Mondo

Dai Caraibi, un’epopea della paternit

Jamaica Kincaid, rivelazione con "Mr Potter"

di Andrea Leone

La letteratura di lingua inglese degli ultimi decenni si è arricchita di voci provenienti dal Sud del mondo: pensiamo a Naipaul e Derek Walcott, recenti premi Nobel e voci di indiscusso rilievo. Ogni tanto si registrano notevoli sorprese: è il caso di Jamaica Kincaid, scrittrice nata nei Caraibi, che in questi anni la Adelphi sta facendo conoscere al pubblico italiano. Il suo recente Mr. Potter è un romanzo epico e ironico.
La narratrice ricostruisce la vita del padre, un autista analfabeta la cui esistenza incosciente si svolge nel regno animale più che in quello umano, chiusa in un cerchio di insignificanti eventi quotidiani eppure misteriosamente vicina agli elementi primigeni del cosmo. Il padre l?ha abbandonata alla nascita: ci sarà un solo incontro tra l?uomo e la narratrice, ma lui la rifiuterà ancora. Egoista, insensibile, senza origine, senzanome e senza qualità, egli è pur sempre il padre. C?è questo dato biologico, necessario, che nel libro è un compito duro e terribile, come un enigma angosciante da risolvere a tutti i costi, pena la perdita di identità e quindi la perdita del tempo e della parola.
Il romanzo è dominato da un?affannosa ricerca di senso, un disperato tentativo di ricostruire la vita di un uomo privo di ogni connotato morale e di ogni senso della storia, e quindi dei requisiti fondamentali per essere chiamato padre (viene infatti chiamato molto più frequentemente «Mr. Potter»).
Una ricerca del genitore perduto e spiato da lontano, un viaggio a ritroso nella memoria, un ritratto di un anonimo. Al centro di Mr. Potter rimane uno stile fortemente personale, una scrittura lirica, cupa e dura, che procede con un ritmo fluviale e che talvolta, a dire il vero, corre il rischio di perdersi in un meccanismo manieristico di ripetizioni e rimandi.
«Chi parla non è morto», diceva Gottfried Benn. In questo libro un essere umano destinato all?oblio, un uomo che non avrebbe mai lasciato traccia di sé, rivive grazie alla cura implacabile e ossessiva della narratrice, il cui vorticoso esercizio delle parole non è che un?insopprimibile volontà di risalire alla propria origine. La scrittura come cura e riparazione di un orrore originale, dunque. La scrittura come testimonianza, salvezza dall?oblio e trasformazione in senso di ciò che non ha senso. Ma anche la scrittura come battesimo, nuova origine e conciliazione del dato naturale con la storia, del passato col presente, dell?ingiustizia con la giustizia.

MR. POTTER
di Jamaica Kincaid

Feltrinelli, pp. 152, euro 14

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