Salute

Da vent’anni sfido l’aids pensando in piccolo

Parla Gianfranco Morino, chirurgo italiano in Kenya. Vive a Nairobi con miglie e quattro figli. È lì dal 1986, e ha scelto di lavorare in un ospedale pubblico

di Emanuela Citterio

Gianfranco Morino è l?unico medico italiano a lavorare in un ospedale pubblico kenyano. Chirurgo 47enne, vive a Nairobi con la moglie Marcella e quattro figli, il primo di 13 anni, due gemelli di 10 e l?ultimo di otto mesi. Nel 2006 festeggia 20 anni d?Africa. Una carriera singolare la sua: iniziata in Kenya con il servizio civile, proseguita in aree rurali al confine con l?Etiopia e ora in due baraccopoli di Nairobi: Mathare e Korogocho.

Alle spalle, in Italia, un lavoro all?ospedale Maria Vittoria di Torino, che lo sostiene con una lunghissima aspettativa, e ininterrotti legami con la sua diocesi d?origine, Acqui Terme. Il suo programma di prevenzione dell?Aids nelle scuole delle aree povere di Nairobi, attivo dal 2000, è l?unico ufficialmente riconosciuto dal ministero dell?Educazione del Kenya. Nonostante ciò, non riceve un soldo dal Global fund, il fondo globale per la lotta all?Aids, la malaria e la tubercolosi rifinanziato lo scorso 9 settembre a Londra.

Il 50% non accede alle cure
«Si tratta di un approccio integrato alla lotta all?Aids», spiega il dottor Morino. «In vent?anni, ho visto fallire progetti enormi, sia della cooperazione internazionale che di missionari. In passato si trattava di grossi ospedali nati come cattedrali nel deserto, oggi di grandi progetti sanitari che alla resa dei conti si scontrano con una situazione sanitaria di precarietà permanente che li rende quasi inefficaci».

Indirizzare gli interventi solo alla lotta all?Aids, per Morino, rischia di rivelarsi ininfluente. «C?è chi, partendo da un presupposto ideologico, punta solo sulla prevenzione, ma così facendo non ci si rende credibili, perché le persone chiedono di essere curate. Nemmeno dare i farmaci antiretrovirali è sufficiente: gli ammalati di Aids spesso hanno problemi ginecologici o dermatologici, e sviluppano più facilmente tutta una serie di altre patologie, per esempio malattie della pelle e tumori ». Ma ortopedia e chirurgia sono off limits almeno per la metà della popolazione di Nairobi. Secondo un?inchiesta riportata dal quotidiano kenyano The Nation, il 50% della popolazione non accede nemmeno alle strutture sanitarie, sia private che pubbliche, per motivi economici. I programmi anti Aids possono anche fornire i farmaci, ma la maggior parte delle famiglie kenyane non può permettersi un intervento chirurgico o ortopedico, perché troppo cari.

«Nelle baraccopoli di Nairobi (300, secondo le stime dell?Onu, in cui vivono almeno 2 milioni di persone, ndr) non esiste nessun ospedale governativo. Anche se in alcuni di questi insediamenti informali una buona parte della popolazione lavora e potrebbe dare un contributo per i servizi sanitari».

Un approccio integrato
Sei anni fa Gianfranco Morino ha scelto la strada da battitore libero e formato un team di sei persone, senza un?organizzazione alle spalle. Nel 2000 è nata una onlus, World Friends, andata avanti con i contributi di privati, della diocesi di Acqui Terme, della Caritas antoniana di Padova e di recente con un contributo della Regione Piemonte. L?approccio integrato ha tre capisaldi: l?educazione nelle scuole, l?individuazione dei pazienti attraverso ambulatori gratuiti e la cura in un ospedale governativo, la formazione.

«Il team è impegnato tutti i giorni nelle scuole», spiega Morino. «Si fa educazione e prevenzione dell?Aids con il metodo della scuola popolare, dal teatro alla musica, alle testimonianze al disegno». Durante le vacanze scolastiche c?è la formazione degli insegnanti «per far sì che in futuro l?educazione sanitaria entri a far parte come normale materia nel curriculum di studi, gestita direttamente dalla scuola». Per curare gli ammalati di Aids, Morino si appoggia a un piccolo ospedale governativo, il Mbagadhi Hospital di Nairobi, in cui presta servizio come chirurgo. Nella baraccopoli di Mathare ha aperto piccoli ambulatori gratuiti, in collaborazione con parrocchie e dispensari. Gli ambulatori fanno da filtro e indirizzano all?ospedale chi ha bisogno di cure o di operazioni. All?interno dell?ospedale esiste un centro di Medici senza frontiere che mette a disposizione i farmaci generici anti Aids.

«Quelli di Msf ci forniscono i farmaci e mandano da me le persone che necessitano di un intervento chirurgico. Cerchiamo di lavorare in sinergia». World friends forma personale sanitario nelle baraccopoli e i cosiddetti ?mobilizzatori?, giovani che sensibilizzano gli altri sugli effetti delle droghe e sulla prevenzione dell?Aids. «Il sogno per chiudere il progetto integrato è di avere un nostro centro sanitario per formare gli educatori e prestare le prime cure alle persone che non riescono ad accedere agli ospedali». World Friends sta facendo i primi passi per essere riconosciuta come organizzazione non governativa. Sul Fondo globale per la lotta all?Aids, Morino è scettico: «Qui in Kenya ad avere accesso al Global fund sono solo le grandi organizzazioni, quelle che hanno supporti a livello politico».

Un’idea inglese
Obbligazioni per finanziare i vaccini

Il ministero dell?Economia e del Tesoro sta per lanciare l?Iff – International finance facility per l?acquisto di vaccini, un fondo per le più gravi malattie che colpiscono la popolazione nei Paesi poveri. Lo scorso 9 settembre l?Italia ha formalizzato l?adesione, insieme a Francia, Spagna e Svezia all?Iff proposto dal governo inglese: un meccanismo di rifinanziamento della cooperazione che si basa sull?emissione di obbligazioni.
La declinazione sui vaccini è il progetto pilota di cui si occuperà l?Italia. Per reperire i finanziamenti, che dovrebbero esssere indirizzati al Gavi – Global Alliance for Vaccines an Immunization, il ministero del Tesoro sarebbe pronto all?emissione di bond. Ma la proposta suscita perplessità: per alcune malattie, come l?Aids e la malaria, non ci sono ancora vaccini. Si potrebbe prefigurare uno strano scenario di acquisto di di vaccini ancora da scoprire, con un mercato virtuale dai contorni poco definiti. Ma c?è un altra incognita: il promotore del piano era Domenico Siniscalco. Cosa farà Giulio Tremonti?

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