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Da Vienna una strategia in 50 punti contro le minacce nucleari

Adottata la Dichiarazione di Vienna: «Non ci fermeremo finché l'ultimo Stato non avrà aderito al Trattato, l'ultima testata non sarà stata smantellata e distrutta e le armi nucleari non saranno totalmente eliminate dalla Terra»

di Redazione

Una condanna inequivocabile di “qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze”, che risponde direttamente alle intimidazioni nucleari della Russia: dalla prima Conferenza degli Stati parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) arriva la più forte ed esplicita condanna multilaterale di sempre della minaccia di usare armi nucleari.

La “Dichiarazione di Vienna” è stata approvata per acclamazione e con pieno consenso e dimostra che esiste una nuova alleanza globale che utilizza il quadro di riferimento del Trattato TPNW per ridurre i rischi di guerra nucleare, definendo passi concreti e collettivi per porre fine all’era delle armi nucleari. Una nuova alleanza composta dai 65 gli Stati Parti del Trattato, gli altri Stati sostenitori, sopravvissuti alle detonazioni nucleari, le organizzazioni internazionali, parlamentari, istituzioni finanziarie, giovani e società civile.

La prima riunione degli appartenenti al TPNW dopo la sua entrata in vigore doveva affrontare i passaggi per rendere il Trattato realmente operativo. Ma il confronto tra gli 83 Stati presenti (una dozzina quindi gli Stati osservatori non Parti del Trattato, tra cui mancava però l’Italia) ha portato ad altri risultati tangibili. Gli Stati Parti hanno preso decisioni chiave sulla condanna delle recenti minacce nucleari, sull'avvio dei lavori per la creazione di un fondo fiduciario a sostegno delle persone danneggiate dall'impatto delle esplosioni nucleari, sull'istituzione di un comitato consultivo scientifico, sulla fissazione di una scadenza di 10 anni per la distruzione delle armi nucleari e sull'adesione di altri Paesi al TPNW al fine di fermare le minacce, la guerra e la corsa agli armamenti nucleari.

Queste decisioni si sono basate sulla testimonianza e sull'esperienza vissuta da coloro che conoscono in prima persona l'impatto delle armi nucleari e anche il Piano d'azione sottolinea l'importante principio del ‘nessuna decisione che ci riguardi, senza ascoltare le nostre voci’ e garantisce che le persone più colpite siano maggiormente coinvolte nei processi decisionali e di implementazione delle norme del Trattato. «Dal 2017 abbiamo una norma legale che proibisce le armi nucleari, grazie agli sforzi della società civile internazionale – sottolinea Francesco Vignarca, coordinatore campagne di Rete Pace Disarmo – e da oggi esiste anche la strategia che ci porterà a quel risultato. L'innovativo Piano d'azione di Vienna, sviluppato in 50 punti, delinea i passi concreti per impedire agli Stati dotati di armi nucleari di usarle e per progredire verso la loro eliminazione».

«Le armi nucleari devono essere eliminate prima possibile. La Conferenza di Vienna ha sottolineato ancora una volta quanto lavorare insieme società civile, associazioni, attivisti scienziati e governi porti a risultati concreti – evidenzia Daniele Santi presidente di Senzatomica – Continueremo a impegnarci dimostrando quanto sia efficace e potente questo partenariato pubblico-privato. Sono certo che anche in Italia insieme riusciremo a far diventare il disarmo nucleare un tema pubblico e che, come successo per la messa al bando delle mine anti persona e delle munizioni a grappolo, sarà determinante per la loro eliminazione totale».

«Non ci fermeremo finché l'ultimo Stato non avrà aderito al Trattato, l'ultima testata non sarà stata smantellata e distrutta e le armi nucleari non saranno state totalmente eliminate dalla Terra», dice la Dichiarazione di Vienna.

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