Non profit

Dal 5 allo 0 virgola per mille

Al via la discussione sulla legge che riduce a 100 milioni i fondi. Le reazioni politiche

di Maurizio Regosa

Legge di stabilità, atto primo. È iniziata alla Camera la discussione sulla ex finanziaria che comprende i tagli del 5 per mille, ridotto al lumicino di 100 milioni di finanziamento (di fatto non è più il 5 per mille, ma lo zero virgola…). Una sorta di commedia degli equivoci e degli impliciti.

Si recita a soggetto
Ad avviare il ruolo delle parti il relatore di maggioranza, Marco Milanese, secondo il quale «la Commissione ha individuato una serie di esigenze indifferibili e urgenti», cui destinare 800 milioni. «In particolare», ha proseguito, «si tratta del sostegno alle scuole non statali, della proroga del 5 per mille, del sostegno al settore editoriale, di un contributo a favore delle università statali non legalmente riconosciute, della partecipazione italiana a banche e fondi internazionali, di interventi per assicurare la gratuità dei libri di testo scolastici, della prosecuzione del rapporto di lavoro dei lavoratori impegnati in attività socialmente utili». Nessun riferimento da parte di Milanese ai tagli del 5 per mille, in pratica negati dal suo collega marco Marsilio: «sono state escluse dai tagli le risorse destinate al Fondo ordinario dell’università, all’informatica, alla ricerca, al 5 per mille».

Una ricostruzione che definire discutibile è poco, e che consente a Giuseppe Fallica (anch’egli Pdl) di parlare di «rifinanziamento» di questa misura e di molte altre. «Una riduzione del 75% non è un taglio?» si chiede giustamente Carlo Mazzini sul suo blog (www.quinonprofit.it).

Costruzioni e marchingegni?
Che la maggioranza tiri l’acqua al mulino del governo, non è però una novità. Stupisce invece la flebile risposta delle opposizioni. L’Udc per esempio. È vero che un suo esponente, Amedeo Ciccanti, parla di «imbroglio del 5 per mille». Ma pure è vero che un collega di Ciccanti, Mario Tassone (avvocato amministrativista), aggiunge parole che più oscure non si potrebbe: «quando si parla del 5 per mille, vi è una situazione confusa, ma, soprattutto, vi è un travaglio che non lascia tranquillo nessuno, perché vi sono “costruzioni” e “marchingegni”, anche normativi, che certamente non aiutano a capire, né a individuare quali possano essere gli obiettivi e gli approdi».

I numeri sono numeri
La denuncia, alla fine, arriva. Da Livia Turco del Pd: «Signor Presidente, con molta amarezza denunciamo con tutto il vigore possibile il vero e proprio massacro delle politiche sociali che è contenuto in questa legge di stabilità… Il Fondo nazionale per le politiche giovanili passa da 139 milioni a 15 milioni di euro; il finanziamento per le pari opportunità da 45 milioni a 18 milioni di euro; il sostegno per la famiglia, tanto esaltata, da 280 milioni a 52 milioni di euro; il finanziamento del servizio civile da 299 milioni a 112 milioni di euro; il 5 per mille, che era il fiore all’occhiello della vostra politica, viene decurtato pesantemente e ridotto a 100 milioni di euro». Insomma, conclude Maino Marchi (sempre Pd), questa «non è una manovra per lo sviluppo, ma una manovra tappabuchi con distorsioni – come il minor finanziamento per il 5 per mille ed i maggiori finanziamenti per le scuole non statali – che non tappa neanche tutti i buchi».

Gli emendamenti
Nella giornata di ieri sono stati presentati alcuni emendamenti, tra cui quello di Galletti, Ciccanti e Occhiuto (che innalza a 500 milioni la copertura, aumentando la tassazione delle rendite finanziarie) e quello a firma Bobba, Miotto, Turco, Argentin, Coscioni e altri che sostituisce i 100 milioni con 400 recuperando risorse con il taglio dei fondi di altri ministeri (tolti quelli del Lavoro, della Salute e dell’Istruzione).


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