Non profit

+ Dai – Versi: l’Udc la rilancia

Ecco la nota che compare sul sito di Formiche la rivista dell'Udc

di Redazione

Più dai, meno versi = maggiore competitività del Paese! Solidarietà, volontariato, no-profit, sono elementi che costituiscono l’ossatura della nostra società. Rappresentano valori che, insieme a quelli del mercato e della concorrenza, sono a fondamento della parte migliore della nostra cultura occidentale. Anche nel nostro Paese questo settore, il cosiddetto ‘Terzo settore’, è in crescita e risponde ad una domanda – in continua crescita – di privato sociale. Accade cioè che i servizi di assistenza alle fasce deboli (anziani, minori, immigrati,?) vengono sempre più erogati da associazioni e Onlus a fronte di un minore impegno dello Stato. Immaginare oggi un modello di welfare society senza prevedere un ruolo centrale del Terzo settore sarebbe semplicemente velleitario. Fra lo Stato ed il mercato esiste un mondo che quotidianamente è impegnato a supplire le deficienze di un sistema economico e sociale che, pur essendo fra i migliori mai sperimentati nella storia dell’uomo, non è perfetto. In Italia questa realtà è divenuta particolarmente consistente: sono state censite oltre 20 mila Onlus ed oltre tremila fondazioni e calcolati in circa tre milioni il numero delle persone che lavorano nel volontariato. Considerando che negli Stati Uniti la percentuale di occupati nel Terzo settore è pari all’8% e nell’Unione europea è pari ‘solo’ al 2.8% (dato medio comunque superiore al valore percentuale italiano), è facile scommettere che nel nostro Paese sempre più giovani troveranno (utile) occupazione proprio in questo genere di attività. Per questo, è utile sostenere questa naturale crescita. Abbandonare il Terzo settore a se stesso o riempirlo di attenzioni assistenzialistiche sarebbe un errore letale. Rendere vantaggiosi gli investimenti privati a favore di onlus e fondazioni sarebbe per lo Stato un investimento serio per il futuro del Paese. Per i giovani di oggi e per quelli di domani e dopo. Il provvedimento ‘più dai e meno versi’ va esattamente in questa direzione. Ci va spinto da una convinzione giustamente bipartisan. Nell’ultima finanziaria si era quasi riuscito ad inserirlo. Non se ne è fatto nulla. Il vice presidente del Consiglio, Marco Follini, ha riproposto con forza sulle colonne de ‘Il Sole 24 Ore’ (prima in sede politica e, prima ancora, sulle colonne di ‘Vita’) la necessità di dare attuazione a questo progetto nel provvedimento della competitività. Per i motivi che abbiamo sinteticamente spiegato nelle righe precedenti, riteniamo che abbia ragione: un rafforzamento del Terzo settore rende più competitivo il Paese tutto intero, imprese comprese. Anzi, le misure proposte in Parlamento da Benvenuto e Iannone, se recepito, riuscirebbero a liberare risorse finanziarie che spesso le aziende tengono soffocate per via della mancanza di un vantaggio fiscale. A Follini va, ovviamente, il nostro ringraziamento e con esso lo sprone a proseguire in questa battaglia. Alle forze politiche e, soprattutto, alle forze sociali ci permettiamo di chiedere di aderire a questa iniziativa. Perché, lo ripetiamo ancora, il ‘più dai meno versi’ riguarda lo sviluppo di tutti. Si tratta di dare una valenza civile e sociale ancora più marcata alla politica economica del nostro Paese.

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