Politica

Dal fisco alle sanzioni come e cosa cambia

Un vocabolario per comprendere le novità del meccanismo

di Redazione

Lo Stato non ripianerà più a piè di lista le spese eccessive di sindaci e governatori. Che in cambio aumentano i loro poteri fiscali. E per garantire un equilibrio fra le Regioni saranno attivati tre fondi perequativi. Ma per chi sgarra è prevista anche l’ineleggibilitàCosti standard
Andranno individuati in sede di Conferenza unificata Stato Regioni attraverso un patto di convergenza. L’obiettivo è mettere a punto costi standardizzabili (e quindi comparabili fra le diverse realtà regionali) in relazione ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali. Addio ai trasferimenti statali che fino alla riforma hanno coperto a piè di lista le spese decise da sindaci e governatori. Sarà stabilito il costo “giusto” delle prestazioni essenziali – per esempio la sanità o la scuola – e in base a quel parametro sarà modulato l’intervento centrale. La definizione dei costi standard chiuderà la fase preparatoria aprendo quella sperimentale, in cui il federalismo fiscale sarà gradualmente messo alla prova. Il periodo transitorio sarà di cinque anni.

Fondi perequativi
Saranno tre. Uno statale e due locali. Il fondo perequativo statale è a favore delle Regioni con minore capacità fiscale (quelle che non ricaveranno dai propri tributi le risorse sufficienti a finanziare i servizi di base) e serve a ridurre le differenze tra i territori con differenti capacità fiscali. Il fondo, alimentato dal gettito prodotto nelle singole regioni e dalla compartecipazione all’Iva, dovrà garantire la copertura delle spese corrispondenti al fabbisogno standard per i livelli essenziali delle prestazioni. Entrerà in funzione dal 2014, ma per il primo anno le risorse saranno ancora assegnate a copertura dei costi storici (nei successivi quattro anni si avvicineranno progressivamente ai costi standard). Dal 2019 la perequazione sarà operativa. Sono previsti poi due fondi perequativi locali: uno a favore dei Comuni, l’altro per le Province e le Città metropolitane (saranno inseriti nel bilancio regionale, ma finanziati dallo Stato). Serviranno al fabbisogno finanziario e alle infrastrutture locali.

Tributi regionali
Con il federalismo, più poteri fiscali ai governatori. Oltre alla possibilità di azzerare l’Irap, i presidenti di Regione potranno intervenire sull’addizionale Irpef con facoltà di «aumentare o diminuire l’aliquota» (il tetto massimo dovrebbe salire al 3%). Le Regioni dovrebbero avere a disposizione dal 2013 una più favorevole compartecipazione all’Iva. Sempre dal 2013 saranno soppressi tutti i trasferimenti generali e permanenti da parte statale. Nel contempo si dovrà assicurare un gettito equivalente all’ammontare dei trasferimenti regionali ai Comuni (più o meno sei miliardi di euro, stando alla relazione depositata in parlamento il 30 giugno scorso da Giulio Tremonti).

Finanza provinciale
Le Province potranno contare su tributi relativi alla mobilità (in particolare la tassa di circolazione delle autovetture). Per compensare i circa 4 miliardi di trasferimenti provenienti dalle Regioni che dal 1° gennaio 2014 verranno cancellati, le amministrazioni provinciali potrebbero avere diritto a una compartecipazione del gettito regionale del bollo auto nel suo complesso. Dalla stessa data verrebbe cancellata la compartecipazione delle Province all’Irpef e passerebbero allo Stato gli introiti dell’addizionale sull’energia elettrica.

Finanze comunali
Grazie al federalismo demaniale alle amministrazioni locali sarà garantito, a costo zero, un patrimonio, commisurato alle dimensioni territoriali, capacità finanziarie e alle singole competenze svolte. I beni immobili saranno assegnati secondo il criterio della territorialità. I Comuni saranno i primi a vedere gli effetti del federalismo fiscale: dal gennaio 2011 potranno contare sulla cedolare secca sugli affitti e su un fondo sperimentale di riequilibrio alimentato con tributi vari (in vigore fino all’entrata in vigore del fondo perequativo locale). Inoltre dal 2013 scatterà l’Imp (Imposta municipale propria, sugli immobili: i Comuni potranno modificarne l’aliquota dal 2015). Infine potranno introdurre una (o più) tasse di scopo per finanziare opere pubbliche e investimenti pluriennali nei servizi sociali nella mobilità urbana.

Premi e sanzioni
Sarà introdotto un sistema premiante nei confronti degli enti che assicurano elevata qualità dei servizi e livello della pressione fiscale inferiore alla media (a parità di servizi offerti). Fra i criteri premiati, anche l’assunzione di oneri e impegni nell’interesse della collettività nazionale (compresi quelli ambientali e gli incentivi all’occupazione e all’imprenditorialità femminile). Nei confronti degli enti meno virtuosi rispetto agli obiettivi di finanza pubblica, funzionerà un sistema sanzionatorio che potrà portare in casi gravi alla ineleggibilità degli amministratori e all’esercizio di poteri sostitutivi da parte del governo centrale (potrà essere dichiarato lo stato di dissesto finanziario).


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