Politica

Dagli albi ai bonus-famiglie i mille rivoli del Fondo Bindi

Le Regioni in ordine sparso

di Redazione

Albi provinciali o sovracomunali, sistemi di valutazione e di certificazione delle competenze, percorsi formativi, contributi economici alle famiglie, attività di tutoraggio. Inizia a delinearsi, a quattro anni dalla previsione da parte del governo Prodi, un primo quadro delle misure finalizzate alla qualificazione delle assistenti familiari promosse dalle Regioni con le risorse del Fondo per le politiche della famiglia 2007 e 2008. Si deve infatti alla legge 296/2006, la Finanziaria per il 2007, la previsione di tre interventi in favore delle famiglie, e cioè: la sperimentazione di iniziative di abbattimento dei costi dei servizi per i nuclei con un numero di figli pari o superiori a quattro, la riorganizzazione dei consultori familiari e, appunto, la qualificazione del lavoro delle badanti. Interventi, quelli del cosiddetto Fondo Bindi, con una dote complessiva di 97 milioni per ognuna delle due annualità più le quote di cofinanziamento regionale (le Regioni hanno poi ripartito autonomamente le risorse fra le tre voci).
Sulla base dei dati del dipartimento della Famiglia della Presidenza del Consiglio aggiornati al 31 gennaio scorso, quasi tutte le Regioni hanno ricevuto i finanziamenti 2007 e 2008. Campania e Valle d’Aosta sono invece ancora in attesa della seconda annualità. L’Intesa della Conferenza Unificata del settembre 2007, a tal proposito, prevede che l’erogazione dei finanziamenti avvenga solo dopo la firma di accordi fra Dipartimento, Regioni e una rappresentanza dei Comuni e delle singole Anci regionali sulle iniziative che saranno poi concretamente realizzate localmente. La Campania ha siglato il protocollo il 1° febbraio scorso mentre è ancora in cantiere l’accordo con la Valle d’Aosta. I dati finanziari sulle somme complessive trasferite alle Regioni sono, al momento, l’unico elemento certo sui risultati conseguiti dal Fondo Famiglia. Il gruppo paritetico previsto dall’Intesa non ha ancora elaborato infatti il monitoraggio qualitativo.
Una prima sintesi delle misure approntate, presentata lo scorso novembre a Milano alla Conferenza nazionale della Famiglia, è stata predisposta invece dall’Osservatorio della Famiglia sulla base delle relazioni regionali comunicate al dipartimento della Famiglia. Gli interventi più comuni sono i percorsi di formazione e l’istituzione degli albi. Gli assessorati al Welfare hanno introdotto anche altre misure innovative. La Basilicata e la Toscana, ad esempio, i bonus alle famiglie per le ore di formazione a cui l’assistente familiare prende parte o per l’assenza temporanea; l’Emilia Romagna, l’attivazione di 68 punti di ascolto dedicati e attività di qualificazione attraverso il tutoring domiciliare; le Marche, la consulenza psicologica alle famiglie; la Puglia, un incentivo economico a copertura dei contributi previdenziali versati per il rapporto di lavoro; il Piemonte, la sostituzione delle badanti durante la partecipazione ai corsi; l’Umbria, l’accompagnamento all’inserimento delle assistenti con una figura dedicata. Le differenze si ampliano se si allarga lo sguardo all’elenco dei soggetti partner. Si va dai Comuni alle agenzie formative, dai centri per l’impiego ai consultori privati, dalle cooperative sociali alle associazioni di volontariato.


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