Cultura

Dal fare al conoscere, qui è una rivoluzione già in atto

di Redazione

Intervista a Alessandro Mele, presidente di Cometa Formazione. «Gli artigiani partecipano al progetto educativo. Così i ragazzi imparano la passione per il lavoro»La scuola Oliver Twist, a Como, è un modello che già incarna tutti i punti chiave del “nuovo paradigma culturale per la formazione” voluto dal ministro Maurizio Sacconi. Partita a settembre 2009, ma frutto della più lunga esperienza di Cometa Formazione, la scuola offre a 200 ragazzi formazione professionale nei settori storici del territorio comasco – turistico, tessile, mobiliero – con un metodo unico. Che è stato raccontato anche in un libro di immiente uscita per Guerini, Liceo del Lavoro: il caso Scuola Oliver Twist. Alessandro Mele, presidente di Cometa Formazione, ne spiega le peculiarità.
Vita: Cosa cambia per Cometa Formazione con la nuova cornice?
Alessandro Mele: Siamo molto soddisfatti di avervi ritrovato principi corrispondenti alla nostra filosofia e a quella che è già la nostra esperienza. Orientare i percorsi sulle esigenze effettive delle imprese, ma anche fortemente improntati sull’esperienza: noi lo facciamo già, di necessità, perché molti dei nostri ragazzi sono in dispersione scolastica, hanno rifiutato il tradizionale modello scolastico e di formazione professionale.
Vita: Quindi qual è la caratteristica essenziale del vostro metodo?
Mele: Partire dall’esperienza pratica, che poi diventa anche conoscenza. Dal fare che costruisce l’essere. Vale per i ragazzini ma anche per gli adulti, che sono il 10-20% di chi fruisce della nostra offerta formativa, e che chiaramente hanno un’esigenza di formazione ancora più specifica e mirata sul prodotto e sul servizio. Noi abbiamo scommesso sulla ricomposizione della frattura culturale che in Italia esiste tra il lavoro e la cultura, poiché abbiamo sperimentato che il lavoro costruisce l’uomo quanto, per dire, il latino. Per questo i nostri percorsi sperimentali per la prevenzione della dispersione scolastica si chiamano, provocatoriamente, Liceo del Lavoro.
Vita: Qual è l’efficacia del metodo che proponete?
Mele: Abbiamo un parametro molto forte, il fatto che ragazzi che hanno abbandonato la scuola tornano a studiare. Ma se vogliamo citare dei dati di inserimento lavorativo, diciamo che alla fine del Master alberghiero trovano lavoro 13 ragazzi su 15. Con il tessile, onestamente, quest’anno la crisi si è fatta sentire. Però abbiamo costruito ulteriori percorsi di specializzazione.
Vita: Uno dei cardini della nuova formazione è “l’impresa al posto dell’aula”. Qui come funziona?
Mele: In generale, da noi, l’apprendimento parte nell’impresa. Gli artigiani partecipano non solo alla definizione del percorso formativo, ma anche del percorso educativo del singolo ragazzo. Molte delle ore d’aula, poi, sono tenute da quegli stessi maestri che i ragazzi hanno conosciuto in azienda: quel che vogliamo costruire è anche la passione per il lavoro, che è ciò rispetto a cui le aziende sono più preoccupate. Proprio sulla spinta del nuovo accordo stiamo pensando a meccanismi di integrazione ancora più forti con le imprese, a partire dalla ridefinizione complessiva della nostra scuola su un metodo di apprendimento per competenze.
Vita: Che vuol dire?
Mele: Che tutta la Scuola Oliver Twist, quindi tutto il sistema formativo di Cometa, è in fase di ripensamento per costruire un contesto flessibile, che apra il passaggio tra i diversi canali e percorsi, che lavori sulla crescita delle persone. Stiamo creando anche un software per la gestione dei percorsi singoli secondo questa nuova prospettiva. Già oggi nei percorsi sperimentali per i ragazzi di 16-18 anni c’è la possibilità di un ingresso continuo, consentito proprio dalla strutturazione per competenze. Per i corsi triennali stiamo lavorando per smontare le discipline e riprogettare tutto l’iter di apprendimento a partire dal processo produttivo. L’obiettivo è partire in maniera sistematica su tutta la scuola già da settembre. Sara De Carli

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.