Sostenibilità
Da Robin Hood ad Ayers Rock parchi alla ribalta della storia
La tutela naturale ha un paio di secoli.Prima, la bellezza era patrimonio dei potenti. Oggi, il parco si riapre a pubblico ed economia (di Antonio Bossi*).
di Redazione
Fin dagli albori della civiltà l?uomo ha destinato spazi di territorio a fini particolari. A iniziare dai luoghi riservati al culto delle divinità, l?idea di ?parco? ha percorso i secoli, evolvendosi e sviluppandosi. Anche le civiltà formatesi alla caccia e alla raccolta ci hanno tramandato esempi di aree sacre e destinate a riti speciali, come le Black Hills dei Dakota, la riserva sacra di Icyia nel Rwanda o l?Ayers Rock australiana, oggi parco nazionale Uluru, amministrato dagli aborigeni.
Il parco medioevale era soprattutto la riserva di caccia. La pratica della caccia era arte nobile, effettuata anche allo scopo di procurarsi la carne, alimento riservato a chi combatteva, e per secoli furono create riserve destinate a uso esclusivo di nobili e notabili. Sono tali la foresta di Fontainebleau vicino a Parigi, la foresta di Sherwood vicino a Nottingham, il bosco della Fontana vicino a Mantova, il bosco di Carrega vicino a Parma, le riserve di caccia dei Savoia in diverse valli del Piemonte e della Valle d?Aosta, la foresta di Bielowiezka in Polonia.Tutte aree che, in tempi più recenti, mutate le condizioni storiche, economiche, sociali e culturali sono state in gran parte trasformate in parchi naturali.
Nel corso del diciannovesimo secolo nel Nord America si sviluppa un movimento di opinione che si pone come obiettivo di preservare una monumentalità naturale paragonabile a quella delle cattedrali europee. Prende forma il concetto di salvaguardia, con l?obiettivo della protezione e della conservazione delle emergenze di interesse paesaggistico, estetico, geologico, storico, archeologico e scientifico di un certo territorio. Nascono così i primi parchi nazionali: l?istituzione dello Yellowstone National Park, nel 1872, segna tradizionalmente la data di nascita del parco moderno. Prevenire una possibile trasformazione a uso agricolo e intensivo di territori di singolare bellezza, dare possibilità al pubblico di beneficiare di questa conservazione, sviluppare studi scientifici impossibili altrove furono le motivazioni che portarono alla creazione di parchi fino al primo ventennio del XX secolo.
Ma il concetto di parco, nato come area da conservare intatta in territori a scarsa densità di popolazione e prevalentemente su terreni demaniali, comincia a scontrarsi con la realtà di aree densamente popolate in cui le attività umane sono ampiamente diffuse su terreni privati, soprattutto in Europa. Si fa strada l?idea che le attività tradizionali possano essere compatibili con la protezione di territori con notevoli componenti naturalistiche. Dalla metà del ventesimo secolo al ?parco? inteso come difesa puramente naturalistica e paesaggistica, viene progressivamente sovrapponendosi il concetto in cui la difesa della natura diventa compatibile con un uso corretto del territorio. Esigenze di ordine tecnico ed economico si aggiungono, infatti, a quelle di ordine estetico, culturale, sociale o scientifico, facendo progredire la concezione della difesa differenziata delle aree protette, individuando le attività umane compatibili all?interno di aree definite. Inizia la fase di transizione verso l?uso multiplo del parco. Vere e proprie ?aule all?aperto?, oggi i parchi soddisfano l?esigenza di educare all?ambiente attraverso esperienze concrete e utili al raggiungimento di traguardi altrimenti impossibili con i metodi della lezione frontale o dei laboratori didattici tradizionali. Tra i molti elementi che caratterizzano l?educazione ambientale, uno dei più importanti è senza dubbio il legame costante con la concretezza. Ciò significa uscire dalla scuola, o da qualsiasi altro ambiente ?chiuso?, per porsi a diretto contatto con i fenomeni e con gli ambienti esterni, occuparsi di problemi reali e coinvolgenti, sviluppare azioni per trasformare il territorio.
*ufficio educazione
wwf italia
Nelle aule all?aperto
Parco nazionale, parco regionale, riserva naturale, e ancora, rifugio faunistico, oasi, zona di protezione. Le parole ?parco? e ?rifugio? sono spesso considerate sinonimi di luogo di conservazione e di esposizione di elementi naturali, e fanno subito pensare a un luogo dove è possibile ?entrare in contatto? con qualcosa che si trova soltanto lì e che, proprio perché esiste il parco, probabilmente fuori non si trova.
Il concetto di area naturale protetta è così legato molto spesso all?idea di un luogo dalla natura incontaminata, dove vivono piante e animali rari e dove esistono vincoli rigorosi a ogni intervento da parte dell?uomo. Chi visita un parco va quindi in cerca del soddisfacimento dei propri bisogni di natura e di verde, là dove sono state frenate le abitudini distruttrici del progresso. Chi vive nel parco è invece talvolta portato a considerare i vincoli come un freno allo sviluppo economico e sociale della regione.
Proprio intorno al binomio conservazione-sviluppo si sviluppano studi che, a partire da una corretta pianificazione degli interventi sul territorio, cercano soluzioni che bilancino la necessità di tutelare il patrimonio naturale con quella di garantire un adeguato sviluppo economico alle popolazioni residenti nei parchi. Le aree protette naturali comunque, indiscutibilmente, rappresentano una delle occasioni migliori e più ricche di spunti per accostarsi all?ambiente e alla natura, e costituiscono una risorsa educativa importante favorendo esperienze dirette. Nelle pagine che seguono l?Ufficio educazione del WWF vi suggerisce attività, spunti e consigli per affrontare i temi legati al parco in classe, con i ragazzi, e anche al di fuori, nelle ?aule all?aperto? costituite dai parchi stessi. Si tratta di un ?apprendere per esperienza? caratterizzato dal contatto diretto, corporeo, con la realtà.
Che fare
La palestra- parco
Il ventaglio delle opportunità educative offerte da un parco è vasto e può sinteticamente essere riassunto in tre punti:
a) permette la comprensione dei fenomeni naturali, dei cicli biologici e delle interazioni fra le risorse primarie (acqua, suolo, aria, ecc.) attraverso meccanismi di apprendimento rispettosi delle capacità individuali, della manualità, del lavoro di gruppo basati sull?osservazione dei fenomeni in modo diretto e sul campo;
b) facilita l?integrazione uomo-ambiente naturale e uomo-città, attraverso la scelta di intervenire con efficacia sui piccoli gesti quotidiani che, evidenziando le responsabilità di tutti alla gestione del bene comune, a partire dai più piccoli, fanno prendere coscienza dell?importanza della biodiversità come fattore di stabilità ecologica;
c) individua possibili azioni concrete per un?azione personale andando a ?scuola dalla natura? per poi sperimentare nel proprio quotidiano (a scuola, in casa e nel territorio) scelte ecocompatibili e rispettose degli equilibri ambientali.
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