Non profit
+Dai,-Versi. “Non c’ero e se c’ero dormivo…”. Gli on. della “Bilancio”
A sentir le risposte, viene un (sano) rigurgito di antiparlamentarismo. Ecco i deputati della Bilancio alle prese con quel rompic. del cronista di Vita che chiede loro dov'erano il 16 settembre
Roma, Camera dei Deputati, nostro servizio.
“Non c’ero e, se c’ero dormivo” è un antico detto popolare, molto in voga nelle zone del Mezzogiorno d’Italia di influenza, diciamo così (giusto perché non vogliamo offendere nessuno) “borbonica”. Non troviamo frase migliore (ne avremmo un paio in latinorum, ma già abbiamo “cannato” quella sullo stesso argomento presente in home page, dunque ci asteniamo…) per descrivere le “reazioni” telefoniche o a voce, di fronte al cronista di Vita, dei deputati presenti/assenti alla fatidica seduta della commissione Bilancio che ha bocciato la legge sulla deducibilità fiscale delle donazioni, il progetto di legge n. 3459, meglio noto al mondo del non profit come “Più dai, meno Versi”. Nel prossimo numero in edicola di Vita magazine (in edicola da venerdì prossimo) troverete un ampio e dettagliato dossier sull’argomento e sullo “scandalo” di una buona legge bocciata in silenzio e alla chetichella che si è consumato in Parlamento, ma dato che avevamo promesso ai nostri 25 lettori di darne conto anche qui, eccovi una piccola, piacevole (a seconda dei punti di vista, s’intende), anticipazione.
Post scriptum. I deputati NON sono tenuti alla presenza in commissione, ma – per regolamento interno alle Camere – ove manchi la metà più uno dei membri, la seduta non è valida (in aula, invece, non vale lo stesso principio, tranne che in alcuni casi, come la fiducia al governo). Però, ecco, considerando che le vacanze, per tutti gli italiani, sono finite da un pezzo, sarebbe stato carino se qualcuno – mica tutti, solo qualcuno – ci fosse stato.
Primo, parziale, elenco dei presenti/assenti alla seduta del 16 settembre e le loro risposte. Per la serie: excutatio non petita, accusatio manifesta.
Onorevole Laura Pennacchi, Ds (area “Correntone”). “L’onorevole non c’è, è a Oxford” (risponde la sua segretaria). “Caspita. E mi può dire quando è partita?”. “Ieri”. “Ah, ecco. Quindi giovedì scorso c’era, in commissione?”. “No, è passata qui solo un momento, per salutare…”. “Prima di partire per Oxford?…”. “Guardi che sta facendo ricerche importantissime”. “Non ne dubitiamo, grazie”.
Onorevole Giovanni Russo Spena (Prc). “No, non c’ero. E non ne conosco i termini, del provvedimento, ma potrei informarmi…”. “No, grazie, onorevole, non si preoccupi. Ci si vede alla festa di Liberazione, come le altre sere, ok?”
…
Onorevole Lino Duilio, Margherita-Dl. “No, non c’ero. E non l’ho approfondita. Sa, con tutto quello che c’è da seguire… Però sono a favore del provvedimento ci mancherebbe”. Per carità, onorevole, ci mancherebbe.
Onorevole Carla Rocchi, Margherita-Dl. “No, mi spiace, non c’ero. Avevo da fare. Però può chiedere al nostro capogruppo, Morgando”. “Grazie, onorevole, gentilissima”.
Capigruppo Morgando (Dl-Margherita) e Ventura (Ds). Li troverete sul magazine (ricostruzioni interessanti e importanti per il futuro della legge).
Capogruppo Alberto Giorgetti (An). Idem come sopra.
Onorevole Luigi Casero (capogruppo Forza Italia). Il cellulare squilla a vuoto. Dovrebbe essere in Terra Santa, in viaggio con i “deputati pellegrini”…
Onorevole Ettore Peretti (capogruppo Udc). Il cellulare è spento.
Onorevole Alessandro De Franciscis, gruppo Misto (Udeur) . “Sono a un convegno. Mi richiama domani?”. “Certo, onorevole, grazie. Scusi il disturbo”.
Onorevole Daniela Santanché (An). Il suo numero dovremmo chiederlo a qualche collega di Vanity Fair o di Di Più ma evitiamo la fatica e l’unica vera domanda che ci facciamo è: cosa ci fa, l’onorevole lampadata-gheopardata-tacchettata più presenzialista del Parlamento (oltre che ospite fissa alle feste mondane dell’amico Briatore in costa Smeralda e dintorni) all’interno della supertecnica commissione Bilancio?!
Onorevole V. E. (che sta per Vittorio Emanuele…) Falsitta (Fi). “Non c’ero, ma sono il primo firmatario di un ordine del giorno, presentato il primo giorno della legislatura, sullo stesso tema”. “E perché non c’era?”. “Gliene posso parlare domani, il tema è ampio”. “Eh, come no, onorevole, s’immagini…”.
Onorevole Roberto Villetti, gruppo Misto (Sdi) e vicepresidente della della Commissione. “L’onorevole è impegnato in una riunione”. “Ci può richiamare?”. “Forse, non sappiamo”. “Ah, capisco. Beh, grazie lo stesso”.
Presidente Giancarlo Giorgetti, Lega Nord: “Mi chiami domani mattina, che mi documento…”. “Scusi, presidente, ma lei c’era, il parere negativo l’ha dato lei!”. “Mi chiami domani che mi studio le carte”. “Cioè, lei mi sta dicendo che ha bocciato un provvedimento legislativo senza averlo studiato prima?!”. “Mi chiami domani mattina”. “Grazie, presidente. A domani, allora”.
Dobbiamo andare avanti?
No, non dobbiamo. Del resto, bisogna capirli. E’ lunedì. I deputati, alla Camera, ci vanno dal martedì al venerdì (mattina). Poi hanno da fare. Anche durante, a volte. Durante le sedute, intendiamo. Qua finisce che, a forza di sentirli tutti, scopriamo che mancava i lnumero legale, giovedì scorso. E che la seduta, dunque, non è valida… (scherziamo, s’intende, senza nessuna voglia di essere accusati di villipendio delle Istituzioni, per carità…).
A domani.
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