Politica

Dal 5 per mille al lavoro sociale: incontro fra VITA e il Partito Democratico

Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria, con delega al Terzo settore e all’associazionismo, insieme ad altri esponenti del PD ha dialogato con la redazione e le organizzazioni del comitato editoriale di VITA. I temi più caldi: il fondo sulla povertà minorile; l’Iva al Terzo settore; il tetto al 5 x mille; il lavoro sociale, ormai lavoro povero; il fallimento dell’amministrazione condivisa. «La situazione difficile che si registra oggi non può essere attribuita ad un solo Governo», dice. «Ma quello attuale sta criminalizzando il welfare. Fondamentale rinnovare la collaborazione con le realtà del Terzo settore»

di Redazione

Venerdì 28 febbraio, nella sede di VITA in via Bovio a Milano, Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria del Partito democratico (foto in apertura), e responsabile associazionismo e Terzo settore, ha incontrato alcune realtà del comitato editoriale. L’iniziativa si colloca all’interno del “Viaggio del Pd nel Terzo settore”. Un’ora di dialogo aperto e confronto per portare all’attenzione dei decisori pubblici le istanze più urgenti, soprattutto in questa fase storica dove «il Terzo settore sta vivendo un momento di grande pressione e difficoltà», ha ricordato il direttore di VITA Stefano Arduini.

Non è un caso se nel numero di VITA di Marzo “Provate a fare senza” (disponibile dalla prossima settimana) abbiamo scelto di fare un viaggio distopico in un mondo dove il Terzo settore non esiste più per dare «al pubblico», spiega Arduini, «la percezione di quanto questo mondo entri nelle nostre vite, ma noi non non ce ne accorgiamo. Però un giornale ha il compito di raccontare, non quello di fare rappresentanza e a noi sembra che anche la voce del Partito Democratico sia molto flebile su questi temi. Si può fare di più».

Diverse le osservazioni arrivate dalle realtà del comitato e le difficoltà riscontrate, tra i temi che preoccupano di più: il fondo sulla povertà minorile, che rischiava di essere cancellato (continuerà il suo percorso fino al 2027, con un finanziamento di 3 milioni di euro per ciascun anno, nel primo triennio la copertura prevista era di 100 milioni l’anno e nel 2024 era stata di 25 milioni di euro ndr); l’Iva al Terzo settore, la questione è stata ancora una volta rinviata, manca una soluzione definitiva; il tetto al 5 x mille «una questione che grida vendetta», sottolinea Arduini, e che fa perdere alle associazioni 28 milioni di euro. «Non è solo una perdita per le associazioni», aggiunge, «ma anche una “fregatura” per noi contribuenti che crediamo di dare ad una realtà del Terzo settore e invece quei soldi vanno nelle casse statali». Un tema questo fondamentale per quelle realtà che «non hanno rapporti con la pubblica amministrazione e quindi lavorano solo attraverso le donazioni dei privati», ricorda Francesca Maggioni di Dynamo Camp, una fondazione che offre -gratuitamente – programmi di terapia ricreativa a minori affetti da patologie gravi o croniche, disturbi del neurosviluppo o condizioni di disabilità. Si è poi arrivati alla questione più calda degli ultimi giorni: il tema del lavoro sociale, le imprese sociali non reggono più. Il lavoro sociale è diventato a tutti gli effetti un lavoro povero e la diretta conseguenza di questa condizione è complessità a trovare personale.

«Siamo molto in difficoltà», ammette Marta Battioni di Legacoopsociali. «Mentre per i dipendenti pubblici sono state trovate le risorse per gli adeguamenti contrattuali, per i lavoratori del Terzo settore questo non è avvenuto. Ma dobbiamo capire che se si continua su questa strada non perdiamo solo risorse, ma anche la capacità di gestire quei servizi». E sull’aumento contrattuale, molte volte assorbito solo dalle cooperative, il presidente di Confcooperative Federsolidarietà Stefano Granata dice: «Ogni Regione si è mossa in modo diverso. Il tema dell’aumento non riguarda solo una rivendicazione del riconoscimento delle tariffe, ma pone sul tavolo una questione molto più larga: il riconoscimento vero del lavoro sociale. Che in Italia è uno dei lavori meno pagati. Come conseguenza nessuno si avvicina più a questo mestiere».

Marco Lucchini, direttore generale Fondazione Banco Alimentare, denuncia: «La politica se ne approfitta perché sa che – nonostante tutto – non smetteremo mai. Andiamo avanti e troviamo sempre un modo per rispondere ai bisogni». E poi ricorda uno strumento – che sarebbe potuto essere la chiave di volta, e che invece rimane ancora sulla carta, quello dell’amministrazione condivisa. All’incontro presenti anche il consigliere regionale Pierfrancesco Majorino e Lamberto Bertolé, assessore al Welfare e Salute del comune di Milano. «L’obiettivo di momenti come questo», sottolinea, «è quello di rafforzare l’alleanza tra il pubblico e il privato sociale». Majorino ammette che «il momento è difficile, ma l’impegno di tutti – politici e cooperatori sociali – deve essere quello di incontrarsi di più». Silvia Roggiani, deputata alla Camera, condivide i due prossimi passi del PD: «Abbiamo già scritto un question time per chiedere che sia riconosciuto un aumento contrattuale e stiamo creando un intergruppo parlmentare dell’ economia sociale». Azioni però che, ad oggi, rimangono deboli. Bonafoni ha passato gran parte del tempo dedicato all’incontro in ascolto. Ha preso appunti. Mancano ancora 18 tappe italiane e una all’estero, a Bruxelles, per chiudere il tour “Viaggio del Pd nel Terzo settore”. «Dobbiamo rinnovare la collaborazione tra noi. E sull’amministrazione condivisa è vero che le cose non sono andate come dovevano, che non hanno funzionato. Proprio per questo stiamo organizzando una formazione per amministratori, consiglieri, rappresentanti affinché questo strumento non resti solo su carta».

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