Politica
Da rivedere i canoni degli immobili pubblici per il volontariato
Antonio Decaro (Anci) e Claudia Fiaschi (Forum del Terzo Settore) scrivono al ministro Bonisoli (Mibac): “Rivedere la norma che fissa solo criteri economici per determinare gli oneri concessori”. Anci e Forum hanno infatti sottoscritto un importante Protocollo d’Intesa che riguarda le politiche di promozione dei beni e delle attività culturali
di Redazione
«Se per determinare i canoni degli immobili pubblici si usano solo criteri economici si finirà per rendere impossibile la loro valorizzazione da parte del Terzo settore. Ministro, si faccia portatore di una proposta di modifica». È questa la richiesta avanzata con una lettera indirizzata al ministro per i Beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, dal presidente dell’Anci (Associazione dei Comuni italiani) Antonio Decaro e la portavoce nazionale del Forum del Terzo Settore Claudia Fiaschi. «È nostra profonda convinzione che sia possibile trovare strade nuove e originali per valorizzare il patrimonio culturale – materiale e immateriale – e ampliare la fruizione dei luoghi della cultura, anche attraverso una più stretta collaborazione fra i Comuni e i soggetti del Terzo settore», è scritto nella lettera nella quale viene chiesto un incontro al Mibac.
Anci e Forum hanno infatti sottoscritto un importante Protocollo d’Intesa che riguarda le politiche di promozione dei beni e delle attività culturali, in considerazione del valore sociale ed economico e del carattere identitario del patrimonio culturale. «Si intende – scrivono Decaro e Fiaschi – in primo luogo incentivare la collaborazione tra Comuni e soggetti del Terzo settore, applicando il principio della sussidiarietà per incoraggiare il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini nella promozione delle attività e nella gestione innovativa del patrimonio culturale». Il Codice del Terzo settore, prosegue la lettera, ha previsto forme di collaborazione, ma queste risultano insufficienti se manca per i Comuni la possibilità di fare ricorso alla concessione, al comodato d’uso gratuito e adoneri concessori molto contenuti per gli enti del Terzo settore.
«La norma, contenuta nel nuovo Codice del Terzo Settore – è la conclusione di Decaro e Fiaschi – non prende in considerazione, relativamente alla individuazione dell’onere concessorio, gli impatti che interventi di riuso e restituzione alla pubblica fruizione hanno sulle comunità dal punto di vista sociale, culturale ed occupazionale. Sembra far prevalere invece un approccio esclusivamente economicistico nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio culturale pubblico. Tale impostazione rischia di mettere anche in difficoltà alcune delle esperienze più avanzate già avviate in questo settore, come ad esempio il Bando ‘Cultura’ della Fondazione con il Sud che, per adeguarsi a tali prescrizioni, ha dovuto prevedere un canone concessorio indebolendo la portata degli interventi».
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