Formazione

Da oggi al lavoro la Convensione europea. parla Prodi

Avrà il compito di scrivere in un anno la Costituzione dell'Unione

di Paul Ricard

Romano Prodi non vuole abusare dell’aggettivo storico (”lo uso solo per euro e allargamento”) e neppure vuole scomodare paragoni con altri consessi analoghi, come la Convenzione di Filadelfia che sancì la nascita della Costituzione americana. Ma non ha alcuna esitazione a definire ”storica” la responsabilità della Convenzione europea per le riforme che oggi aprirà i suoi lavori a Bruxelles per adattare le istituzioni alla nuova Europa allargata. ”Dovrà decidere che cosa vogliamo fare insieme e in quale tipo di società vogliamo vivere nei prossimi anni”, sottolinea il presidente della Commissione Ue. ”E’ il progetto europeo di società che comanda la scelta dei mezzi e delle competenze di cui l’Unione europea deve disporre per realizzare i suoi obiettivi, non il contrario!”. Oggi, all’insediamento dei 105 membri della Convenzione (”di altissimo livello”), Prodi spiegherà perché il paragone con Filadelfia non regge: ”noi vogliamo creare un’Unione di popoli e di nazioni, dove le nazioni resteranno tali”. ”L’Europa – dirà – non è un’alleanza dove i più grandi, i più forti e più vecchi membri del Club giocano il ruolo più importante. Ma è un’Unione di minoranze dove nessun Stato specifico può imporre il suo punto di vista ad un altro”. Per Prodi, l’Europa (”l’unico evento nuovo, l’unico cambiamento serio, l’unico tentativo di globalizzazione democratica”) ha bisogno di istituzioni solide, basate su procedure sovranazionali. ”L’Unione e’ un modello armonioso di democrazia sovranazionale, un tentativo concreto di costruire una democrazia globale”, affermerà con convinzione. La Convenzione dovrà quindi fare prima chiarezza sul progetto di società europea, e poi adottare la nuova architettura istituzionale, per la quale Prodi indicherà quattro priorita’: – Una Costituzione che marchi la nascita dell’Europa politica. – L’adattamento dell’Europa ai principi delle democrazie nazionali (con la separazione dei poteri, il voto a maggioranza, la possibilità per il Parlamento di dire la sua su entrate e imposte). – La riforma di tutte le istituzioni (”la Commissione – ribadirà Prodi – e’ disponibile a cedere parte delle sue competenze”). – Il mantenimento del metodo comunitario (?è uno strumento ancora valido, anche se va adattato”). Parlando oggi davanti all’Europarlamento, Prodi si e’ detto convinto che ”la Convenzione farà un lavoro libero e straordinario: alla fine i governi non potranno ignorarne i risultati, quando si tratterà di approvare la riforma dei Trattati. Non si potrà affermare che il nuovo Trattato è frutto di un negoziato tra diplomatici e burocrati di Bruxelles di cui i cittadini sono all’oscuro”. Agli eurodeputati, Prodi ha riconosciuto determinazione e coraggio: ”La nascita della Convenzione si deve allo sforzo congiunto tra Commissione e Europarlamento”. Ma ha anche ricordato i momenti di solitudine vissuti al vertice di Nizza, quando propose la nascita di questa assemblea costituente: ”Tutti risero alla mia proposta”, ha ricordato. ”Allora sembrava una cosa irrealistica. Solo gli avvenimenti negativi l’hanno resa possibile”. Prima ancora di cominciare i suoi lavori, per Prodi la Convenzione un risultato l’ha già ottenuto: ”E’ giunta al momento opportuno per evitare una crisi istituzionale dell’Europa. Non è nata per caso, ma per necessità”.


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