti. Imparare a curare ciascuno, perché curando ciascuno si fa crescere l?organizzazione e più ci si avvicina al proprio obiettivo.
Terry Torre, docente Fund Raising School
Direttore Cenpro ? Centro di ricerca
sulle organizzazioni senza scopo di lucro
Università degli studi di Genova
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