Sostenibilità
Da startup a società benefit, il percorso di Apepak
Nata per realizzare un prodotto che preserva gli alimenti ed evita l’utilizzo della plastica ora ha tra i suoi soci la Cooperativa L’Incontro Industria 4.0 che confeziona i teli di stoffa incerati e che per questo lavoro impiega a una quarantina di persone con disabilità. Ora l’impresa punta a crescere mantenendo le caratteristiche di circolarità, prodotti biologici e lavoro etico
Dall’idea nata nella californiana Napa Valley alla sua realizzazione 100% Made in Italy nasceva cinque anni fa una startup che aveva un obiettivo: rendere ecologica la conservazione del cibo eliminando la pellicola in plastica sostituita da un telo incerato (ne avevamo parlato qui). Apepak ideata da Massimo Massarotto, veneto trapiantato negli States, e dalla moglie californiana Molly Knikerbocker è stato fin dall’inizio pensato come un progetto rivoluzionario che unisse il packaging alimentare, alla difesa della natura e all’etica, realizzando un prodotto italiano: dalle materie prime alla lavorazione e distribuzione. Una sostenibilità di tutta la filiera che si basa su un progetto di circular economy e su un approccio plastic free e zero waste.
In un quinquennio il modello Apepak che ha il suo quartier generale in provincia di Treviso è cresciuto ed è divenuto una società benefit: a giugno scorso ha cambiato l’asset societario con l’inserimento di quattro soci tra i quali la stessa cooperativa sociale L’Incontro Industria 4.0, che ha sede a Vedelago (Treviso), fino a quel momento un fornitore dell’azienda.
Produzione e confezionamento sono realizzati a mano dalla cooperativa sociale L'Incontro Industria 4.0
Tutti i prodotti sono realizzati a mano da 39 persone con disabilità e disagio psichico della Cooperativa L’Incontro 4.0 che ha tra i suoi obiettivi proprio l’inclusione lavorativa di soggetti svantaggiati secondo il progetto “Bee inclusive”.
I lavoratori della Cooperativa si occupano dell'intero processo di produzione: dall'inceratura dei teli, al processo di asciugatura fino al confezionamento nei pacchetti. Un lavoro artigianale realizzato da persone con disabilità o disagio psichico che rappresentano il 30% del personale dell'azienda.
Uno degli obiettivi di Massimo Massarotto (nell'immagine con la moglie Molly Knikerbocker) quando ideò Apepak era quello di realizzare un prodotto per il mercato italiano, non negli Usa dove vive, ma in Italia: «La riduzione del trasporto è fondamentale. I problemi dell’inquinamento sono davvero globali e per questo era necessario cercare e trovare le materie prime ma anche chi realizzasse fisicamente il prodotto in Italia. Perché Apepak è un progetto italiano, fatto da un italiano e prodotto in Italia» ci aveva confidato tre anni fa. Il give back di Apepak, dichiarano dall’azienda, è misurato «in ore di lavoro sociale, fiori piantati per le api e in plastica risparmiata nell’ambiente»
Inoltre, i fogli e le bag Apepak – multiuso e lavabili – sono realizzati in cotone biologico Gots (Global Organic Textile Standard), cera d’api proveniente dagli apicoltori Conapi Mielizia, olio di jojoba bio e resina di pino naturale. È stato calcolato che una famiglia che utilizza ogni giorno Apepak per confezionare il proprio cibo risparmia fino a 9 chilometri quadrati di cellophane o alluminio immessi nell’ambiente ogni anno. La sostenibilità ecologica è data anche dal fatto che tutte le materie prime utilizzate sono rinnovabili, riciclabili e biodegradabili.
Oggi l’azienda, apparsa sul mercato italiano soprattutto nel canale ecommerce, punta a sviluppare il canale della Gdo individuando partner che sposino la sua visione e mission. Il prossimo obiettivo di Apepak srl Società Benefit: arrivare a mezzo milione di euro annui come target da raggiungere nei prossimi due anni.
In apertura alcuni lavoratori di Apepak – tutte le immagini da Ufficio stampa
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