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Dal “fare per” al “fare con”: così cambia l’impegno civile degli italiani

In arrivo in libreria "La prospettiva civica", un'indagine accurata e sorprendente sull'attivismo e il volontariato. Un progetto di ricerca firmato Iref/Acli. Oggi a Milano la prima presentazione pubblica

di Cristiano Caltabiano, Paolo Petracca, Gianfranco Zucca e Tommaso Vitale

Il 19 novembre arriva in libreria “La prospettiva civica” (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli editore, 344 pagine), decima edizione del rapporto sull’associazionismo sociale, un programma di ricerca avviato dall’Iref-Acli negli anni Ottanta. Questo volume porta una ventata di novità rispetto alle edizioni precedenti: due anni di lavoro, 24 autori, statistiche inedite e una ricerca estesa sugli attivisti in quattro grandi città italiane, un grande sostegno da parte della Fondazione Cariplo, delle Acli, della Fondazione Feltrinelli e del Forum del Terzo Settore. Completano il progetto un sito internet con approfondimenti e podcast che sarà on line entro fine mese.

In questo libro non abbiamo voluto analizzare le funzioni dell’associazionismo, non ci siamo chiesti “a cosa serve? Non abbiamo voluto ragionare sulla sua capacità di fare bene alla democrazia, alla cultura, al welfare, alla creazione di lavoro e cooperative. Abbiamo semmai voluto capire come funziona, chi si impegna e perché, dove ci si impegna di più. Abbiamo preso sul serio l’associazionismo in quanto tale. Non lo abbiamo dato per scontato. Ci siamo lasciati sorprendere. Abbiamo evitato nostalgia e sguardo del passato, e abbiamo cercato diverse tecniche di ricerca sociale per adottare la prospettiva di chi veramente si mette insieme per cambiare il proprio quartiere la propria città, l’Italia e il mondo: uno sguardo dall’interno sulle motivazioni, tensioni e passioni di chi si impegna attivamente nel volontariato.

Crisi di partecipazione ma anche un forte fare comune. In Italia, la partecipazione associativa appare in diminuzione, e anche la partecipazione multi-associativa è ridotta. Tuttavia, il fenomeno non indica una crisi dell’impegno, ma una sua trasformazione. Molte associazioni si concentrano ora sulla coproduzione, rendendo i beneficiari protagonisti consapevoli e attivi. L’associazionismo è così una scuola di formazione civica, creando spazi di partecipazione anche per le classi popolari che trovano così modo di confrontarsi e impegnarsi per la cosa pubblica.

Gruppi più piccoli, più inclusivi, più attenti alle differenze e all’empowerment. L’impegno associativa risulta sempre più orientato verso il riconoscimento reciproco: gli attivisti, infatti, non cercano solo di incidere sulle politiche, ma considerano prioritario il giudizio e il feedback della comunità in cui operano. Empiricamente l’indagine conferma l’ipotesi che aveva fatto Filippo Barbera in Piazze Vuote di un a una “reciprocità dissonante”, in cui i volontari dedicano tempo e risorse per costruire un rapporto paritario con le persone che aggregano, valorizzandone il ruolo e incoraggiandone la partecipazione attiva. In questo modo, il volontariato non è un’azione a senso unico ma sempre più una collaborazione, nella direzione ancora timida nel rapporto precedente (Caltabiano C., Anticorpi della società civile) e un po’ più accentuata nello studio del volontariato informale (Caltabiano C., Altruisti senza divisa).

Reinventare il locale: nuove forme di solidarietà e comunanza. Un elemento centrale di questa prospettiva civica è l’idea di “reinvenzione del locale.” In tutta Italia, le associazioni tendono a radicarsi nei territori, dove affrontano problematiche specifiche, spesso ignorate dalle istituzioni. Questa forte attenzione al locale non è una chiusura, ma una risposta consapevole ai problemi reali della comunità. Nelle aree periferiche e nei contesti urbani, i volontari lavorano per rispondere alla crisi sociale, creando luoghi di comunanza e servizi di supporto a migranti, anziani, giovani e categorie marginali, ma anche alla natura, alla biodiversità, al patrimonio culturale, al suolo vivente.

Demercificazione e nuove forme di solidarietà associativa fra genitori, amici e parenti di persone in difficoltà, lavoratori precari e sfruttati. Nella scuola, nei centri di salute mentale, nelle reti di organizzazione dei lavoratori della cultura, vediamo importantissimi segnali di rinnovo e cambiamento. L’associazionismo in Italia rappresenta anche un contromovimento di “demercificazione.” Le associazioni, pur non rinunciando all’efficienza, evitano di cadere nelle logiche del mercato, mantenendo l’autonomia e l’impegno verso la comunità. Questa tensione verso la demercificazione si esprime in pratiche mutualistiche, collaborazioni tra pari e innovazioni sociali in risposta alle emergenze dei territori. Si creano così opportunità di comunanza, e riconoscimento, che non solo danno significato all’impegno dei volontari, ma valorizzano anche la socialità, la convivialità e la partecipazione politica.

Un’Italia in trasformazione, che contrasta l’isolamento. La prospettiva civica racconta un’Italia che affronta le sfide della partecipazione e del cambiamento sociale con risorse di socialità e solidarietà, e la prima non è secondaria alla seconda. L’associarsi non è solo per “fare fare fare”; è un fare e uno stare, gioia e impegno, critica e celebrazione. Non è solo strumentale, è anche espressivo, e segue diversi stili, come Sebastiano Citroni ha mostrato (L’associarsi quotidiano). La costruzione di nuove reti di riconoscimento e la valorizzazione della prossimità locale sono chiavi fondamentali per comprendere il futuro dell’associazionismo.

Foto di apertura: il Circolo Acli “Toniolo” di Pontegrande, nel comune di Calci, il più antico circolo della provincia di Pisa (pagina Fb).

Il rapporto “La prospettiva civica” sarà presentato oggi a Milano presso il circolo Acli Lambrate di via Conte Rosso 5, dalle ore 18. Per chi non potesse partecipare sarà possibile seguire l’incontro in diretta streaming sui canali social di VITA (YouTube e FaceBook) e Acli.

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