Welfare

Dal carcere alla società grazie al teatro

La storia di Ibrahima Kandji che è uscito dal carcere grazie al progetto teatrale “Per Aspera ad Astra”, sostenuto economicamente da 11 Fondazioni di origine bancaria

di Luca Cereda

«Parlavo pochissimo l’italiano, ma grazie all’esperienza teatrale in carcere ho iniziato a frequentare i corsi di italiano per poter capire cosa c’era scritto sul copione e comprendere quelle prime battute che all’inizio imparavo a memoria», racconta Ibrahima Kandji, originario del Senegal, che è stato per alcuni anni detenuto nel carcere di Volterra e dietro le sbarre ha scoperto il teatro.

L’incontra tra Ibrahima e la recitazione è stato possibile grazie al progetto “Per Aspera ad Astra. Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza” che dal 2018 in 14 carceri italiane realizza percorsi di formazione teatrale che coinvolgono 250 detenuti. Per Aspera è un progetto sostenuto economicamente da 11 Fondazioni di origine bancaria e ha “affondato le sue prime radici” in carcere proprio a Volterra con l’esperienza della Compagnia della Fortezza: «Guidato dal regista Armando Punzo mi sono avvicinato alla recitazione – testimonia Ibrahima Kandji -, ed è così che ho scoperto di sentirmi bene sul palco, libero, anche di esplorare nuove passioni: così imparato a scrivere e così che ho preso la maturità da geometra». Per Aspera ad Astra, ovvero dalle asperità alle stelle. È grazie al teatro che l’aria ‘ferma’ che aleggia spesso dietro le sbarre nelle carceri italiane prende vita sul palco con i detenuti che diventano attori.

Tra le innovazioni di questo progetto c’è l’idea che in carcere a fare il teatro non entrino solo attori e drammaturghi, ma anche scenografi, costumisti e addetti alle luci: Ibrahima è sempre in contatto con la compagnia della Fortezza e con i detenuti di Volterra e «quando posso recito con loro. Prima di questa esperienza, quando mi trovavo in altre carceri stavo sempre in cella, avevo provato a frequentare una scuola, avevo provato a seguire i corsi di italiano, ma non trovavo uno scopo per seguirli. Grazie quello che ho imparato con la recitazione, ho sviluppato alcuni interessi che prima non avevo: oltre allo studi ho iniziato ad andare nella palestra del carcere, e ho pure imparato a cucire grazie al corso di sartoria».

Tutto questo, nato degli stimoli del prefetto Per Aspera ad Astra, ha aiutato – in carcere – Ibrahima Kandji e molti altri detenuti ad uscire dall’istituto di pena. E a farlo come cittadini più consapevoli dei loro diritti e dei loro stessi doveri nei confronti della collettività. Questo percorso teatrale ha irrorato il cammino rieducativo della reclusione di Ibrahima Kandji che conclude: «Alla fine di uno spettacolo in cui recitavo anche in lingua inglese, oltre che in italiano, il proprietario di un ristorante di Volterra ha chiesto di me, perché sapevo parlare più lingue, che a parte il francese avevo studiato in carcere. Appena uscito per 5 anni ho lavorato come cameriere nel suo ristorante frequentato dai turisti».

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